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Bankitalia, per le imprese domanda in calo: tagliate le previsioni ma non gli investimenti. “Economia in peggioramento”

“Nel secondo trimestre, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale restano complessivamente sfavorevoli”, si legge nell’indagine di Bankitalia. Inflazione al 5,8% tra 12 mesi, prezzi di vendita in rialzo

Bankitalia, per le imprese domanda in calo: tagliate le previsioni ma non gli investimenti. “Economia in peggioramento”

È un futuro economico a tinte fosche quello disegnato dalle imprese italiane nell’Indagine sulle aspettative di inflazione e di crescita pubblicata oggi lunedì 10 luglio dalla Banca d’Italia e condotta tra il 22 maggio e il 12 giugno 2023 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti.  All’interno del report, infatti, si legge che nel secondo trimestre del 2023 “i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale restano complessivamente sfavorevoli” e le previsioni per il prossimo futuro parlano di un “peggioramento della situazione economica del Paese” 

Bankitalia: “Per le imprese situazione in deterioramento, attese sull’inflazione ridotte”

“Si è verificato un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria in senso stretto, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni”, spiega l’indagine effettuata da via Nazionale, secondo cui l’impulso della domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre dell’anno, si è affievolito. In parallelo, si sono indebolite anche le attese sulla domanda, sia totale sia estera, nei prossimi mesi. 

Ci sono però anche dei dati che lasciano ben sperare: “Nonostante le condizioni per investire siano ritenute sfavorevoli, in particolare per le imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi, le aziende continuano a prefigurare un’espansione degli investimenti nell’anno in corso. Le prospettive dell’occupazione per i prossimi tre mesi rimangono positive”.

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi al consumo, le attese si sono invece ridotte su tutti gli orizzonti temporali. Parlando in percentuali le previsioni sono di un’inflazione al 5,8% sui 12 mesi e al 5 e 4,5 per cento sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni.

I giudizi delle aziende nel secondo trimestre

Nel secondo trimestre del 2023 il 12,6% delle aziende (era il 14,9 nella rilevazione precedente) ha riportato giudizi in miglioramento della situazione economica generale rispetto al trimestre precedente, mentre il 23,2% delle imprese (stabile) ha segnalato un peggioramento. 

Le valutazioni sono divenute più negative nell’industria in senso stretto, mentre sono migliorate nei servizi e nelle costruzioni, sottolinea Bankitalia.

I principali fattori che frenano le prospettive di crescita “continuano a essere l’incertezza economica e politica e, seppur in misura nettamente minore rispetto al 2022, l’andamento del prezzo del petrolio“. Si è indebolito inoltre l’impulso proveniente dalla domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre. Anche in questo caso, il peggioramento si è concentrato nel comparto dell’industria in senso stretto, a fronte della stabilità nei servizi e dell’ulteriore rafforzamento nelle costruzioni. Sviluppi analoghi hanno segnato i giudizi sulla domanda estera. Le attese sulla domanda totale e su quella estera nel terzo trimestre sono favorevoli, seppure meno positive che nel trimestre precedente.

Prezzi di vendita rivisti al rialzo

Come detto, le aspettative sull’inflazione al consumo sono ulteriormente scese su tutti gli orizzonti di previsione, pur restando su valori storicamente elevati. 

Rispetto a un anno fa, sono stati rivisti al rialzo anche i prezzi di vendita, che segnano +6,9% in media nell’industria in senso stretto (7,6% nella precedente rilevazione), +5% nei servizi (da 4,3%) e +5,9% nelle costruzioni. 
Nelle attese delle imprese la crescita dei prezzi di vendita si attenuerebbe nei prossimi 12 mesi nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni (a 1,9% da 2,8% e a 5,2% da 5,5%, rispettivamente) e si manterrebbe pressoché stabile nei servizi (a 3% da 2,9%). I prezzi delle materie prime continuerebbero a spingere al rialzo i prezzi di vendita, sebbene in misura meno marcata rispetto al trimestre precedente.

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