Tregua Iran Israele e Mark Rutte: chissà se il segretario generale della Nato, Rutte, padrone di casa al vertice dell’Alleanza Atlantica – che si esaurirà oggi all’Aja in un’unica sessione – poteva mai immaginare che un messaggio privato inviato al presidente americano, Donald Trump, sulla tregua in Iran e sull’obiettivo di spesa del 5% per i 32 Paesi membri, sarebbe diventato di dominio pubblico, mostrando quello che tutti già sapevano, ossia la totale dipendenza di Rutte rispetto alla nuova amministrazione americana, anche se non proprio in termini così plateali.
Tregua Iran Israele e Mark Rutte: Trump all’Aja
Il presidente Usa non ha avuto infatti alcuna remora, ieri, a pubblicare sul suo social Truth, mentre era in volo verso l’Olanda, lo screenshot di un messaggio inviatogli da Rutte. Il testo fa riflettere abbastanza : “Caro presidente, caro Donald – ha rilanciato Trump – congratulazioni e grazie per la tua azione decisiva in Iran, davvero straordinaria, che nessun altro avrebbe osato compiere. Ci rende tutti più sicuri. Stasera volerai verso un altro grande successo all’Aja. Non è stato facile, ma siamo riusciti a far firmare a tutti il 5%! Donald, ci ha condotti a un momento davvero importante per l’America, l’Europa e il mondo. Raggiungerai qualcosa che nessun presidente americano è riuscito a fare negli ultimi decenni. L’Europa pagherà molto, come è giusto che sia, e sarà una tua vittoria. Buon viaggio e ci vediamo alla cena di Sua Maestà!”.
Trump e l’Europa sempre più marginale
Un messaggio che riafferma il ruolo chiave degli Stati Uniti nell’alleanza ma nello stesso tempo mette in evidenza come, dall’altra sponda dell’Atlantico, i Paesi europei che sono in prima fila e con una guerra alle porte in Ucraina si debbano per ora accontentare di un ruolo assolutamente marginale e del tutto sottomesso alle necessità e direttive che vengono da Washington.
Trump al vertice Nato dell’Aja
Quello che è certo è che il presidente Usa può presentarsi al vertice Nato dell’Aja da vincitore. Il summit si presta ad essere quindi una passerella perfetta per Trump che ha fatto sapere come abbia rimbrottato lo stesso premier israeliano Netanyahu che stava violando la tregua con l’Iran. Il presidente americano aveva infatti già annunciato il cessate il fuoco su Truth alla mezzanotte di martedì . Non tutto è filato liscio con Teheran che accusava Israele di aver lanciato missili anche dopo l’inizio del cessate il fuoco, fissato alle 7 di mattina. Israele ha risposto, sostenendo che fosse stato l’Iran a violare i patti e lanciare 3 missili.
I due nemici si stavano preparando alla rappresaglia quando Trump è dovuto intervenire di nuovo. Sempre su Truth Trump ha messo in guardia: “Il cessate il fuoco è in vigore, non violatelo per favore”, ha scritto il presidente Usa. Israele ha quindi deciso di annullare i raid su un gran numero di obiettivi e colpire solo un sistema radar fuori Teheran secondo una fonte israeliana e questo proprio in seguito alla conversazione del presidente Trump con il primo ministro Netanyahu. Anche Teheran ha confermato la tregua. “Se il regime sionista non violerà il cessate il fuoco, nemmeno l’Iran lo violerà” ha assicurato il presidente iraniano Massoud Pezeshkian. Anche i voli internazionali su Tel Aviv e Theran stanno quindi riprendendo.
Aja, Rutte e le spese militari al 5% del Pil
All’Aja, nel frattempo, Mark Rutte preparava il terreno alla seconda vittoria di Trump sul 5% come obiettivo per le spese militari rispetto al Pil anche se Paesi come la Spagna lo contestano. Uno sforzo finanziario più che raddoppiando rispetto al 2% fissato nel 2014. Ci saranno dieci anni di tempo per raggiungerlo senza alcun target annuale e una data, 2029, per verificare come staranno le cose in corso d’opera. Il 5% sarà composto da un incremento della spesa militare classica (armamenti, truppe, equipaggiamenti) al 3,5% del Pil e il restante 1,5% per investimenti in sicurezza che includono anche infrastrutture civili, cybersicurezza, mobilità militare (aeroporti militari, porti e perfino secondo alcuni il ponte di Messina per l’Italia).
Un aumento di spesa che deriva dalla necessità di venire incontro alle nuove minacce che Rutte ha indicato nella Russia e nella Cina. Se i membri della Nato “non agiranno ora” con un aumento della produzione militare, ha detto Rutte “la Russia tentera’ qualcosa in 3-7 anni” ai danni dell’alleanza.
Rutte ha anche rassicurato i membri europei della Nato che dovrebbero “smettere di preoccuparsi” di un possibile affievolimento dell’impegno degli Usa per l’alleanza e “assicurarsi di investire” nell’industria militare e “continuare il sostegno all’Ucraina”. Gli Stati Uniti, ha assicurato sono ancora con noi e sono per la Nato una guida superiore, ha insistito Rutte.
Unico punto in cui il segretario della Nato ha mantenuto la barra ferma anche rispetto alla linea di Trump è il sostegno all’Ucraina. La Nato, ha affermato Rutte, sta “costruendo un ponte” per l’ingresso dell’Ucraina e nel comunicato finale del vertice ci sarà “un linguaggio importante” sul sostegno a Kiev. “Abbiamo ragione di pensare che per il 2025 – ha aggiunto Rutte – avremo più aiuti militari dell’anno scorso, oltre 50 miliardi”. Se ne saprà di più oggi quando Zelensky incontrerà probabilmente il presidente americano Trump a margine del vertice.
Aja, vertice Nato: cosa fa l’Italia
Anche Giorgia Meloni è all’Aja insieme al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e al ministro della Difesa, Guido Crosetto. L’Italia, confermerà la premier, rispetterà gli impegni presi che si traducono con il raggiungimento del 3,5 per la difesa e dell’1,5 per la sicurezza. Impegni “che dovranno essere chiari, trasparenti e soprattutto sostenibili dal punto di vista economico e finanziario, sia per questo governo sia per quelli che verranno dopo di noi”. La necessità per la Meloni è quella di “rendere compatibili le regole del patto di stabilità” con l’incremento delle spese di difesa. In particolare “con riferimento alle procedure di deficit eccessivo, riguardo cui è necessario conseguire una parità di trattamento ed evitare rischi di applicazioni asimmetriche”. Grazie alla mediazione con la Nato, ha annunciato la premier, avremo un periodo di 10 anni per raggiungere il 3,5%, libertà per gli aumenti annuali e possibilità di revisione nel 2029.