Con l’astuzia di una vecchia volpe democristiana e con la passione e l’energia del suo maestro, Giovanni “Albertino” Marcora, il leader del Centro democratico associato al Pd, Bruno Tabacci, ha dato il filo da torcere al Governo sul collocamento del 2024 del 15% del Monte dei Paschi su cui, non per caso, sta indagando la Procura di Milano con esiti imprevedibili ed effetti tutti da scoprire sull’Ops lanciata dalla banca senese sul Mediobanca. Tabacci, nel corso di un recente confronto parlamentare con il sottosegretario Federico Freni, è andato subito al sodo sollevando interrogativi molto scomodi per il sospetto di troppi concerti e troppi conflitti d’interesse nell’opacità del collocamento di una quota importante di Mps dell’anno scorso. “Concerto” perché, a differenza di precedenti operazioni di collocamento, la quota della banca senese è finita “in mano a soli quattro soggetti, tra cui Caltagirone, Delfin e Banco Bpm” e possibile conflitto d’interessi per la scelta di “Banca Akros, controllata da Banco Bpm, come intermediario unico italiano, incaricato dal Mef per il collocamento”. “Troppo opacità” denuncia con forza Tabacci, secondo cui “la concentrazione delle quote e i tempi dell’operazione evocano scenari che ci riportano a stagioni buie della finanza italiana, come quella dei furbetti del quartierino”, una compagnia di immobiliaristi e finanzieri poco raccomandabili e spesso transitati per le patrie galere che vent’anni fa cercarono senza successo di scalare la Bnl. Parole pesanti come pietre quelle di Tabacci che gettano un’ombra anche sull’Ops di Mps su Mediobanca.
Tabacci bacchetta il Mef: “L’opacità del collocamento del 15% di Mps ci riporta ai tempi bui dei furbetti del quartierino”
Bruno Tabacci è uno dei pochi parlamentari che sa quel dice quando parla di banche e che non le manda a dire al Governo. Il riferimento ai “tempi bui della finanza che ci riportano alla stagione dei furbetti del quartierino” in relazione al collocamento del 15% di Mps del 2024 parla da solo
