È la febbre West Nile o semplicemente, in italiano, la Febbre del Nilo Occidentale: la malattia “del momento” che tanto preoccupa l’Italia e l’Europa per l’aumento dei casi negli ultimi giorni e soprattutto per le notizie dei decessi, dato che questo virus, trasmesso dalle punture di zanzare infette, può colpire in maniera asintomatica o nella maggior parte delle situazioni manifestarsi con sintomi leggeri, ma potenzialmente può essere molto pericoloso e anche letale. L’istituto Mario Negri, fondato da Silvio Garattini che ne è il presidente, ha messo a fuoco in un recente studio il problema. Va ricordato che i primi casi in Europa quest’anno si sono segnalati in Francia, ma inevitabilmente e velocemente sono arrivate le notizie delle prime vittime italiane: il primo è stato un ottantenne di Moncalieri (Torino), ma poi ci sono stati casi di morti anche a Roma e provincia e in Campania. Fino a pochi giorni fa era proprio nel Lazio che si erano registrati la maggior parte dei casi di West Nile: 21 sui 32 certificati in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità, tutti nella provincia di Latina. Il picco dei casi si prevede però dopo Ferragosto e già oggi tutta Italia si stima che le infezioni siano in realtà almeno 10mila, la maggior parte in forma asintomatica.
West Nile: la Febbre del Nilo fa davvero così paura?
Al momento questo virus simile alla dengue (che a sua volta può essere asintomatica o portare a febbre altissima e alla morte) non sembra preoccupare, dato che al di là del nome esotico e della scarsa notorietà, non è la prima volta che si diffonde nelle estati italiane e nemmeno la prima volta che determina un numero significativo di vittime: nel 2024, erano stati 460 nel nostro Paese i casi confermati di infezione da West Nile Virus (61 solo nel periodo 22-28 agosto), di cui 272 con coinvolgimento del sistema nervoso centrale (forma neuro-invasiva), 20 i decessi; nel 2023 i decessi erano stati invece 27, i casi 166; l’anno prima – il 2022 – si sono registrati 37 decessi su 723 casi. Il rischio casomai è che quest’anno, col picco che deve ancora arrivare, si possano registrare numeri superiori, anche perchè putroppo non esistono le precauzioni che abbiamo visto ad esempio all’epoca del Covid: non basta proteggersi e isolarsi dagli altri, perchè la tramissione avviene solo tramite puntura di zanzara, come nel caso di dengue, febbre gialla, malaria, chikungunya, zika. E non esistono nemmeno vaccini e terapie specifiche.
Gli unici modi in cui ci si può infettare tra umani sono le trasfusioni di sangue, i trapianti di organi provenienti da donatori infetti e il contagio dalla madre al figlio durante la gravidanza e l’allattamento. In generale dunque è importante stare attenti a non esporsi alle punture di zanzara, e sappiamo già come: zanzariere, spray repellenti, presette, ma pure indossare camicie e pantaloni lunghi nelle aree a rischio, svuotare l’acqua stagnante nei sottovasi di fiori e piante, cambiare spesso l’acqua nelle ciotole di cani, gatti e altri animali domestici. Secondo gli esperti tuttavia il pericolo è che a causa dei cambiamenti climatici virus come il West Nile possano fare sempre più breccia anche in Paesi come l’Italia. In Europa infatti fino ad oggi i focolai sono stati sporadici: dalla prima rilevazione nel 1998, il 2018 è stato sinora l’anno con il numero più alto in assoluto di decessi, 92.
Gli esperti temono che il cambiamento climatico possa aumentare la diffusione di questa malattia in luoghi meno comuni, o portarla in nuovi luoghi. Più le temperature aumentano, meglio le zanzare si riproducono in aree un tempo inospitali, più rapida diventa la propagazione del virus. Al fattore climatico si aggiungono i movimenti umani – tramite viaggi internazionali – e quelli dei volatili: gli spostamenti stagionali degli uccelli migratori giocano difatti un ruolo determinante nella diffusione dei virus West Nile.