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Crisi Nissan: trattative con Foxconn per rilanciare l’auto elettrica in Giappone

Dopo la rottura con Honda e le perdite record, Nissan cerca una svolta. In corso trattative con Foxconn per produrre veicoli elettrici nello storico impianto di Oppama. L’accordo potrebbe segnare un nuovo inizio, ma il mercato resta scettico

Crisi Nissan: trattative con Foxconn per rilanciare l’auto elettrica in Giappone

Dopo i tentativi falliti con Honda e i vani sondaggi con Tesla, Nissan continua la sua corsa contro il tempo per evitare il tracollo. Con 670 miliardi di yen di perdite (oltre 4,6 miliardi di dollari) nell’esercizio fiscale 2024-2025, la casa automobilistica giapponese ha avviato un drastico piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di sette stabilimenti nel mondo e il taglio di 20mila posti di lavoro. Tra questi, anche lo storico impianto di Oppama, a sud di Tokyo, considerato per anni un fiore all’occhiello della produzione elettrica giapponese.

Ma oggi, secondo quanto riportano diversi media nipponici tra cui Nikkei e Kyodo News, emerge una possibile svolta. Nissan sarebbe in trattative avanzate con Foxconn, la più grande produttrice di componenti elettrici ed elettronici in tutto il mondo, per avviare una collaborazione industriale proprio a Oppama rilanciando sull’auto elettrica.

Come sarebbe la partnership? Veicoli Foxconn, manodopera Nissan

L’ipotesi sul tavolo, ancora in fase esplorativa, prevede che il colosso taiwanese Hon Hai Precision Industry, noto al grande pubblico come Foxconn e già partner strategico di Apple, possa produrre i propri veicoli elettrici all’interno dell’impianto Nissan di Yokosuka. Un’iniziativa che, se concretizzata, rappresenterebbe un doppio vantaggio per entrambe le società. Per la casa giapponese significherebbe mantenere in funzione uno stabilimento destinato alla chiusura, preservando circa 3.900 posti di lavoro mentre per Foxconn, si tratterebbe di un canale privilegiato per entrare nel mercato giapponese con una produzione locale.

Foxconn sta espandendo rapidamente la propria presenza nel settore Ev. Dopo aver raggiunto un accordo con Mitsubishi Motors e avviato colloqui con Mitsubishi Fuso per la produzione di autobus elettrici, la società guidata da Young Liu guarda ora a Nissan come trampolino di lancio per consolidare la sua rete manifatturiera anche nel cuore del Giappone.

Lo stabilimento di Oppama, da icona Ev al rischio chiusura

Lo stabilimento di Oppama è un simbolo nella storia industriale di Nissan. Aperto nel 1961 nella prefettura di Kanagawa, è stato a lungo uno dei principali centri produttivi dell’azienda. Qui è nata la Leaf, il primo veicolo elettrico di massa lanciato nel 2010. Ma negli ultimi anni, con l’invecchiamento degli impianti e la progressiva delocalizzazione della produzione (in particolare nello stabilimento di Tochigi), l’attività è andata riducendosi fino a diventare economicamente insostenibile.

Secondo le fonti citate dai media giapponesi, produrre modelli Ev targati Foxconn (che opera come fornitore white-label) potrebbe risollevare i tassi di utilizzo dell’impianto, ormai ridotti al minimo, e ridare un ruolo a uno stabilimento chiave per l’evoluzione elettrica di Nissan.

Nissan e la ricerca della salvezza

La possibile intesa con Foxconn arriva al culmine di mesi turbolenti per Nissan, travolta da una crisi senza precedenti e da un tentativo fallito di rinascita attraverso una maxi-fusione con Honda. L’accordo tra i due colossi giapponesi, che avrebbe dato vita al terzo gruppo automobilistico al mondo, è saltato a causa di divergenze insanabili sulla governance e sul ruolo che Nissan avrebbe avuto nella nuova entità. Honda voleva il controllo operativo, Nissan chiedeva un’unione tra pari. Alla fine, le trattative si sono arenate.

Nel frattempo, la casa di Yokohama ha anche cambiato leadership. A marzo, Makoto Uchida ha lasciato la guida del gruppo, passando il testimone a Ivan Espinosa, ingegnere colombiano già noto per aver guidato l’innovazione dei modelli Nissan negli ultimi anni. Con lui è partito un piano di rilancio drastico, pensato per fermare l’emorragia: taglio di 20mila posti di lavoro entro il 2027, chiusura di sette stabilimenti in quattro continenti, riduzione della capacità produttiva e riorganizzazione dell’intero portafoglio modelli.

La crisi di Nissan è profonda e strutturale. Il bilancio dell’anno fiscale 2024-2025 si è chiuso con una perdita netta di 671 miliardi di yen, pari a oltre 4 miliardi di euro, il peggior risultato nella storia dell’azienda. A peggiorare ulteriormente il quadro è arrivata la mossa di Renault, azionista con una quota del 36%, che ha deciso di modificare il metodo di contabilizzazione della partecipazione, passando dal patrimonio netto al fair value. Una scelta che ha generato una svalutazione da 9,5 miliardi di euro nei conti semestrali della casa francese e che, pur mantenendo formalmente in vita l’alleanza, ha di fatto sancito una presa di distanza dal partner giapponese.

In questo contesto, l’interesse verso Foxconn non è solo una mossa tattica per salvare un impianto dalla chiusura, ma potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase. Nissan cerca un partner solido, tecnologicamente avanzato e con la capacità di condividere investimenti e competenze nella corsa verso l’elettrificazione. È un’esigenza che nasce dalla consapevolezza che, da sola, difficilmente riuscirà a reggere l’urto della transizione. In parallelo, restano sullo sfondo anche i contatti, finora interlocutori, con Tesla, che rappresentano un’altra possibile via per uscire dall’impasse.

Potrebbe essere l’inizio di un nuovo percorso. Ma il tempo stringe. E il mercato, intanto, continua a non perdonare. oggi le azioni Nissan hanno perso il 4,91%, scendendo a 337 yen. Un segnale che la fiducia è ancora lontana dal tornare.

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