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INTERVISTE DEL WEEKEND – Bertani: “Dalle bisarche ai gourmet l’Italia ce la fa”

INTERVISTA a LUCIANO BERTANI, ad della Bertani Trasporti, azienda leader nelle bisarche, e fondatore de “Il Palato Italiano”, originale club di gourmet: “La ripresa dell’auto dà fiducia all’Italia e nell’enogastronomia c’è una domanda impressionante di italianità: noi vogliamo far crescere la cucina italiana di qualità nel mondo e darle il ruolo che merita” – “Tra gli imprenditori c’è voglia di riscossa ma bisogna sapersi reinventare” – Il governo Renzi ha fatto molto ma dovrebbe fare di più e pensare in grande”

INTERVISTE DEL WEEKEND – Bertani: “Dalle bisarche ai gourmet l’Italia ce la fa”

Passione per l’impresa di famiglia e orgoglio del proprio mestiere ma anche innovazione, internazionalizzazione, gusto del rischio, apertura al mercato, visione di lungo periodo e – non da ultimo – amore per il proprio Paese. Un imprenditore così vorresti incontrarlo tutti i giorni, ma non è un miraggio. Uno di questi è Luciano Bertani, 56 anni, mantovano di Castiglione delle Stiviere, amministratore delegato insieme al fratello Sergio e con altri rami della famiglia Bertani alla guida della Bertani Trasporti, impresa leader in Italia e in Europa nelle bisarche, e più di recente fondatore del Palato Italiano, originale club di gourmet che vuole valorizzare e diffondere la cucina italiana di qualità nel mondo. Gli imprenditori come Luciano Bertani non amano le luci della ribalta e alle parole preferiscono i fatti, ma nelle rare occasioni in cui parlano non sono mai banali. Ecco l’intervista che Luciano Bertani ha rilasciato a FIRSTonline.

FIRSTOnline – Signor Bertani, Lei è a capo di uno dei maggiori gruppi italiani di bisarche e di trasporto di vetture, ma da qualche anno ha diversificato i suoi investimenti nell’Italian food fondando il club di gourmet “Il Palato Italiano”: la sua è una storia curiosa e il suo è un osservatorio privilegiato per tastare il polso all’Italia ma anche al Quarto capitalismo delle medie imprese e al capitalismo familiare in una delle zone più ricche del Paese. Che segnali arrivano dal mercato dell’auto e dei trasporti e da quello dei consumi di qualità come quello dell’enogastronomia?

BERTANI – I segnali che arrivano dall’automotive, che è sempre stato un driver dell’economia italiana, sono di netta ripresa. Dopo anni cupi, che hanno purtroppo portato al tracollo di famiglie e imprese, oggi finalmente nel settore dell’auto e dei trasporti torna la fiducia e tornano gli investimenti. Al di là delle statistiche, le banche riprendono a fare credito a chi se lo merita e le case automobilistiche, a partire da Fca che sta raccogliendo i frutti della rivoluzione di Sergio Marchionne, hanno i modelli giusti per soddisfare la clientela. Guardando all’Italia dal nostro angolo visuale, sono motivi per avere fiducia nel presente e nel futuro.

FIRSTonline – Anche per l’enogastronomia che è il core business del Palato Italiano?

BERTANI – Qui il discorso è un po’ diverso, perché i segnali incoraggianti per la cucina made in Italy vengono più da fuori che dal nostro Paese, perché da noi il ciclo dei consumi di qualità non è ancora ripartito del tutto e perché l’instabilità del lavoro e la stagnazione dei redditi pesano sulle nostre famiglie. Ma gli stranieri apprezzano ogni giorno di più il cibo di qualità e il modo di proporlo degli italiani. La domanda di italianità che c’è nel mondo tra i gourmet è impressionante ed è per questo che il mercato di riferimento del Palato Italiano è quello mondiale più che quello nazionale. Al di là dei nostri confini vediamo opportunità interessanti per chi sa offrire una cucina di qualità che sappia intrecciarsi con la storia, la cultura e le tradizioni del nostro Paese e la sfida che abbiano lanciato va esattamente in questa direzione. Abbiamo voglia di far crescere l’Italia nel mondo anche attraverso la cucina di qualità, che è una delle eccellenze del nostro Paese di cui non sempre ci ricordiamo.

