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Pmi: Ue, 2013 anno della svolta anche in Italia, ma restano difficoltà di accesso ai finanziamenti

Il 2013 può segnare un cambio di rotta per le Pmi, dettato dall’aumento dell’occupazione totale e del valore aggiunto. Lo mostra il rapporto annuale sulle performance delle piccole e medie imprese, pubblicato dalla Commissione europea. La tendenza positiva coinvolge anche l’Italia dove però restano le difficoltà di accesso ai finanziamenti per le Pmi

Pmi: Ue, 2013 anno della svolta anche in Italia, ma restano difficoltà di accesso ai finanziamenti

L’anno 2013 ha determinato una svolta per le piccole e medie imprese dell’Unione europea. Rispetto al 2012 si prevede un aumento dell’occupazione totale nelle Pmi dell’Ue pari allo 0,3%, mentre il valore aggiunto dovrebbe crescere dell’1%.

Dopo cinque anni dominati da incertezza e stagnazione, quando non recessione, nel 2013 si prevede, per la prima volta un aumento combinato dell’occupazione totale e del valore aggiunto da loro generato, non solo nell’Ue ma anche in Italia. Le prime previsioni relative al 2014 indicano un’ulteriore accelerazione di tali sviluppi positivi. Sono le conclusioni del rapporto annuale sulle performance delle Pmi che ha pubblicato oggi a Bruxelles la Commissione europea, su iniziativa del commissario all’Industria Antonio Tajani.

“Sono lieto di constatare – ha detto Tajani – che le Pmi stanno per riprendere il percorso della crescita e stanno iniziando ad assumere più personale. Cresceranno ulteriormente nel 2014. Le Pmi sono la linfa vitale della nostra economia e ci stanno aiutando ad uscire dalla più grave crisi economica dell’Ue negli ultimi 50 anni”.

La tendenza positiva si conferma anche in Italia, dove le curve dei tre fattori presi in considerazione dal rapporto Ue (occupazione totale nelle Pmi, loro numero e valore aggiunto da loro generato) cominciano chiaramente a risalire proprio dal 2013, anche se con una pendenza diversa (più pronunciata per valore aggiunto e numero di imprese, meno per l’occupazione), e comunque restando ancora nettamente al disotto dei livelli pre-crisi del 2008.

Nel 2012, le Pmi in Italia erano più di 3,69 milioni di Pmi, con 12 milioni circa di addetti, che generavano 422 miliardi di euro all’anno. Le Pmi e rappresentavano 99,9% del totale nazionale delle imprese e il 68% del valore aggiunto da loro generato, e l’80% dei posti di lavoro nel settore privato non finanziario. Dopo la crisi del 2008-2009 che le ha colpite duramente, le Pmi italiane avevano avuto una breve ripresa, con un incremento del valore aggiunto, fra il 2009 e il 2010, ma poi è ricominciata la discesa, fino al 2012, quando si ferma la discesa delle tre curve.

Le aziende più grandi, osserva il rapporto, hanno avuto meno problemi delle Pmi a uscire dalla crisi, perché sono comparativamente meglio attrezzate a trarre vantaggio dal potenziale di crescita delle economie emergenti. La Commissione punta l’attenzione sulla “crescente rigidità amministrativa delle banche nel concedere prestiti e garanzie alle Pmi che si somma ad aliquote differenziate tra le imprese di grandi dimensioni e le Pmi, maggiori rispetto aglialtri paesi a causa della persistenza della crisi economica e dei tagli ai consumi e agli investimenti nel settore pubblico e privato”.

Comunque, ricorda la Commissione, il governo italiano ha intrapreso delle iniziative per migliorare le condizioni in cui operano le Pmi, in particolare rendendo l’Amministrazione più reattiva ai bisogni delle aziende e rendeno più agevole per le imprese raggrupparsi e internazionalizzare le proprie attività.

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