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Argentina, flop di Milei alle legislative e i mercati non perdonano: la Borsa perde il 13% in una sola seduta

Il partito del presidente è uscito sconfitto alle legislative della provincia di Buenos Aires, che hanno segnato la rinascita del peronismo. Per Jp Morgan il rischio Paese è al livello più alto da quando l’Argentina ha trovato l’accordo con l’Fmi sul debito

Argentina, flop di Milei alle legislative e i mercati non perdonano: la Borsa perde il 13% in una sola seduta

La più grande sconfitta elettorale da quando è stato eletto presidente, nel dicembre 2023, e allo stesso tempo il primo vero segnale di rinascita del peronismo, dopo il flop del presidente uscente Alberto Fernandez un anno e mezzo fa e nonostante sia nel frattempo arrivata la condanna di 6 anni di reclusione per corruzione inflitta alla leader Cristina Kirchner. Ma soprattutto, la disfatta del presidente argentino Javier Milei nelle elezioni legislative della provincia di Buenos Aires è il primo significativo segnale di cedimento delle destre sovraniste a livello internazionale: negli Usa Donald Trump è saldamente in sella, in Brasile Jair Bolsonaro rischia il carcere ma è ancora popolarissimo, e in Europa assistiamo ad una progressione o un consolidamento degli estremismi in diversi Paesi, Italia compresa.

In Argentina invece sta andando diversamente: complici la terapia d’urto imposta da Milei all’economia (che soddisfa i parametri finanziari ma non sta dando gli effetti sperati sulla vita delle persone) e i recenti scandali che hanno coinvolto sia lui che la sorella Karina, in questa importante tornata di mid term il presidente della “motosega” è stato sonoramente bocciato dagli elettori. Il suo entourage, fiutando il malcontento popolare (durante la campagna elettorale la macchina sulla quale era a bordo Milei è stata presa a sassate nella periferia della capitale), puntava su un pareggio, ma in 6 distretti su 8 in cui si votava il partito del presidente ha perso di quasi 14 punti percentuali. A trionfare è stato invece il peronista Alex Kicillof, attuale governatore della provincia, che ha portato a casa quasi 4 milioni di preferenze (il 47,3%) e si afferma così come il principale esponente di una opposizione che grazie a questo risultato riprende fiato.

La reazione dei mercati: crolla la Borsa e preoccupa il peso

A Milei non è bastato nemmeno allearsi con l’ex presidente Mauricio Macri, del partito repubblicano: la coalizione di destra si è fermata al 33%. E il peggio per il leader sovranista deve forse ancora venire, visto che tra un mese si torna alle urne per le elezioni legislative nazionali, un altro importantissimo test di metà mandato per l’inquilino della Casa Rosada. Intanto Milei deve anche incassare la dura reazione del mondo finanziario, che finora lo aveva sostenuto anche se per la verità più nel 2024 che quest’anno, quando le deludenti stime sul Pil e la difficoltà di portare a termine alcune riforme hanno freddato l’entusiasmo dei mercati, interrompendo quella che per diverso tempo era sembrata una luna di miele. All’indomani del flop elettorale del presidente, l’indice di Borsa Merval di Buenos Aires è crollato del 13% in una sola seduta, confermando peraltro una tendenza fortemente ribassista registrata già in agosto: negli ultimi 30 giorni, il listino ha perso un quarto del proprio valore.

A preoccupare se possibile ancora di più è l’oscillazione del peso, che ha perso fino al 7% nei confronti del dollaro statunitense, arrivando lunedì a toccare il cambio di 1.450 pesos per 1 dollaro, di poco sotto alla soglia critica fissata sui 1.470 pesos. Il rischio di investimento in Argentina, misurato da JP Morgan, ha registrato un andamento al rialzo negli ultimi giorni, raggiungendo i 1.000 punti base, il livello più alto da quando il Paese ha siglato un nuovo accordo con il FMI (Fondo monetario internazionale) cinque mesi fa. Gli esperti sottolineano che Milei avrà possibilità di riscatto, ma vanno ricordati alcuni dati: la provincia di Buenos Aires rappresenta il 40% dell’elettorato totale, quindi è più di un campanello d’allarme per il governo, e inoltre è proprio in quella area che i tagli della Casa Rosada hanno di più indebolito il tessuto economico, portando ad esempio alla perdita di 33.000 posti di lavoro da quando Milei è presidente. Più in generale la reazione dei mercati sembra dovuta anche ad un’economia che è in stagnazione ormai da febbraio. La cura della motosega non funziona più.

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