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OpenAI tra maxi valutazione, modelli open-source e pressioni etiche. Quale futuro per la società di ChatGpt?

Settimana intensa per la società di Sam Altman: mentre la valutazione vola verso i 500 miliardi di dollari, arrivano i nuovi modelli open-source e debutta ufficialmente Gpt-5. Ma intanto, quattro Premi Nobel – tra cui Giorgio Parisi – guidano un appello per chiedere maggiore trasparenza

OpenAI tra maxi valutazione, modelli open-source e pressioni etiche. Quale futuro per la società di ChatGpt?

Settimana intensa per OpenAI, finita al centro dell’attenzione con due novità cruciali e qualche critica sulla direzione intrapresa. Da un lato, la notizia di una possibile maxi-valutazione da 500 miliardi di dollari dall’altro, il rilascio di due modelli open-weight che segnano una svolta nella strategia della casa madre di ChatGpt.

Secondo quanto riportato da fonti vicine all’azienda, OpenAI starebbe valutando con alcuni investitori una vendita secondaria di azioni, destinata a dipendenti ed ex dipendenti. L’operazione, se confermata, potrebbe far salire la valutazione da 300 a 500 miliardi di dollari, una cifra che supererebbe persino quella di SpaceX, oggi stimata intorno ai 400 miliardi. Un balzo che confermerebbe OpenAI come uno degli attori privati più potenti dell’intero panorama tech globale.

Ma non è tutto. In contemporanea, OpenAI ha anche rilasciato due nuovi modelli di intelligenza artificiale: gpt-oss-120b e gpt-oss-20b. Si tratta di una decisione sorprendente, soprattutto considerando che l’azienda non pubblicava un proprio modello “open-weight” dal 2019. La svolta arriva dopo che la cinese DeepSeek aveva annunciato l’apertura dei suoi modelli AI, spingendo OpenAI a fare altrettanto.

Dietro questa decisione si intravede un disegno più ampio, in linea con l’impennata che l’intelligenza artificiale ha vissuto negli ultimi mesi. E se con ChatGpt l’azienda ha rivoluzionato il modo in cui l’AI viene usata dalle persone, ora si interroga – e viene interrogata – sul proprio ruolo nel garantire che la potenza di questi strumenti resti accessibile, responsabile e, almeno in parte, “open”. Ma con la diffusione dei nuovi modelli, OpenAI è davvero tornata a essere open?

OpenAI, cosa c’è dietro la possibile vendita di azioni

Il Financial Times anticipa che, se l’operazione dovesse andare a buon fine, l’azienda di Sam Altam diventerebbe il gruppo tecnologico privato più valutato al mondo. La notizia, che arriva dagli Stati Uniti, è senza dubbio interessante: non è escluso che la manovra si inserisca in una preparazione all’Ipo, anche se al momento si tratta solo di ipotesi. Di certo c’è che OpenAI si sta muovendo per capitalizzare la straordinaria crescita dei suoi servizi: secondo Reuters, gli utenti settimanali di ChatGpt sono passati da 400 a 700 milioni tra febbraio e oggi. Una crescita nell’utilizzo che OpenAI sta valutando come sfruttare.

Come riporta Bloomberg, il potenziale aumento di valutazione non sarebbe solo una questione di immagine o fundraising, ma un tassello strategico per trattenere i talenti. Negli ultimi mesi, infatti, numerosi ex dipendenti di OpenAI sono stati reclutati da Meta, attratti da compensi molto competitivi. Offrire quote della società o aumentare il valore delle stock option potrebbe servire a rafforzare il legame con i dipendenti e ridurre la fuga verso la concorrenza.

OpenAI torna davvero open? I modelli gpt-oss segnano una svolta

Diffondere i propri modelli non è mai una scelta banale per un’azienda di intelligenza artificiale. La ragione è che rendendo disponibili i modelli, è come se si rendesse disponibile la propria “ricetta”: tutti da quel momento in poi sapranno come sono costruiti i parametri che hanno reso ChatGpt così potente, e gli addetti ai lavori potranno così studiare e capire il suo funzionamento dati alla mano. Ecco perché la decisione di OpenAI di pubblicare due nuovi modelli “open-weight” rappresenta una svolta strategica.

I modelli gpt-oss-120b e gpt-oss-20b sono scaricabili direttamente dalla piattaforma di AI, Hugging Face e su Amazon Web Services, come confermato dalla stessa Amazon. Come ha dichiarato lo stesso Altman, “siamo entusiasti di mettere a disposizione del mondo questo modello, frutto di miliardi di dollari di ricerca, per portare l’AI nelle mani del maggiore numero possibile di persone”. Ma oltre alla trasparenza, c’è di più. Secondo Semafor, ora che i due modelli sono disponibili, OpenAI potrà anche giovare di alcuni miglioramenti o idee suggerite dagli utenti che potranno studiarli. Tutto può diventare un’opportunità di crescita.

