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Rapporto shock: il 56% degli italiani contro Schengen

Impressionanti le conclusioni del 9° Rapporto sulla sicurezza e insicurezza in Europa curato da Demos, dall’Osservatorio di Pavia e dalla Fondazione Unipolis – Gli italiani hanno paura del mondo e si chiudono in casa: il 56% vorrebbe ripristinare i controlli alle frontiere e abolire Schengen – Un autogol pazzesco favorito dalla cattiva politica e dalle responsabilità dei media

Rapporto shock: il 56% degli italiani contro Schengen

Mette davvero paura il nono rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza in Europa curato da Demos e dall’Osservatorio di Pavia insieme alla Fondazione Unipolis e con il coordinamento di Ilvo Diamanti. Gli italiani sono prigionieri di una paura che viene dall’esterno, da quello che accade nel resto del mondo (guerre, immigrazione, terrorismo) e che ci appare al di fuori della nostra comprensione e soprattutto delle nostre possibilità di intervento e di controllo. Per questo un po’ a sorpresa la stragrande maggioranza dei nostri concittadini (oltre il 56%) vuole che siano ripristinati i controlli alle frontiere più un altro 27% vorrebbe i controlli almeno in particolari circostanze.

Insomma gli italiani vorrebbero l’abolizione di Schengen non capendo che per noi questo sarebbe una catastrofe, in quanto non potremmo più essere paese sostanzialmente di transito, ma dovremmo gestire in casa tutti gli immigrati che arriveranno e che sarebbe difficilissimo bloccare con mezzi militari come vorrebbe qualche nazista tedesco ringalluzzito dal buon successo alle recenti elezioni in tre Lander. Ma la paura non consente di ragionare lucidamente. Infatti è crollata anche la fiducia nei confronti dell’Europa, che ora viene ancora accordata dal 32,8% dei nostri concittadini, più o meno al livello dei tradizionali euroscettici inglesi, mentre in Germania supera il 53% nonostante la grande preoccupazione per gli immigrati, ed in Francia e Spagna si colloca tra il 41 ed il 45%.

Ovunque insomma la fiducia verso l’Europa è in calo, ma il crollo che si registra in Italia è veramente impressionante. A questo si deve aggiungere che l’Euro viene giudicato positivamente solo dal 16% degli intervistati, e che la maggior parte degli italiani sembra ritenere che la moneta unica abbia provocato tanti problemi, anche se ormai conviene tenercela. Tutto questo sembra frutto delle paure non solo e non tanto di natura economica , quanto di quello che origina nel resto del mondo e che la UE non ha dato prova di saper controllare. A questo si aggiunge che le istituzioni italiane tradizionalmente deboli, non sono in grado di dare ” fiducia” alle persone in cerca di protezione e di rassicurazione.

Ed infatti gli italiani nutrono scarsa fiducia verso lo Stato (appena il 27%oltre cinque punti meno che nei confronti di Bruxelles), mentre negli altri paesi lo Stato è considerato un punto di riferimento rassicurante per quasi la metà dei cittadini. Ovviamente le istituzioni ricevono linfa vitale dalla politica che in Italia appare litigiosa ed inconcludente. Anche se questa ultima ricerca mette in evidenza che le paure derivanti da cause economiche (disoccupazione, livello di vita) sono in diminuzione questo non basta per aumentare la confidenza verso lo Stato.

E questo deriva dal fatto che le riforme finora fatte, pur iniziando a dare risultati positivi, non sono ancora sufficienti a far percepire ai cittadini uno Stato meno “padrone” e più protettivo. La politica ha quindi delle grandi responsabilità . Da un lato ci sono numerosi partiti che trovano conveniente alimentare le paure perché questo porta consenso, soprattutto se poi si offrono ricette semplicistiche per affrontarle. Ricette che spesso, come si è detto per la chiusura delle frontiere, portano a risultati opposti a quelli proclamati , ma che soprattutto per essere attuate richiederebbero una democrazia autoritaria, o addirittura un regime dittatoriale, come quello che scaturirebbe dalla democrazia diretta vagheggiata da Grillo e Casaleggio.

Ci sono anche responsabilità dell’informazione che enfatizza qualsiasi fatto politico e di cronaca perché i “disastri” fanno maggiori ascolti. La cronaca nera si vende bene, così come si raccontano spesso i fatti politici internazionali in maniera da suscitare il massimo della paura invece di stimolare un ragionamento pacato su cosa si può fare e come contrastare i pericoli. Questo è vero, ma è altrettanto certo che le responsabilità maggiori sono della politica ed in genere delle classi dirigenti. Ed una rivolta contro la vecchia politica è infatti un sintomo che si riscontra in quasi tutti i paesi occidentali a cominciare dagli Stati Uniti.

Per contrastare le paure e tenere a bada l’odio sociale contro il diverso (sia esso più povero o più ricco) occorrerebbero leaders politici capaci non sono di indicare una speranza, ma di fare promesse impegnative e quindi verificabili, assumendosi la responsabilità di offrire una guida, anche contrastando i sentimenti più irrazionali della pubblica opinione, e rassicurando così le persone impaurite sulla possibilità di costruire insieme una società equa ed in crescita. Del resto i giovani risultano assai più fiduciosi degli anziani. E’ su di loro che bisogna puntare con opportune politiche non assistenziali, ma capaci di favorire un innalzamento formativo ed una opportuna mobilita.

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