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Confindustria, Bonomi ha vinto: è il nuovo presidente

Con 123 voti contro 60 Carlo Bonomi ha avuto la meglio su Licia Mattioli e succederà a Vincenzo Boccia alla guida di Confindustria – L’elezione definitiva nell’assemblea del 20 maggio – Bonomi promette grandi cambiamenti in Coonfindustria, da troppi anni zavorrata dalla burocrazia interna, e non fa sconti alla politica: “Non sa dove andare” politic

Confindustria, Bonomi ha vinto: è il nuovo presidente

Tutto come da attese. Carlo Bonomi è il presidente designato alla guida di Confindustria. L’elezione è arrivata nell’ambito della votazione online cui hanno partecipato in videoconferenza gli oltre 180 componenti del consiglio generale dell’organizzazione degli industriali. L’industriale lombardo, che promette grandi cambiamenti e che porterà a Roma il vento del Nord, guiderà Confindustria per i prossimi quattro anni, succedendo al salernitano Vincenzo Boccia. 

Bonomi ha vinto con largo margine su Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione. A favore di Bonomi hanno votato in 123 e per la Mattioli 60. Una vittoria prevista quella del presidente di Assolombarda, nonostante il meccanismo di voto online avesse fatto sorgere qualche dubbio sul risultato finale della votazione.  

L’elezione definitiva avverrà durante l’assemblea privata in programma per il prossimo 20 maggio, ma già il 30 aprile il presidente incaricato dovrà sottoporre al consiglio il suo programma e la squadra che lo affiancherà nei suoi quattro anni di presidenza. 

Classe 1966, Bonomi da giugno 2017 è presidente di Assolombarda. È presidente della Synopo, holding attiva nel settore degli strumenti e dei consumabili per la neurologia, e delle aziende manifatturiere controllate, Sidam e BTC Medical Europe.

Al nuovo presidente toccherà un compito non semplice: quello di guidare Confindustria nell’ambito della più grande crisi economica mondiale dai tempi del Dopoguerra. Spetterà a lui veicolare e indirizzare le istanze delle imprese alle prese con la recessione causata dalla pandemia di coronavirus. Ma non facile sarà il cambiamento interno alla Confindustria, da troppi anni zavorrata dalla burocrazia romana.

“Sono molto combattuto nelle mie emozioni personali: da una parte una gioia personale, ma che scema subito se penso a tutti i nostri colleghi imprenditori che stanno vivendo una situazione molto particolare. Oggi non è tempo di gioire: c’è preoccupazione per il futuro”. Sono queste le prime parole pronunciate da Carlo Bonomi, dopo la sua designazione a presidente di Confindustria. “Dobbiamo metterci subito in condizioni operative tali per affrontare con massima chiarezza ed energia la sfida tremenda che è di fronte a noi, di continuare a portare la posizione di Confindustria su tutti i tavoli necessari rispetto a una classe politica che mi sembra molto smarrita e non ha idea della strada che deve percorrere questo Paese”, ha continuato il manager.

Bonomi analizza la situazione attuale delle imprese, lanciando una bordata alla politica: “L’Italia è stata posta in un regime fortemente e duramente restrittivo, mentre i nostri concorrenti in Europa continuano a produrre in molti settori, ancora oggi abbiamo solo dati aggregati e non riusciamo a capire nella realtà cosa sta succedendo, non abbiamo dispositivi di protezione se dobbiamo pensare di riaprire, con regioni che proseguono con modelli diversi, non si può continuare a usare anacronistici codici Ateco che non rappresentano la manifattura e l’industria di ora e del futuro. Quindi la politica ci ha esposto a un pregiudizio fortemente anti-industriale che sta tornando in maniera molto importante in questo Paese: non pensavo di dover sentire più l’ingiuria che le imprese sono indifferenti alla vita dei propri collaboratori. Sentire certe affermazioni da parte del sindacato mi ha colpito profondamente. Credo che dobbiamo rispondere con assoluta fermezza”, ha detto il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, nel suo primo intervento.

Cosa fare dunque? “Vanno benissimo i comitati di esperti, ma la loro proliferazione dà il senso che la politica non ha capito, non sa dove andare, abbiamo un comitato a settimana, senza poteri, e il tempo è nostro nemico, rischia di disattivare la nostra presenza nelle catene del valore aggiunto mondiali, dimenticando che l’export è stata la chiave che ci ha permesso quella ripresa del 2014-2017 che è stata vanificata dall’aver smontato Industria 4.0, da provvedimenti come Reddito di cittadinanza e Quota 100. La strada di far indebitare le imprese non e’ la strada giusta, con tempi e modalità di accesso alla liquidità che non sono neanche immediati per le nostre imprese, il tempo deve essere rapido e veloce. Deve essere un tempo che ci fa realizzare due obiettivi: riaprire le produzioni perché sono le solo che danno reddito e lavoro e non certo lo Stato come padre che dispensa favori e prebende e non ha le risorse per farlo; secondo, evitare una seconda ondata di contagi che ci porterebbe a nuove chiusure drammatiche e devastanti”.

L’intervento di Bonomi si è chiuso con un messaggio di speranza: “Insieme dobbiamo cambiare l’Italia, abbiamo una grande occasione, in un momento molto drammatico, forse abbiamo la possibilità di fare quelle modifiche strutturali di cui il Paese ha bisogno. Il Paese richiede un ceto imprenditoriale che si assume le responsabilità per segnare la via di questo Paese e portarlo nel futuro”.

“Adesso ha ragione Carlo: dobbiamo riscoprire i valori fondamentali dello spirito di comunità di Confindustria, se vogliamo trasferirlo al Paese con coesione, competenza e unità. Saranno tempi difficili, di sacrifici e di pochi onori. L’auspicio a Carlo è che sia il presidente della ricostruzione dell’economia del Paese e per questo gli saremo tutti vicini, per lavorare uniti e insieme”. Sono le parole con cui il presidente uscente di Confindustria Vincenzo Boccia ha salutato il suo successore.

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