La decisione arriva a pochi mesi dall’annuncio, da parte della cinese DeepSeek, di voler rendere open i propri modelli AI. E anche negli Stati Uniti, Meta ha già seguito una strada simile. OpenAI, dunque, non poteva restare fuori da questo nuovo paradigma collaborativo. Inoltre, come suggerisce IlPost, la visibilità e l’avvicinamento di OpenAI ad Amazon potrebbero portare ad ulteriori novità in termini di investimenti.

Sette domande scomode: i Nobel chiedono trasparenza a OpenAI

Nel pieno della sua fase di trasformazione, OpenAI finisce, però, nel mirino della comunità scientifica. A sollevare il caso sono quattro Premi NobelGiorgio Parisi, Geoffrey Hinton, Oliver Hart e Sheldon Lee Glashow – che, insieme a oltre 2.700 firmatari tra accademici e ricercatori, hanno sottoscritto una lettera aperta pubblicata sul sito openai-transparency.org in cui si chiede chiarezza sulla governance e sulla missione dell’azienda fondata da Sam Altman.

Nel documento, si accusa l’organizzazione di negoziare “il destino dell’intelligenza artificiale in una stanza a porte chiuse”, senza che il pubblico possa conoscere i termini degli accordi in corso. Un’accusa che pesa soprattutto considerando che OpenAI era nata come realtà non profit con l’obiettivo di garantire che l’AI portasse benefici a tutta l’umanità, non solo agli investitori.

I firmatari pongono sette domande chiave a cui OpenAI viene invitata a rispondere pubblicamente. Si chiede, ad esempio, se l’obbligo legale di anteporre il bene collettivo ai profitti sia ancora in vigore, se l’organizzazione non profit mantenga il pieno controllo sulla parte commerciale e se i limiti ai guadagni siano davvero rispettati. Altri quesiti riguardano la trasparenza sulle quote azionarie eventualmente distribuite ai dirigenti e sulle intenzioni future: OpenAI commercializzerà l’Agi, una volta sviluppata, o manterrà il controllo pubblico come promesso in origine?

Un punto particolarmente delicato riguarda anche la pubblicazione dell’accordo operativo di OpenAI Global, LLC, che definisce i poteri dell’organizzazione non profit e gli obblighi verso la missione dichiarata. I Nobel chiedono che siano rese note anche tutte le stime relative agli utili potenziali superiori alla soglia massima, incluse quelle condivise con gli investitori.

Il tono è diretto: “Le vostre decisioni influenzeranno non solo il futuro della vostra organizzazione, ma anche quello della società”. E se Sam Altman ha più volte ribadito che OpenAI vuole essere responsabile “nei confronti dell’umanità”, ora la scienza lo sfida a dimostrarlo con i fatti.

Gpt-5 è qui: quattro modelli, nuova architettura

Intanto, il 7 agosto alle 19:00 è arrivato anche il rilascio ufficiale di Gpt-5. L’annuncio era atteso da settimane, ma un leak su GitHub ha anticipato molte informazioni, confermando che il nuovo modello sarà disponibile fin da subito.

Le novità sono importanti. Gpt-5 introduce miglioramenti sostanziali nella capacità di ragionamento, nella scrittura di codice e nell’interazione naturale. Per la prima volta, anche gli utenti gratuiti di ChatGpt avranno accesso alla versione standard, mentre gli abbonati Plus e Pro potranno contare su performance potenziate.

Il nuovo GptPT-5 arriva in quattro versioni:

  • Gpt-5: per compiti complessi e multi-step
  • Gpt-5-mini: ottimizzata per costi contenuti
  • Gpt-5-nano: ideale per velocità e bassa latenza
  • Gpt-5-chat: pensata per conversazioni avanzate in ambito enterprise

Su Microsoft Copilot arriva anche la nuova modalità Smart, in grado di calibrare automaticamente l’impegno computazionale in base alla complessità della richiesta.

Dopo i modelli gpt-oss ecco quindi l’altro tassello che serve a coprire tutto lo spettro dell’offerta, dai modelli gratuiti per il grande pubblico fino a quelli premium e aziendali, a sottolineare l’ambizione di OpenAI di dominare sia la fascia alta che quella accessibile del mercato AI. Ma tutto questo accade in un momento di forte esposizione pubblica, in cui trasparenza, etica e governance stanno diventando centrali quanto la potenza dei modelli. Un momento in cui la domanda non è più solo “quanto è potente l’AI?”, ma anche “chi la controlla?”.

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