FIRSTonline – Dopo tanti anni di recessione, si intravede oggi una voglia di riscossa nel Paese e tra gli imprenditori?

BERTANI – Sì, la voglia di riscossa c’è, a tutti i livelli del mondo produttivo. Ma insieme alla voglia di riscossa la crisi ha insegnato a tutti che la ripresa non piove dal cielo e che non si può più vivere sugli allori: reinventarsi è diventato un imperativo categorico per tutti e soprattutto per imprese, come la nostra, che stanno sui mercati internazionali e che devono confrontarsi con la concorrenza estera.

FIRSTonline – Nel suo caso e nel caso della Bertani Trasporti, gruppo leader delle bisarche e dei trasporti internazionali di auto, che vuol dire reinventarsi?

BERTANI – Vuol dire principalmente tre cose: prendere consapevolezza della globalità dei mercati, studiando le abitudini delle persone e rispondendo ad esigenze che cinque anni fa non erano nemmeno immaginabili; puntare sulla qualità e sulla massima attenzione alla soddisfazione del cliente, in ogni suo aspetto; conciliare le strategie aziendali con le tendenze evolutive dell’economia italiane ed europea. Per questo io sono innamorato del mio lavoro che richiede sacrifici e contempla rischi non da poco, ma che ti obbliga a conoscere il mestiere, a trovare il giusto equilibrio e scommettere sul gioco di squadra: è la grande lezione che mi ha lasciato mio padre Guglielmo, che insieme ai suoi fratelli Mario e Renato (oggi Renato è il Presidente del Gruppo Bertani Trasporti) è stato l’artefice della nascita e crescita della Bertani, ed è la chiave del nostro successo.

FIRSTonline – Signor Bertani, com’è cominciata la sua storia imprenditoriale e che cos’è oggi la Bertani Trasporti?

BERTANI – Sono un imprenditore di seconda generazione di un’impresa tipica del capitalismo familiare che è stata fondata a metà degli anni ’50 e che ha saputo rinnovarsi nel corso dei decenni diventando leader in Italia nel trasporto delle vetture e uno dei maggiori operatori del settore delle bisarche in Europa. Oggi abbiamo 700 automezzi, più di mille dipendenti, oltre 10 impianti in Italia e altri in Germania e in Polonia, un fatturato che supera i 200 milioni di euro (per il 70% in Italia e per il 30% all’estero) e lavoriamo per tutte le maggiori case automobilistiche, da Fca a Volkswagen, da Mercedes, Toyota, Ford a Bmw, delle quali abbiamo saputo conquistare e mantenere negli anni la fiducia.

FIRSTonline – La vostra è stata una crescita per linee interne, passo dopo passo, ma l’anno scorso avete acquistato uno dei vostri maggiori concorrenti italiani nel settore delle bisarche, la Elia di Torino: è un fatto eccezionale o la voglia di shopping può ripetersi?

BERTANI – Siamo sempre cresciuti per via organica e facendo sempre attenzione all’equilibrio tra costi e benefici, ma se si presenta un’occasione vantaggiosa non ci tiriamo indietro: la Elia la corteggiavamo da anni e non appena c’è stata la possibilità non ce la siamo lasciata sfuggire. E’ una bellissima azienda, ha 350 dipendenti e ci ha insegnato a relazionarci con clienti diversi dai nostri: siamo molto contenti di questa operazione.

FIRSTonline – La sua è la classica impresa medio-grande del cosiddetto Quarto capitalismo di origine familiare e di solito aziende come la sua sono più dinamiche delle altre, sono più stabili, hanno una visione di medio-lungo periodo, ma possono avere problemi di insufficiente dimensione o di carente patrimonializzazione nel sostenere la crescita e problemi nell’apertura al mercato e nel ricambio generazionale. Per Bertani Trasporti come stanno le cose?

BERTANI – Nel mercato moderno, che non è più nazionale ma europeo, crescere è diventato un obbligo anche nel settore delle bisarche e noi abbiamo dimostrato con la Elia di essere pronti. Come finanziare la crescita? In primo luogo con le risorse interne: il che vuol dire che ogni anno gli utili vanno principalmente a rafforzare il patrimonio e che i debiti devono essere tenuti sotto ferreo controllo. Per il futuro non abbiamo pregiudizi ideologici sulla Borsa e non la escludiamo, ma sappiamo che la quotazione è uno strumento per crescere, se dovesse servirci, ma non un fine. Questo ci indica una strada anche per i rapporti con il mercato.

