Baker Hughes affonda il colpo. Il gigante americano dei servizi per l’industria petrolifera e del gas è pronto a mettere le mani su Chart Industries con un’offerta interamente in contanti da 13,6 miliardi di dollari, superando così la proposta del rivale Flowserve e scombinando i piani già avviati per una fusione. Secondo il Financial Times, l’annuncio ufficiale potrebbe arrivare a breve, anche se l’intesa resta in fase di definizione.
L’operazione segna una tappa decisiva nella trasformazione di Baker Hughes, sempre più orientata verso un’identità tecnologica e industriale oltre i confini del tradizionale oil & gas. Con Chart, il gruppo rafforza la propria posizione in tre fronti strategici in piena espansione: Gnl, nucleare ed economia dei data center. Un deal americano, ma che porta la firma di un italiano.
Una scalata industriale guidata dall’italiano Lorenzo Simonelli
A guidare la trasformazione di Baker Hughes c’è, infatti, Lorenzo Simonelli, manager toscano con una laurea in Economia a Cardiff e una carriera costruita ai vertici della General Electric. Dal 2017 è al timone del gruppo, dove ha impresso una svolta decisa puntando sull’innovazione e sulla transizione energetica con il disimpegno dalle attività meno redditizie e maggiori investimenti in tecnologie energetiche pulite e a basso impatto ambientale.
L’acquisizione di Chart si inserisce in un disegno più ampio, che vede Simonelli ridefinire il ruolo di Baker Hughes come protagonista globale nel campo dell’energia industriale avanzata, con soluzioni in grado di gestire gas e liquidi in condizioni estreme, dalle basse temperature del Gnl alle infrastrutture digitali dei data center.
Chart Industries: un gioiello della criogenia industriale
Chart Industries è specializzata nella produzione di apparecchiature per il trasporto, lo stoccaggio e la manipolazione di gas e liquidi a bassissima temperatura, un know-how critico per industrie come GNL, idrogeno, raffreddamento dei data center e persino applicazioni nucleari.
L’azienda aveva raggiunto un accordo lo scorso giugno per fondersi con Flowserve in un’operazione azionaria da 19 miliardi di dollari, pensata per creare un leader globale nella gestione dei flussi industriali. L’offerta interamente cash di Baker Hughes, pari a 210 dollari per azione – con un premio del 22% rispetto alla chiusura di mercato di lunedì (171,65 dollari) – ha, però, convinto il board di Chart a interrompere l’intesa con Flowserve.
Una mossa che si inserisce in una fase di consolidamento del settore
Il deal si aggiunge a una lunga serie di operazioni che stanno ridisegnando la mappa del settore energetico statunitense. Nel solo 2023, le operazioni di fusione e acquisizione nell’oil & gas hanno superato i 250 miliardi di dollari. Nonostante un rallentamento nei mesi recenti, l’interesse per tecnologie abilitanti la transizione energetica – come quelle offerte da Chart – resta alto.
L’acquisizione da parte di Baker Hughes punta infatti a capitalizzare non solo le sinergie tecnologiche ma anche quelle commerciali, potenziando il portafoglio della società nei comparti in maggiore espansione.