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Giappone: Uniqlo alza gli stipendi fino al 40%. Appello del governo per timore di stagflazione. Italia in coda

Uniqlo è l’ultima ad unirsi ad altre aziende nazionali nel rispondere agli appelli del governo di Kishida che avverte: ci sono campanelli d’allarme per una stagflazione se non si agisce sui salari

Giappone: Uniqlo alza gli stipendi fino al 40%. Appello del governo per timore di stagflazione. Italia in coda

Per far fronte alle insidie dell’inflazione, su sollecitazione del governo, Fast Retailing, il più grande rivenditore di abbigliamento dell’Asia e proprietario del marchio di moda Uniqlo, ha deciso di aumentare i salari dei suoi dipendenti fino al 40%.
Nelle scorse settimane c’erano stati numerosi appelli del Primo Ministro Fumio Kishida alle imprese giapponesi affinché aumentino i salari, rimasti stagnanti per decenni, con le aziende che faticano a trasferire i costi più elevati ai consumatori. “Ci sono campanelli d’allarme che avvertono che la stagflazione emerge se la crescita dei salari è in ritardo rispetto all’aumento dei prezzi” ha detto Kishida a Capodanno alle imprese.
Secondo i dati ufficiali pubblicati a novembre, l‘economia giapponese si è contratta per la prima volta in un anno, con un calo inaspettato dell’1,2% del prodotto interno lordo nei tre mesi terminati a settembre. L’inflazione di fondo del Giappone, che non include i prezzi volatili degli alimenti freschi, è aumentata del 3,7% a novembre, il ritmo più veloce dal 1982.

C’è un “bisogno urgente” di aumentare lo stipendio. Altre aziende nella stessa scia

Uniqlo è l’ultima ad unirsi ad altre aziende nazionali, come Nippon Life Insurance e Suntory Holdings, nella corsa all’aumento dei salari in seguito alla crisi del costo della vita che ha colpito il Giappone, che ha portato a un aumento senza precedenti di tutti i prezzi dei prodotti di base, dal cibo al carburante.
Gli economisti si aspettano che altre aziende seguiranno l’esempio, anche se su scala molto più ridotta, e si domandano se in Giappone possa creare una spirale che vada dall’aumento dei salari, all’aumento dei consumi e, ancora, all’aumento dei prezzi.
In un comunicato, Fast Retailing, che sottolinea come ci sia un “bisogno urgente” di aumentare lo stipendio, darà l’avvio all’operazione il prossimo marzo.

Cambia il meccanismo di retribuzione: non più basata sull’anzianità, ma sulle prestazioni

La società vuole anche rendere il sistema retributivo del gruppo competitivo a livello globale: mentre molte aziende giapponesi si basano su una struttura retributiva basata sull’anzianità, l’azienda invece valuterà i dipendenti in base alle loro prestazioni e alla capacità di contribuire all’attività.
In seguito alla revisione, la retribuzione mensile iniziale dei laureati aumenterà da 255.000 yen (l’equivalente di 1.800 euro) a 300.000 yen (2.100 euro) con un aumento di quasi il 18%, mentre gli stipendi dei nuovi store manager passeranno da 290.000 yen (ossia 2.000 euro) a 390.000 yen (circa 2.800 euro) con un aumento di circa il 35% nel primo o nel secondo anno di lavoro. “Per gli altri dipendenti, l’azienda prevede di aumentare gli stipendi annuali fino al 40%”, ha dichiarato Fast Retailing. “In futuro, la nuova retribuzione di ciascun dipendente sarà decisa in base a criteri di valutazione allineati a livello globale”.

Le retribizioni medie nell’area Ocse. L’Italia in coda. Anche sotto al Giappone

Le preoccupazioni sono state sollevate anche dal fatto che il salario medio nella terza economia del mondo rimane tra i livelli più bassi dei Paesi del G7. La retribuzione media annua in Giappone era di 39.711 dollari nel 2021, ben al di sotto della media OCSE di 51.607 dollari. In Italia, secondo dati Istat, la retribuzione media per un dipendente è attorno ai 35.000 euro.
A settembre Fast Retailing aveva aumentato i salari di una media del 20% per la maggior parte dei suoi dipendenti part-time. Insieme all’ultimo aumento per i dipendenti a tempo pieno, il costo totale del personale aumenterà di circa il 15% rispetto all’anno precedente, un aumento che, secondo l’azienda, sarà assorbito dall’aumento della produttività.
Prima di questa operazione, erano 20 anni che l’azienda, che gestisce oltre 3.500 negozi di abbigliamento in tutto il mondo, non rivedeva le retribuzioni dell’intero gruppo, ha dichiarato il portavoce Pei Chi Tung.

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