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Unicredit: il 72% è in mano ai fondi esteri, niente dividendo nel 2017

All’assemblea dell’istituto guidato da Mustier si manifesta il nuovo assetto azionario a maggioranza estera – Montezemolo rinuncia alla vicepresidenza – L’ad su Alitalia: “Ci vuole una soluzione sostenibile altrimenti non c’è una soluzione” – Via libera al bilancio, ma per quest’anno niente dividendo.

Unicredit: il 72% è in mano ai fondi esteri, niente dividendo nel 2017

Prende forma il nuovo azionariato di Unicredit reso noto nel corso dell’assemblea tenutasi oggi, 20 aprile, a Roma. L’assise si è aperta con l’intervento dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier che ha esordito sottolineando il grande successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi effettuato lo scorso febbraio. “Siamo la più grande public company in Italia” ha aggiunto il top manager aprendo, davanti ai soci in assemblea, l’illustrazione del bilancio 2016.

UNICREDIT: IL NUOVO AZIONARIATO

Confermate tutte le indiscrezioni della vigilia. Dopo il maxi aumento di capitale da 13 miliardi di euro, il 72% del capitale della banca milanese è passato nelle mani di fondi esteri e risulta così suddiviso: il 62% è detenuto dagli investitori istituzionali, mentre il restante 10% appartiene a fondi sovrani e in particolare ad Aabar, fondo di Abu Dhabi diventato ufficialmente primo azionista di Unicredit e unico socio a superare il 5% del capitale (possiede il 5,038% per la precisione).

Mustier ha ammesso di essersi aspettato “un aumento degli azionisti internazionali”, spiegando che tra i soci ci sono fondi sovrani come Aabar, “i nostri amici libici” della Lia e “il fondo sovrano di un paese del Nord Europa, che potrete facilmente individuare”, ha aggiunto, facendo presumibilmente riferimento a Norges Bank. Il lavoro di relazioni con il mercato svolto in occasione della ricapitalizzazione, inoltre, ha suscitato maggior interesse anche per quanto riguarda le emissioni obbligazionarie: per l’ultimo bond Unicredit ha registrato domande da “200 nuovi investitori internazionali”, ha puntualizzato l’ad.

Per quanto riguarda la quota detenuta dagli istituzionali (10%), gli italiani possiedono il 2%.

Per restante 27% del capitale, le Fondazioni si sono diluite al 6% del capitale (Crt e Cariverona sarebbero sotto il 2%), mentre ai piccoli risparmiatori è rimasta una quota del 13%. Il capitale restante è in mano a soggetti indistinti. Parlando delle Fondazioni, da evidenziare chei Crt e Cr.Trieste, due degli azionisti storici di UniCredit, si sono astenute nell’ambito delle votazioni sul sistema incentivante e la politica retributiva della banca.

Per comprendere meglio quanto sia stato ingente il cambiamento comportato dalla ricapitalizzazione, basti pensare che, prima di essa, gli istituzionali possedevano il 42,6%, il retail aveva in mano il 28%, mentre un 13,07 era detenuto da azionisti definiti “strategici”.

A rendere nota la nuova conformazione societaria è stato il direttore generale di Unicredit, Gianni Franco Papa, nel corso dell’assemblea di bilancio nel corso della quale sono stati trattati diversi argomenti scottanti, dall’aumento di capitale ai non performing loans, passando per Alitalia.

UNICREDIT: IL CASO ALITALIA

Parlando dell’ex compagnia di bandiera UniCredit dichiara l’intenzione di continuare a sostenere la società anche in futuro ma a fronte di una soluzione che comporti una ristrutturazione sostenibile nel lungo periodo e che rispetti gli interessi di clienti, dipendenti e azionisti della banca. Questo il riassunto di quanto quanto affermato da Papa: “Si stanno esaminando tutte le ipotesi” che siano compatibili con la normativa degli aiuti di stato, ha continuato il manager, sottolineando che fino ad oggi “abbiamo registrato perdite per quasi 500 milioni di euro. Mezzo miliardo è una cifra importante, sono tanti soldi”. Parole confermate anche dall”ad Mustier nel corso della conferenza stampa successiva all’assemblea: “Unicredit su Alitalia ha fatto il suo lavoro: in tre anni abbiamo perso mezzo miliardo tra accantonamenti e svalutazioni, ci vuole una soluzione sostenibile altrimenti non c’è una soluzione”. 

Ricordiamo che la banca è azionista di Alitalia tramite Cai ed è uno dei principali creditori della compagnia aerea.

UNICREDIT: LASCIA MONTEZEMOLO, CAMBI ALLA GOVERNANCE

Confermate le indiscrezioni della vigilia. Nell’ambito della ristrutturazione della governance di Unicredit, il primo a farsi da parte è Luca Cordero di Montezemolo che ha deciso di rinunciare alla vicepresidenza della banca di piazza Gae Aulenti “in coerenza con l’evoluzione della governance della banca raccomandata dal comitato Corporate Governance, nomination and sustainability, da lui stesso presieduto, anticipando così l’attuazione di una delle novità da attuare con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione”.

In base a quanto annunciato da Mustier, il rinnovamento comporterà la riduzione del numero di componenti del board, da 17 a 15, (in ulteriore ribasso rispetto ai 24 originari) “in occasione del prossimo rinnovo (nel 2018) e punterà a gestire in modo appropriato il numero di mandati con un massimo di rinnovi”. Ma la novità più interessante riguarderà proprio le vicepresidenze, che in base a quanto riferito dall’ad, caleranno da tre a una sola allo scopo di rendere più snella l’intera struttura. “E’ una semplificazione che mette la governance Unicredit in linea” con le migliori pratiche “delle principali banche internazionali”, ha aggiunto. Dopo la rinuncia di Palenzona e il passo indietro di Montezemolo. L’unico vice rimane Vincenzo Calandra Buonaura, che è anche vicario di Giuseppe Vita.

In base alle prospettive della vigilia inoltre, gli indipendenti avranno un’ampia maggioranza mentre le donne potrebbero rappresentare un terzo del totale e i requisiti che consentiranno di diventare consiglieri saranno inaspriti. 

A livello generale, nel prossimo futuro non dovrebbero arrivare novità clamorose: “la strategia di crescita di Unicredit è pienamente organica, non guardiamo ad altro” – ha ribadito l’ad – “Abbiamo finito le cessioni che dovevamo fare, non c’è più niente da vendere o da acquisire“.

UNICREDIT: OK AL BILANCIO

L’assemblea degli azionisti di UniCredit ha approvato, con il 99,42% dei voti a favore, il bilancio 2016, chiuso con una maxi perdita da oltre 11 miliardi. Al voto, ha annunciato il presidente Giuseppe Vita, ha partecipato il 57,53% del capitale.

In base a quanto annunciato dal presidente Vita, la banca quest’anno non distribuirà dividendo a causa del risultato di bilancio e del contesto di mercato. “I dividendi saranno pagati a partire dal prossimo anno come previsto dal piano”, ha puntualizzato, dichiarando inoltre l’intenzione di dare un pay-out tra il 20% e il 50% ai soci. Riguardo alla scelta di quest’anno “l’approccio cauto e misurato va nella direzione di un maggior consolidamento patrimoniale specie in questa primissima fase di trasformazione”.

UNICREDIT: LA REAZIONE DELLA BORSA

A Piazza Affari, dopo l’ottima performance di ieri (+6,07%), il titolo Unicredit, alle 16.26 guadagna l’1,69% a 13,86 euro.

(Ultimo Aggiornamento: 16.26)

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