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Mps, il Profumo-pensiero punto per punto

Tre ore di botta e risposta del presidente di Mps con Michele Santoro: dal prezzo di Antonveneta alla scoperta del contratto Alexandria, dalla possibilità di rivalersi sulla vecchia guardia al rapporto con Banca d’Italia e alla ricerca di un socio forte – “Siamo indipendenti dalla politica” – Liquidazione e guai giudiziari – Opa Telecom e Opa Comit.

Mps, il Profumo-pensiero punto per punto

La crisi delle banche e quella del capitalismo, austerità e sviluppo, la patrimoniale, le privatizzazioni, i compensi e l’etica dei manager, il cambio al vertice dell’Abi ma soprattutto tanto tanto Mps. Tre ore di botta e risposta, in una libreria Feltrinelli sull’Appia Nuova, alla periferia di Roma, per  la presentazione con Michele Santoro e Paolo Trombin dell’ultimo libro di Gianni Dragoni, inviato del Sole 24 ore, “Banchieri e compari – Come malafinanza e cattivo capitalismo si mangiano i soldi dei risparmiatori” (edito da Chiarelettere), che è tutto un programma.  Ieri Alessandro Profumo, banchiere doc e presidente del nuovo corso di una banca nella tempesta come Mps, ha premesso di non voler fare “la parte del banchiere antipatico e arroccato in difesa ma di non voler dire cose ingiuste” ma non si è sottratto a nessuna domanda, nemmeno alle più scomode. Ecco una sintesi del suo pensiero.

IL PREZZO DI ANTONVENETA – E’ stata pagata tanto e soprattutto in contanti, con una fuoriuscita di capitale dal sistema Italia verso la Spagna ma non toccava a Banca d’Italia pronunciarsi sulla congruità del prezzo di Antonveneta ma solo sulla capacità di Mps di sostenere l’investimento: semmai l’errore è stato di Mps piuttosto che di Banca d’Italia, che è il supervisore più forte che ci sia in Europa. Quando dirigevo Unicredit a quel prezzo dicemmo di no a Antonveneta.

ALEXANDRIA, CHI L’HA SCOPERTA E PERCHE’  SI SA SOLO ADESSO – Di fronte alle provocazioni di Santoro che voleva sapere come mai dell’operazione Alexandria sui derivati del vecchio Mps si sappia solo ora in piena campagna elettorale malgrado la trasmissione Report ne avesse parlato da tempo, Profumo ha tenuto a chiarire quattro punti essenziali:  1)  Il contratto Alexandria l’abbiamo trovato noi – io e Viola – il 10 ottobre nel vecchio ufficio dell’ex direttore generale del Monte,  Antonio Vigni: quell’operazione era un cattivo investimento ma la valutazione dei suoi reali effetti richiede molte analisi (“Non siamo Mandrake”) perché è molto complicato per capire come trattarlo in bilancio, se bisogna rivedere anche i bilanci del passato oppure no in relazione alle perdite che produce; 2) Banca d’Italia ha fatto molte ispezioni su Mps ma le risultanze possono cambiare a seconda dei documenti che si hanno realmente a disposizione; 3) quel documento su Alexandria l’abbiamo subito portato alle autorità competenti ma non l’abbiamo di certo fatto uscire noi sulla stampa (“Chiedete al Fatto da dove viene”); 4) resta impressionante che si faccia la campagna elettorale sul caso Mps.

MONTI-BOND E AUMENTO DI CAPITALE CON MENO FONDAZIONE – Abbiamo  un piano volto a riportare in utile Mps e a ripagare i Monti-bond e dopo il previsto aumento di capitale, che sarà senza diritti privilegiati per i soci attuali, la Fondazione peserà meno di oggi

FALSO IN BILANCIO E RIVALSA – Dopo aver detto che è stato un errore cancellare la legge sul falso in bilancio e che sarebbe utile ripristinarla, Profumo ha detto che se la magistratura accerterà che ci sono stati reati e irregolarità da parte della vecchia guardia in ordine ai bilanci, Mps si rivarrà per  recuperare le somme perdute. In gioco c’è un miliardo di euro.

NO AL COMMISSARIAMENTO – Mps non va commissariato e non verrà commissariato, come ha chiarito anche la Banca d’Italia.

CERCASI NUOVO SOCIO FORTE E UN MILIARDO – Per far quadrare i conti serve ancora un miliardo ma per dare stabilità all’azionariato Mps avrebbe bisogno di nuovo socio, non importa se italiano o estero,  che voglia fare un investimento di medio-lungo termine.  “All’orizzonte per ora non c’è nessuno”.

CECCUZZI HA AVVIATO IL CAMBIAMENTO – Nei rapporti tra politica e banca a Siena il primo segnale di cambiamento è venuto l’anno scorso dall’ex sindaco Ceccuzzi  che ha indotto la Fondazione a cambiare e a segnare una cesura con il passato. Noi oggi siamo assolutamente indipendenti dalla politica. Non per caso sono stati dati all’ad Fabrizio Viola poteri di decisione sulla riduzione di 100 dirigenti su 490.

NELLE BANCHE ESTERE PIU’ GUAI CHE DA NOI – Sono al vertice di una banca come Mps che oggi è nell’occhio del ciclone ma nelle banche di altri Paesi ci sono più guai e difficoltà che da noi.

LIQUIDAZIONE UNICREDIT e GUAI GIUDIZIARI – Ho ricevuto da Unicredit una consistente liquidazione (40 milioni di euro) ma derivava da un contratto, perché sono stato cacciato senza giusta causa in tempi e modi non corretti.  Ho sempre pagato le tasse e sono contento di averle pagate. Dal mio precedente incarico in Unicredit ho ereditato anche guai giudiziari: sono indagato per frode fiscale e non vedo l’ora che si arrivi al processo perchè sono convinto di aver sempre agito correttamente.

IL NO ALL’OPA TELECOM MI E’ COSTATA LA COMIT – Ero al fianco di Franco Bernabè quando arrivò l’Opa su Telecom  di Colaninno e Gnutti  che contrastai apertamente. Quella scelta mi costò cara perché non fu per caso che mi venne sbarrata la strada quando come Unicredit lanciai l’Opa su Comit.

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