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Riforma Rai, comincia al Senato la battaglia parlamentare: 11 proposte in campo per rispondere a Bruxelles

La riforma Rai entra nel vivo con 11 proposte di legge e uno scontro parlamentare annunciato. Il Governo punta a una sintesi rapida, ma l’opposizione contesta il testo, sollevando dubbi su concessione, canone e nomine

Riforma Rai, comincia al Senato la battaglia parlamentare: 11 proposte in campo per rispondere a Bruxelles

Dopo il deposito dell’ultima proposta di Legge a firma Mariastella Gelmini (Noi Moderati) si è completato il panorama delle 11 ipotesi di riforma del Servizio Pubblico depositate in VIII Commissione Senato dove si è costituito il Comitato ristretto con il compito di trovare una sintesi da portare in Aula entro breve.

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Riforma Rai, pressioni da Bruxelles: l’Emfa entra in vigore

Obiettivo comune di maggioranza e opposizione è inviare un messaggio a Bruxelles forte e chiaro: “Abbiamo recepito le indicazioni dell’Emfa (European Media Freedom Act) e ci siamo messi al lavoro per riformare la Rai come previsto dall’art. 5”. Infatti, il prossimo 8 agosto il dispositivo europeo dovrebbe entrare in vigore e, in carenza di un atto normativo di recepimento, il nostro Paese potrebbe incorrere in un grave procedimento di infrazione con conseguente multa molto salata.

Ecco allora che ieri i partiti di maggioranza, FdI, Lega, FI e NM, presenti con Raffaele Speranzon, Giorgio Bergesio, Roberto Rosso e Mariastella Gelmini hanno convocato di gran carriera una conferenza stampa per illustrare la sintesi delle loro quattro proposte da sottoporre poi al confronto con l’opposizione.

I punti chiave della proposta di maggioranza

Gli elementi maggiormente rilevanti della proposta sono: il parere vincolante della Vigilanza Rai sullo schema di Contratto di Servizio; l’apertura per Rai alla cessione di quote delle società controllate “… mantenendo comunque, per quanto riguarda le società non quotate, il controllo societario”; la relativa novità (in vista del rinnovo previsto ad aprile 2027) dell’affidamento della Concessione ad una “società” non meglio definita (la Legge Renzi stabilisce invece che la Concessione sia esclusiva della Rai); la presentazione periodica annuale del piano strategico per l’innovazione digitale e il piano editoriale; la possibile riduzione del canone in misura non superiore al 5% annuo da motivare e da accompagnare da una relazione tecnica; l’aumento del numero dei consiglieri di fonte parlamentare, Camera e Senato, che passerebbero dagli attuali 4 a 6 (rimane il settimo nominato dai dipendenti Rai) che rimangono in carica 5 anni invece di tre attuali; il meccanismo di nomina prevede due scrutini a maggioranza qualificata dei due terzi e dalla terza votazione la maggioranza semplice. Presidente e ad (questo rimane in carica 3 anni) vengono nominati dal Cda. Il presidente, infine, assume un ruolo più rilevante rispetto a quello attuale laddove, ad esempio, “concorre a garantire la coerenza tra l’indirizzo editoriale e la gestione esecutiva”. Nota a margine: scompare del tutto la definizione del presidente come “ruolo di garanzia”.

Proprio ieri pomeriggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato: “Il quadro offerto nella Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sul tema di designazione del presidente della Rai è sconfortante”.

Il Governo punta all’autunno, ma l’opposizione alza le barricate

Per quanto detto in conferenza stampa, l’intendimento dei partiti di Governo è quello di raccogliere alcune istanze dell’opposizione con l’obiettivo dichiarato, come ci ha confermato il Senatore Rosso, di portare la riforma Rai in Aula del Senato in autunno, forse già alla fine di settembre. Appare però un’impresa ardua: PD, M5S e AVS hanno fatto sapere subito che questo testo è irricevibile e si dichiarano pronti alla battaglia parlamentare. La presidente della Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha dichiarato “Un testo che presenta molte più ombre che luci. Prendiamo atto del fatto che la maggioranza, pur in ritardo sull’urgenza dell’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act, ha accolto alcune delle istanze minime previste dal regolamento europeo”.

