Eni chiude i conti del primo semestre con un utile netto adjusted di 2,546 miliardi, -18%; nel secondo trimestre l’utile netto adjiusted è di 1,134 miliardi, -25%. Risultati raggiunti “nonostante lo sfavorevole scenario prezzi e valutario”, evidenzia la società, e comunque migliori delle stime del consensus degli analisti. L’utile netto è di 1,715 miliardi nel semestre (-8%) e di 543 milioni nel secondo trimestre (-18%).
Per il gruppo i ricavi della gestione caratteristica sono in calo del 14% nel secondo trimestre a 18,76 miliardi, -7% nel semestre a 41,33 miliardi. L’utile operativo adjusted è in calo del 41% nel secondo trimestre e del 28% nel semestre.
Eni: i conti pagano il calo del Brent e l’euro forte
Nel secondo trimestre 2025 – indica la società – il gruppo ha conseguito l’utile operativo proforma adjusted di 2,681 miliardi con una riduzione del 35% rispetto al trimestre di confronto “per effetto principalmente della flessione del 20% del prezzo del Brent e dell’apprezzamento del tasso di cambioeuro/dollaro (+5% rispetto al secondo trimestre 2024)” che hanno influenzato il settore dell’esplorazione e produzione “attenuati dal più favorevole mix produttivo dovuto al crescente contributo di barili a maggiore redditività e dall’efficienza nei costi”.
Gli altri settori “hanno registrato una performance più o meno in linea con il trimestre dell’anno scorso”. Anche “la performance dei satelliti legati alla transizione Enilive/Plenitude è stata in linea con le aspettative del management”. Nel secondo trimestre produzione di petrolio e gas sono “in riduzione del 2,6% rispetto al trimestre 2024 per effetto delle operazioni di portafoglio; tuttavia, in aumento dell’1,3% su base sequenziale, in controtendenza rispetto alla stagionalità, a conferma del trend di crescita previsto nel resto dell’anno”. Sul fronte del business della transizione, “la capacità installata di energia rinnovabile ha raggiunto 4,5 GW, in crescita del 45% rispetto al semestre ’24. Capacità di bio-raffinazione a 1,65 milioni di tonnellate/anno, con 1 milione di tonnellate/anno in fase di sviluppo”.
Eni alza guidance generazione cassa e conferma dividendi 2025
Eni, dunque, “rivede al rialzo le previsioni per l’intero 2025 e conferma il piano di ritorni agli azionisti”, “nonostante – indica – l’effetto negativo dell’indebolimento sia dei prezzi delle materie prime sia del dollaro” Sono “confermati i ritorni previsti per gli azionisti nel 2025, con un aumento del dividendo del 5% a 1,05 euro per azione e l’esecuzione di un programma di riacquisto azioni da almeno 1,5 miliardi” Quanto alla guidance, in particolare, il gruppo ha rivisto al rialzo le aspettative di generazione di cassa per il 2025, con un flusso di cassa operativo adjusted atteso in aumento a circa 11,5 miliardi (+0,5 miliardi); le iniziative di cassa e le altre misure organiche sono attese generare fino a 3 miliardi di liquidità, in aumento rispetto alla previsione iniziale di 2 miliardi “al fine di mitigare gli effetti dello scenario”; la proiezione ad anno intero dell’Ebit proforma adjusted di Ggp è in aumento a circa un miliardo (dai precedenti 0,8 miliardi).
Sono confermati gli investimenti lordi mentre “gli investimenti netti sono attesi inferiori a 6 miliardi rispetto alla previsione iniziale di 6,5-7 miliardi”. Confermata la previsione della produzione di petrolio e gas. Ed è confermato l’outlook per Enilive e Plenitude. L’indice di solidità finanziaria è atteso nell’intervallo indicato nel piano.
Eni: cosa ha detto l’ad Descalzi
“La costante attenzione con la quale Eni continua ad attuare la propria strategia ha determinato gli eccellenti risultati del secondo trimestre 2025. Nonostante uno scenario di mercato sfidante, il modello di business Eni conferma robustezza e flessibilità”: l’ad di Eni, Claudio Descalzi, lo evidenzia presentando i risultati dei primi sei mesi dell’anno. “La rigorosa disciplina finanziaria, un portafoglio sempre più solido e il contenuto prezzo di pareggio dei progetti sostengono il modello assicurando una strategia di crescita autofinanziata. Al tempo stesso, continuiamo a generare valore per gli azionisti, con la più forte struttura patrimoniale mai registrata”, aggiunge.
Nel trimestre – indica ancora l’ad di Eni – “abbiamo continuato a generare crescita e valore in tutti i nostri business. Nell’ambito dei satelliti della transizione, abbiamo definito i termini per un investimento del 20% da parte di Ares in Plenitude come pure per costituire una nuova entità congiunta con Gip“, il fondo Global Infrastructure Partners parte di BlackRock, “che gestirà il nostro business della Ccus”, il settore della ‘carbon capture, utilization and storage’ “Nell’upstream – commenta ancora Descalzi – prevediamo in linea con i tempi programmati di lanciare il nuovo satellite con Petronas, che sarà focalizzato sulla valorizzazione delle risorse gas dei due partner in Indonesia/Malesia. Inoltre, l’attesa decisione finale di investimento del progetto Argentina Lng rappresenta un passo significativo nell’espansione del nostro business del Gnl”.
“Infine – prosegue -, abbiamo identificato ulteriori iniziative di cassa che nel complesso ci consentiranno di generare circa 3 miliardi di contributo alla nostra posizione finanziaria”.
Nel secondo trimestre “la gestione industriale ha realizzato 2,7 miliardi di Ebit proforma adjusted, 1,13 miliardi di risultato netto adjusted e 2,8 miliardi di flusso di cassa operativo, superiore ai fabbisogni per gli investimenti di 2 miliardi”. “Nonostante l’evoluzione sfavorevole del cambio euro/dollaro, abbiamo mantenuto un rapporto d’indebitamento proforma estremamente contenuto a 0,10, limite inferiore dell’intervallo da noi dichiarato”.
“Guardando al futuro – indica quindi l’ad di Eni – , riteniamo che la nostra solida posizione finanziaria, la strategia distintiva e differenziata e la capacità di rimanere flessibili e rapidi, continueranno a concorrere al nostro posizionamento ottimale per affrontare la volatilità di questa fase di mercato e per continuare ad assicurare competitivi ritorni ai nostri azionisti”.