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Banche, Basilea 3 è da rivedere

UNO STUDIO DI STEFANO MICOSSI e JACOPO CARMASSI – Invece di puntare alle radici del problema dei requisiti patrimoniali, l’ultimo accordo del Comitato di Basilea rattoppa il sistema pre-esistente con il risultato di complicarlo ancora di più – Bisogna abbandonare l’approccio Rwa al rischio di credito e rafforzare i poteri dei supervisori

Banche, Basilea 3 è da rivedere

Basilea 1 e Basilea 2 hanno fallito. La crisi del 2008 ne è la conferma. Ma le nuove regole di Basilea 3 sono davvero in grado di salvaguardare i risparmiatori – e i cittadini in generale – dal rischio di un nuovo shock sui mercati? Non ne sono convinti Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, e Jacopo Carmassi, economista presso la stessa associazione. I due esperti, che pubblicano studi anche presso il Ceps, il Centre for European Policy Studies di Bruxelles, hanno presentato un lavoro dal titolo “Time to set banking regulation Right” in cui invitano i governi dell’Unione Europea a rivedere la direttiva Crd IV – che introduce le regole di Basilea 3 alle oltre 8mila banche europpe – perché la ritengono insufficiente a scongiurare una nuova crisi finanziaria.

Secondo gli autori, l’ultimo accordo di Basilea ha sì rafforzato i requisiti di capitalizzazione delle banche ma non ha risolto il problema fondamentale: l’approccio al Rwa (risk-weighted assets) ovvero l’attivo ponderato per il rischio che corrisponde al minimo di capitale richiesto agli istituti in base al loro rischio di credito. L’approccio Rwa ha lasciato troppa autonomia ai supervisori nazionali nei confronti delle banche “too big too fail” e non riesce a eliminare le distorsioni competitive che consentono agli istituti più grandi di avere un ampio margine per decidere i propri requisiti di capitale.

I due economisti si soffermano dettagliatamente sulla differenza tra le norme di Basilea 3 e la Crd IV. La direttiva presentata dalla Commissione Europea sembra fare un passo indietro rispetto a quello stabilito dal comitato svizzero: protegge le banche universali sottocapitalizzate piuttosto che stabilire un quadro normativo più equo, offre regole più lascive sui requisiti alle banche, permette maggiore autonomia ai regolatori nazionali e dà ancora troppa importanza ai rating per calcolare il rischio di credito.

Per completare l’opera di Basilea 3 Micossi e Carmassi suggeriscono di implementare 3 punti principali:

Sostituire i requisiti di capitale basati sul Rwa e calcolati su modelli interni, con regole più forti, chiare e semplici. Il nuovo limite dovrebbe essere aumentato tra il 7% e il 10% e si dovrebbe pubblicare un ulteriore indicatore della forza di capitale basato sul mercato facendo riferimento ai Pillar 2 e 3.

Rafforzare l’azione dei supervisori attraverso una ristrutturazione del secondo Pilastro. Inoltre, per eliminare il rischio di moral hazard, il sistema deve prevedre una procedura obbligatoria da applicare alle banche quando il capitale minimo non venisse raggiunto.

Rafforzare la disciplina di mercato attraverso requisiti di capitali trasparenti e di facile comprensione per tutti gli attori del mercato, come ad esempio l’obbligo per le banche di emettere un numero consistente di obbligazioni convertibili.

Queste azioni dovrebbero essere applicabili a tutte le banche, senza eccezioni. E’ ora che governi e i parlamenti decidano di rivedere l’ultimo accordo di Basilea promettendo una maggiore responsabilizzazione nei confronti dell’interesse pubblico.

Scarica il testo completo dal sito del Ceps

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