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Gennaro Gattuso nuovo CT dell’Italia: a Ringhio l’arduo compito di guidare gli Azzurri verso il Mondiale 2026

“Gattuso è un simbolo del calcio italiano, l’azzurro per lui è come una seconda pelle”, assicura Gravina. Ma sarà davvero lui l’uomo della provvidenza? A Ringhio il difficile compito di risollevare il morale di una Nazionale che rischia di restare fuori dal Mondiale per la terza volta consecutiva

Gennaro Gattuso nuovo CT dell’Italia: a Ringhio l’arduo compito di guidare gli Azzurri verso il Mondiale 2026

Alla fine sarà un campione del mondo a provare a risollevare le sorti di una Nazionale in caduta libera. Gennaro Gattuso è ufficialmente il nuovo commissario tecnico dell’Italia. Prende il posto di Luciano Spalletti, esonerato dopo il clamoroso tonfo contro la Norvegia (ma in campo nella successiva vittoria contro la Moldova) che ha compromesso il cammino azzurro. Una scelta figlia dell’urgenza e, forse, anche della mancanza di alternative convincenti: dopo il rifiuto di Claudio Ranieri e le tiepide valutazioni su nomi come Pioli, Mancini (per un clamoroso ritorno) o ipotesi esotiche come José Mourinho, la Federazione ha deciso di puntare sull’uomo di Corigliano Calabro.

Gattuso è un simbolo del calcio italiano, l’azzurro per lui è come una seconda pelle”, ha dichiarato il presidente della FIGC Gabriele Gravina, ufficializzando la nomina. “Le sue motivazioni, la sua professionalità e la sua esperienza saranno fondamentali per affrontare al meglio i prossimi impegni della Nazionale”. La presentazione ufficiale è fissata per giovedì 19 giugno alle ore 11 all’Hotel Parco dei Principi di Roma.

Una generazione di campioni (non) in panchina

La nomina di Gattuso non ha entusiasmato il Paese. Se per Gianluigi Buffon “è la scelta migliore fatta per la Nazionale”, tra tifosi e addetti ai lavori non mancano perplessità. A pesare sono anche i precedenti di quella generazione campione del mondo nel 2006, straordinaria sul campo ma finora deludente in panchina.

L’elenco è lungo e poco confortante: Fabio Cannavaro ha raccolto risultati modesti tra Cina e Croazia e qualche parentesi in Italia (Benevento e Udinese; Alessandro Nesta è stato esonerato dal Frosinone e retrocesso con il Monza in Serie B; Massimo Oddo ha vissuto più esoneri che successi; Alberto Gilardino, seppur con qualche buona intuizione a Genova, non ha ancora trovato continuità; Andrea Pirlo, al netto della Coppa Italia vinta con la Juventus, non ha lasciato il segno né a Torino né alla Sampdoria. Meglio, forse, chi ha scelto una strada diversa: Alessandro Del Piero e Luca Toni, oggi stimati commentatori più che allenatori.

Lo stesso Gattuso non fa eccezione. La sua carriera da allenatore, iniziata più di dieci anni fa, è stata più turbolenta ma povera di trofei e soddisfazioni. L’unico vero successo è la Coppa Italia vinta con il Napoli nel 2020, in una stagione in cui riuscì a dare compattezza e carattere a una squadra in difficoltà colpita dall’esonero di Ancellotti.

Il resto del percorso è fatto di tante esperienze, con alterne fortune. Dopo un primo passaggio fugace al Palermo nel 2013, e un’avventura travagliata in Grecia all’OFI Creta, Ringhio ha guidato il Pisa tra il 2015 e il 2017, riuscendo a riportarlo in Serie B nonostante numerose difficoltà societarie. Poi il ritorno al Milan, prima con la Primavera, poi con la prima squadra: due stagioni in cui ha sfiorato la qualificazione in Champions League, senza però riuscire a ottenere risultati davvero memorabili. Dopo Napoli, sono seguiti altri incarichi all’estero: al Valencia, dove l’esperienza si è chiusa tra tensioni e incomprensioni, e poi al Marsiglia, dove non è riuscito a lasciare il segno. L’ultima tappa è stata in Croazia, sulla panchina dell’Hajduk Spalato, dove ha vissuto un duello a distanza con Fabio Cannavaro, allenatore della Dinamo Zagabria. Alla fine, però, né l’uno né l’altro sono riusciti a conquistare il titolo, sfumato all’ultima giornata a favore del sorprendente Rijeka.

Un percorso fatto di alti e bassi, più grinta che gloria. Ma forse è proprio quella grinta, la sua caratteristica più riconoscibile, ciò di cui oggi ha bisogno una Nazionale che da anni ha perso identità e orgoglio. E che ora cerca, con Gattuso, una nuova scintilla.

Le prime sfide e la corsa al Mondiale

Gennaro Gattuso debutterà ufficialmente da commissario tecnico della Nazionale il prossimo 5 settembre, a Firenze, nella sfida contro l’Estonia, valida per la quinta giornata del girone di qualificazione al Mondiale 2026. Tre giorni più tardi, l’8 settembre, gli Azzurri affronteranno l’Israele in trasferta: due partite chiave per rilanciare una squadra scivolata indietro dopo il pesante ko contro la Norvegia.

Per ottenere la qualificazione diretta al prossimo Mondiale, l’Italia dovrà vincere tutte le restanti partite del girone, inclusa la gara di ritorno proprio contro la Norvegia, possibilmente con ampio margine per migliorare la differenza reti. In caso contrario, resterà percorribile la via dei playoff, riservati alle dodici seconde classificate e alle quattro migliori squadre della Nations League non ancora qualificate.

Il calendario delle prossime sfide:

  • 5 settembre: Italia vs Estonia
  • 8 settembre: Israele vs Italia
  • 11 ottobre: Estonia vs Italia
  • 14 ottobre: Italia vs Israele
  • 13 novembre: Moldavia vs Italia
  • 16 novembre: Italia vs Norvegia

Una rincorsa difficile, ma non impossibile. Toccherà a Gattuso ridare entusiasmo a un gruppo smarrito e riportare l’Italia dove manca da troppo tempo: non solo ai Mondiali, ma anche oltre la fase a gironi, traguardo che ci sfugge dal lontano 2006. Da quella magica notte di Berlino, che ancora oggi resta l’ultima vera immagine vincente del nostro calcio.

Speriamo che Ringhio porti con sé non solo la sua grinta, ma anche un pizzico di quella fortuna che alla Nazionale (Europei 2020 esclusi) manca da anni.

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