FIRSTonline – In che senso?

BERTANI – Non possiamo nasconderci che una delle fortune del nostro successo è stata la formidabile coesione di tutti rami della nostra famiglia, un bene che va salvaguardato sempre e in ogni modo. Ecco perché bisogna fare molta attenzione all’apertura del capitale azionario e all’ingresso di manager esterni, ma ecco anche perché diciamo che, se vogliono, i nostri figli possono lavorare in Bertani ma devono conquistarsi il posto: possono stare da noi non per diritto ereditario ma se dimostrano di avere la passione, le competenze e l’equilibrio giusto per ascoltare e rispettare tutti i lavoratori.

FIRSTonline – A un certo punto della sua storia imprenditoriale, Lei ha deciso di investire in tutt’altro campo e di fondare il Palato Italiano, club di gourmet che si propone di valorizzare l’enogastronomia italiana nel mondo attraverso una molteplicità di attività che vanno dall’organizzazione di eventi di alta cucina all’e-commerce, dal telecooking all’archivio delle ricette: perché ? Com’è nata questa idea?

BERTANI – E’ un’idea che ho messo a fuoco con mia moglie, che viene da una famiglia di albergatori di Madonna di Campiglio e che ha notevole esperienza nell’industria dell’accoglienza, e infatti Il Palato Italiano è un investimento esclusivamente personale e non della Bertani Trasporti. Alla base di questo nuovo progetto, che è nato alla fine del 2014, ci sono principalmente tre ragioni. La prima è il desiderio di creare una palestra imprenditoriale per i miei figli e di insegnar loro che cosa vuol dire entrare in una piccola azienda e lavorare per portarla al successo e farla diventare grande, come è stato per me in Bertani Trasporti. La seconda ragione è quella di dare una mano all’Italia in un campo, come l’enogastronomia, dove non è seconda nessuno e che va valorizzata selezionando i prodotti e i produttori giusti. La terza ragione è l’internazionalità della nuova sfida imprenditoriale che obbliga Il Palato italiano a crescere all’estero e a intercettare da subito una clientela internazionale partendo dalle eccellenze italiane della nostra cucina.

FIRSTonline – E’ per questo che avete scelto Bolzano come quartier generale?

BERTANI – Non solo per questo. Certamente Bolzano è al crocevia giusto tra Italia ed Europa e può più facilmente attrarre clientela di qualità dal nostro Paese ma anche dall’Austria, dalla Germania e dalla Svizzera, ma abbiano scelto Bolzano perché la Provincia e la Regione dell’Alto Adige sanno come attrarre gli investimenti e hanno fatto di tutto per facilitare il nostro insediamento, trovandoci la location in 30 giorni e semplificando il percorso e i tempi delle autorizzazioni burocratiche che in altre zone d’Italia hanno durate bibliche.

FIRSTonline – Quanto ha investito nel Palato Italiano e quando pensa di arrivare al pareggio di bilancio?

BERTANI – Mi piace di più far parlare i fatti che propagandare i miei investimenti familiari, ma posso dire di aver investito nel Palato italiano, che vogliamo far crescere senza ansia di un ritorno immediato, con il traguardo del pareggio di bilancio nel giro di 3-4 anni.

FIRSTonline – Quali saranno le prossime tappe della crescita del Palato Italiano?

BERTANI – Come ho detto prima, il mercato del Palato italiano è il mondo e principalmente Usa e Nordamerica, America Latina, Asia e naturalmente l’Europa. L’obiettivo è aprire nei prossimi tre anni alcune sedi estere, molto agili e snelle ma capaci di diventare un punto di riferimento stabile per gli appassionati della cucina italiana in tutti i suoi aspetti: in Florida, ma non solo, siamo già a buon punto. Di conseguenza siamo aperti anche alla ricerca di partnership internazionali che favoriscano l’espansione del Palato italiano sui mercati esteri ma che portino nuove professionalità anche in Italia. Credo che nei prossimi mesi ci saranno novità.