I nodi critici: concessione, canone e nomine

Nel corso dell’incontro di ieri abbiamo sollevato alcune osservazioni. Il tema “rinnovo Concessione” ci appare di assoluto rilievo: solo in quel contesto è possibile valutare il peso e le conseguenze che con questa riforma, posto che riesca ad andare in porto compiutamente, si potranno evidenziare quando si aprirà il dibattito sull’argomento. È noto, infatti, che da tempo si ventila la possibilità che la Concessione possa essere messa a gara e che la Rai potrebbe trovarsi in compagnia di altri soggetti interessati. Non specificare, oggi, questo “dettaglio” potrebbe lasciare intendere che questo argomento sia oggetto di “trattativa” e non più una certezza per Rai.

Canone Rai a rischio? Le criticità rispetto all’Emfa

Abbiamo poi osservato che il tema canone, così come è stato enunciato, appare esattamente il contrario di quanto indicato dall’Emfa che invece dispone che il Servizio Pubblico debba essere garantito da risorse certe. Anzitutto con questo testo si prevede che il canone possa ridursi quando invece potrebbe essere pure possibile che possa aumentare (è tra i più bassi in Europa). Ma ciò che appare più importante è che l’enunciato dispone una riduzione progressiva e relativa, da definire anno per anno con apposita Legge di Bilancio (scritta dal Governo) senza specificare chi è il soggetto che possa proporre la motivazione per la quale ridurlo e in che proporzione, ovvero tutto meno che la certezza della risorsa. 

Rischio nomine politicizzate con il meccanismo a doppio turno

Infine, abbiamo osservato che il sistema della doppia votazione (le prime due a maggioranza qualificata e dalla terza in poi a maggioranza semplice) apre una voragine alla possibilità che gli esiti del voto siano assegnati alla maggioranza di turno, quale che essa sia: è sufficiente mandare a vuoto i primi due scrutini per andare subito alla maggioranza semplice che potrebbe quindi, anche se in via del tutto teorica, votarsi tutti i suoi consiglieri. Vedi pure l’attuale stallo della Vigilanza Rai che da ottobre scorso non riesce a riunirsi per votare il presidente dell’ex Viale Mazzini (da ottobre dovremmo iniziare a dire “Viale Cristoforo Colombo).

Una riforma per l’equilibrio politico, non solo per l’Europa

Conclusione: la maggioranza, il Governo ha fretta di chiudere la partita non tanto e non solo per parare il possibile colpo della procedura di infrazione europea quanto più per cercare una “quadra” interna alla coalizione necessaria a stabilizzare un terreno molto insidioso in vista delle prossime consultazioni politiche del 2027 (per coincidenza, lo stesso anno del rinnovo della Concessione Rai). Sistemare e risolvere l’attuale impasse Rai potrebbe essere il vero obiettivo, concreto e vicino, sottinteso a questa ipotesi di riforma.

Opposizione in trincea, ma con proposte deboli

Infine, per quanto riguarda l’opposizione, oltre che opporsi, di fatto non hanno carte da giocare. Le sole proposte depositate in VIII commissione Senato (2 PD, una M5S e una AVS) nella migliore dei casi sono carenti del tutto del sopraggiunto Emfa (che non viene proprio citato se non dalla proposta Bevilacqua) ma in primo luogo sono ancorate tutte ad un modello di governance, la cosiddetta “fondazione”, che altro non sarebbe che una sorta di privatizzazione sotto mentite spoglie: come altro definire di fatto la cessione di proprietà dello Stato verso un altro soggetto? I partiti di governo hanno del tutto “snobbato” questa ipotesi riportando invece, secondo quanto da loro dichiarato, tutto nell’ambito parlamentare. Fatto sta che, comunque, ad oggi che sul tavolo di confronto politico l’opposizione non sembra avere proposte decisive. Il Governo, intanto, procede ed è disponibile al confronto per rivedere e aggiustare qualche punto. Quali? La battaglia è appena iniziata, se ne parlerà a settembre.

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