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Unipol, Blackrock sale nel capitale. Norges al 2% della Milano. Cimbri al lavoro sul mega gruppo

Il fondo sale nel capitale di Unipol a fine luglio – Norges Bank al 2% della Milano – Attesa per l’entrata di nuovi azionisti nell’asta sull’inoptato che slitta a fine agosto – Cimbri: “E’ il tempo di rimboccarci le maniche e lavorare” – Nessuna preoccupazione sulla possibilità che la magistratura e la Consob intervengano per cambiare la fusione

Unipol, Blackrock sale nel capitale. Norges al 2% della Milano. Cimbri al lavoro sul mega gruppo

Guardando come investono le mani forti internazionali si potrebbe sperare nella riuscita del controverso matrimonio Unipol-Fonsai. Blackrock è salito lo scorso 30 luglio al 5,03% di Unipol e ha acquistato la quota fuori dall’aumento di capitale. La quota è detenuta in indiretta gestione non discrezionale del risparmio e fa capo a Blackrock International per lo 0,031%, Blackrock Fund Advisors per lo 0,347%, Blackrock Advisors (Uk) per lo 0,003% e Institutional Trust Company per il 4,649%. Blackrock non è un nome qualsiasi ma un gigante degli investimenti da 3mila miliardi che potrebbe da solo comprarsi tutto il debito italiano e un punto di riferimento per l’industria degli investimenti a Wall Street. Così come non è un nome da poco Norges Bank che lo scorso 3 agosto è salita al 2,014% della Milano Assicurazioni, ormai confluita nella grande Unipol che sta nascendo con il salvataggio del polo Fonsai (controllante di Milano). Norges Bank è la banca centrale norvegese a capo del ricco fondo sovrano del Paese alimentato con i proventi del petrolio nordico che qualche tempo fa ha investito nelle Assicurazioni Generali (di cui tra l’altro è azionista la stessa Blackrock con il 2,82%).

“Fa solo piacere che un grande fondo internazionale abbia deciso di investire sul buon esito di questo progetto, pensiamo abbiano fatto la scelta giusta” ha ovviamente commentato Carlo Cimbri, ad di Unipol, al termine di un incontro tra il management del gruppo bolognese e quello di Fonsai. Blackrock nei giorni scorsi era stato indicato come uno dei possibili interessati a rilevare l’inoptato del doppio di aumento di capitale in asta, che doveva partire in questi giorni ma che è stata spostata verso la fine di agosto nella speranza che le quotazioni riprendano un po’ quota (i valori sono schiacciati proprio dalla stessa “mole” dell’inoptato da 660 milioni che se dovesse finire tutto alle banche verrebbe presubimilmente spesso scaricato sul mercato). L’attesa è comunque che con l’occasione entrino nel capitale nuovi investitori, tra cui è circolato il  nome del finanziere Raffaele Mincione che ha già partecipato all’aumento di capitale di Bpm. Ma anche che il fondo Amber arrotondi la sua quota dell’1,64% in Fonsai. Cimbri non si sbilancia: ”È  difficile dirlo ora – ha detto – bisogna aspettare la ripresa della piena attività dei mercati” dopo Ferragosto quando l’inoptato verrà collocato”.

Cimbri è arrivato a Milano oggi a un incontro con diversi dirigenti di Fondiaria Sai per conoscere i manager della società ed è stato accolto dall’ad di Fonsai Emanuele Erbetta. Una riunione definita “già operativa”, parte di un lavoro che proseguirà nei prossimi mesi. “Dal 20 luglio siamo un gruppo unico: ora è il tempo di rimboccarci le maniche e lavorare”, ha commentato. Il tam tam delle indiscrezioni di stampa vede gli uomini Unipol in larga maggioranza nei comitati che delineeranno il nuovo volto del neonato mega gruppo. Ma Cimbri smentisce: “Sui giornali ho letto un sacco di sciocchezze: se c’è una riunione a Bologna è chiaro che vi partecipano le persone che sono già lì”, dice. Su un punto non c’è dubbio. Gli asset da dismettere per soddisfare le richieste dell’Antitrust saranno solo Fonsai. “fa parte del lavoro definirli in termini concreti – ha detto – in ogni caso si tratterà solo di asset di Fonsai. Quando avremo deciso quali saranno gli asset sicuramente arriveranno le manifestazioni di interesse”.

Insomma, avanti tutta e nessun timore, dice Cimbri, che la magistratura o Consob possano intervenire per cambiare la fusione a quattro col gruppo Fonsai. No, non sono preoccupato: non vedo elementi”, afferma il manager che sul filone indagini ha al momento escluso una sua convocazione dalla magistratura milanese che indaga sul gruppo Ligresti, mentre non ha voluto commentare l’intervista su Repubblica di ieri dell’amministratore di Mediobanca, Alberto Nagel. E sulla possibile Opa su Premafin che la Consob potrrebbe imporre qualora venisse accertata l’esistenza di un accordo segreto tra Mediobanca e i Ligresti? ”Faccio fatica ad esprimere valutazioni, quindi non mi pongo la questione – ha commentato – aspettiamo che gli approfondimenti delle autorità competenti vengano esperiti”. A Bologna per il momento gli accordi segreti non preoccupano:  ”sappiamo quello che abbiamo fatto – ha spiegato Cimbri – e su quello che abbiamo fatto siamo totalmente sereni”.

Intanto il Siti, il Sindacato italiano per la tutela dell’investimento e del risparmio, ha lanciato una iniziativa a favore degli azionisti ed ex azionisti di Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin, in relazione alle ipotesi di reato su cui stanno indagando le Procure di Torino e Milano. Il Siti ha attivato “una propria iniziativa collettiva di tutela, tesa alla costituzione di parte civile nei procedimenti penali per il risarcimento del danno subito dagli azionisti” rivolta a “coloro che hanno subito o stanno subendo ingenti perdite” a causa del tracollo dei titoli del gruppo Ligresti.

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