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Tesla crolla in Borsa: lo scontro Trump-Musk fa affondare il titolo a Wall Street

Tesla perde fino al 7% in Borsa dopo il nuovo scontro frontale tra Elon Musk e Donald Trump. Il presidente accusa l’imprenditore di aver ricevuto una valanga di fondi pubblici e minaccia di “rispedirlo in Sudafrica”. Musk contrattacca: “Il piano fiscale è un abominio ripugnante, lancerò il mio partito”

Tesla crolla in Borsa: lo scontro Trump-Musk fa affondare il titolo a Wall Street

Giornata da dimenticare per Tesla in Borsa. Il titolo ha aperto in picchiata a Wall Street, lasciando sul terreno quasi il 7% e fermandosi a 254 dollari per azione. Non c’entrano trimestrali deludenti né problemi di produzione. A innescare la nuova tempesta sulla casa elettrica (già in crisi di vendite) è stato l’ennesimo scontro frontale tra Elon Musk e il presidente Donald Trump, una faida personale ormai diventata questione politica e finanziaria.

Trump ha colpito duro, accusando Musk di aver costruito le sue fortune grazie a una pioggia di fondi pubblici. E ha rilanciato la sua crociata contro gli incentivi alle auto elettriche, facendo tremare le fondamenta stesse del business Tesla che ne ha subito risentito in Borsa.

Trump contro Musk: “Chiuda bottega e torni in Sudafrica”

Lo sfogo del presidente è arrivato nella notte via Truth, il suo social personale. “Elon Musk potrebbe aver ricevuto più sussidi di qualsiasi altro essere umano nella storia“, ha tuonato Trump. “Senza quei soldi, dovrebbe probabilmente chiudere bottega e tornarsene in Sudafrica“.

Ma il presidente ha rincarato le accuse: “Niente più razzi, satelliti o auto elettriche: il nostro Paese risparmierebbe una fortuna. Forse dovremmo incaricare Doge, il Dipartimento per l’Efficienza del Governo, di indagare a fondo. Ci sono un sacco di soldi da risparmiare!“. Una bordata che brucia ancora di più, se si considera che lo stesso Musk aveva diretto proprio quel dipartimento fino a poche settimane fa.

Trump ha poi ribadito la sua posizione. “Elon sapeva bene, prima ancora di appoggiarmi così convintamente, che ero contrario all’obbligo dei veicoli elettrici. È sempre stato uno dei cardini della mia campagna: non ho nulla contro l’elettrico, ma nessuno dovrebbe essere costretto ad averne uno”. Un attacco diretto non solo a Musk, ma al settore intero. E così via gli obblighi e, se possibile, anche i sussidi. Un cambiamento di rotta che rischia di mettere in discussione l’intero modello industriale di Tesla, da sempre legato agli incentivi per la transizione ecologica.

Musk non ci sta: “Il piano di Trump è un abominio ripugnante”

Elon Musk ha reagito immediatamente, scegliendo il suo social X (ex Twitter) come cassa di risonanza. “È evidente che viviamo in un Paese monopartitico: il partito dei porci che si abbuffano“, ha scritto in riferimento al nuovo maxi-disegno di legge firmato da Trump, che prevede un aumento record del tetto del debito di 5.000 miliardi di dollari. Un attacco che ha il sapore di una nuova rottura forse questa volta definitiva.

Per Musk, il piano del presidente rappresenta un tradimento dei principi di contenimento della spesa pubblica: “È un abominio ripugnante”. Se il disegno di legge dovesse passare al Senato, Musk ha annunciato l’intenzione di fondare un nuovo partito, alternativo ai repubblicani e ai democratici, con il sostegno di un sondaggio online che mostra un consenso all’80% per una terza forza politica con lo slogan “Vox populi, vox dei”.

Trump: “Rimpatriare Musk? Ci penso”

Lo scontro tra i due raggiunge punte sempre più surreali. A chi gli ha chiesto se fosse possibile espellere Musk, Trump ha risposto con apparente leggerezza, “rimpatriarlo? Devo darci un’occhiata”. Una battuta solo in apparenza ironica, che il presidente non ha però smentito, alimentando ulteriormente le tensioni e trasformando la polemica in un caso politico a tutto campo. L’idea, anche solo evocata, di cacciare un cittadino naturalizzato per ragioni politiche solleva interrogativi inquietanti sul clima dell’attuale amministrazione e lancia un segnale d’allarme agli ambienti economici e istituzionali, a cominciare dalla Silicon Valley, dove Musk resta una figura centrale.

Trump-Musk: c’eravamo tanto amati

Solo un anno fa, Musk era uno dei sostenitori più influenti della candidatura Trump. Ma la rottura è arrivata in fretta, complice la posizione del presidente sul futuro dell’auto elettrica e un maxi-bilancio che il ceo di Tesla giudica fuori controllo.

Ora, la spaccatura è totale e il mercato inizia a farne le spese. Tesla, più di tutte, ne paga il conto.

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