FIRSTonline – Ma qual è esattamente il target del Palato Italiano?

BERTANI – L’identikit del gourmet su cui punta Il Palato Italiano è una persona tra i 40 e il 60 anni, di elevata cultura, di buone condizioni economiche, che ama la buona cucina e il buon vivere ma anche l’arte, la cultura, la storia e il territorio. Dobbiamo raggiungerlo e attrarlo in mille modalità e con una pluralità di iniziative e tecniche di comunicazione d’avanguardia che ci permettano di raccontare e far conoscere nel mondo l’Italia che si esalta nel gusto, nella bellezza, nel saper fare, nella passione e nella competenza con cui presenta i prodotti della sua cucina.

FIRSTonline – I campi di attività della Bertani Trasporti e del Palato Italiano sono completamente diversi ma c’è un filo rosso comune?

BERTANI – Affidabilità, massima attenzione e rispetto del cliente, qualità, trasparenza, internazionalizzazione sono valori che ispirano sia l’attività della Bertani Trasporti che quella del Palato Italiano. Ma l’avvio del Palato italiano in una fase dell’economia ancora difficile è qualcosa di più ed è un segno di fiducia nella ripresa dell’Italia. Se non valorizziamo noi italiani la nostra straordinaria cucina e la nostra enogastronomia chi lo deve fare? In questo campo noi non siamo secondi a nessuno. Come dice Claudio Ranieri, che è diventato un’icona del calcio mondiale conquistando lo scudetto inglese con il piccolo Leicester, “bisogna crederci sempre” perchè, alla lunga, la qualità vince.

FIRSTonline – C’è vision e gusto del rischio nelle sue parole: sono queste le molle che l’hanno spinta a scommettere sulla Bertani Trasporti prima e adesso sul Palato Italiano?

BERTANI – Sì, la visione di lungo periodo e il rischio calcolato sono importanti in ogni sfida imprenditoriale. Ma in campo ci sono anche altri valori a cui mi sono sempre ispirato: l’orgoglio di appartenere a un’impresa vissuta come comunità nella quale c’è sempre attenzione, rispetto e partecipazione per tutti. L’amore per la mia famiglia e per l’impresa, la voglia di essere all’altezza dei nostri padri, il gusto dell’innovazione e del lavoro, la visione di lungo periodo e, mi lasci dire, anche la passione per l’Italia e il desiderio di contribuire a cambiarla: sono questi i punti di riferimento che mi hanno sempre accompagnato e che mi accompagnano ogni giorno.

FIRSTonline – Il Governo Renzi sta dando una mano a cambiare l’Italia?

BERTANI – Il dinamismo del premier è impressionante. Io non guardo ai colori e alle bandiere ma ai fatti. E bisogna riconoscere che il Job Act è stato molto utile per le imprese, che qualcosa si sta facendo anche per migliorare la Pubblica Amministrazione e i servizi, che le riforme istituzionali sono state fatte, ma vorrei che si facesse un salto di qualità nella politica fiscale: non solo per ridurre le tasse ma per orientarle in maniera tale da favorire gli investimenti e i tanti giovani che vogliono diventare imprenditori di se stessi. Quando vedo migliaia di giovani diplomati o laureati in fila ai concorsi pubblici per pochi posti vuol dire che c’è qualcosa che non va. Com’è possibile che spendiamo tanto per istruire i nostri ragazzi e poi i migliori sono costretti ad andare all’estero o in Italia non trovano occupazioni adeguate?

FIRSTonline – Lei come lo spiega?

BERTANI – L’Italia ha tutto per risollevarsi ma deve rimettersi in discussione. S’è fatto molto in questi due anni di Governo ma moltissimo resta da fare soprattutto per le nuove generazioni e per valorizzare la voglia di imprenditorialità che c’è nel Paese. Con l’energia che ha, il Presidente del Consiglio Renzi dovrebbe fare di più e pensare in grande. Ci vorrebbe un nuovo Piano Marshall o un altro New Deal per aprire nuove frontiere per il lavoro, per l’imprenditorialità, per i giovani. Possiamo diventare i primi della classe ma tocca a ognuno di noi raccogliere la sfida. Ed è tempo di farlo.

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