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Microsoft e OpenAI: la storica alleanza sull’intelligenza artificiale verso la rottura?

Secondo il WSJ, lo scontro tra OpenAI e Microsoft è ai massimi livelli: in gioco ci sono 20 miliardi, il futuro di ChatGpt e il controllo sull’IA. Altman valuta un’azione antitrust contro Redmond. Ecco cosa sta succedendo

Microsoft e OpenAI: la storica alleanza sull’intelligenza artificiale verso la rottura?

Sembrava un matrimonio perfetto, suggellato da miliardi di dollari e da una visione condivisa sul futuro dell’intelligenza artificiale. Oggi, però, quella che per anni è stata una delle alleanze più strategiche del tech globale rischia di trasformarsi in un divorzio ad alta tensione, proprio mentre ChatGpt, la creatura simbolo di questa unione, domina la scena come riferimento globale nel settore.

Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal, la storica partnership tra OpenAI e Microsoft è ormai sull’orlo della rottura. Al centro del conflitto ci sono l’assetto societario della startup guidata da Sam Altman, oggi valutata oltre 300 miliardi di dollari, la corsa a nuovi capitali e, soprattutto, il controllo sull’intelligenza artificiale più avanzata al mondo.

Microsoft, che ha investito circa 19 miliardi di dollari a partire dal 2019, mantiene oggi diritti preferenziali sulla tecnologia di OpenAI e l’esclusiva per la sua distribuzione attraverso il cloud Azure. Ma la decisione della startup di evolversi in una Public Benefit Corporation (Pbc, società di pubblica utilità), per attrarre nuovi investitori e, forse, prepararsi a una futura Ipo, ha fatto emergere tutte le tensioni latenti. La transizione, da completare entro il 2025, richiede infatti l’autorizzazione di Microsoft, che conserva potere di veto su tutte le scelte strategiche. E Redmond non intende concedere il via libera senza contropartite.

La posta in gioco: 20 miliardi e l’indipendenza

La trasformazione societaria di OpenAI non è una mera formalità. Secondo il Wall Street Journal, la startup deve completare la conversione in Pbc entro fine anno altrimenti la startup rischia di perdere l’accesso a 20 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti già in fase avanzata.

Ma per finalizzare il passaggio, serve l’ok di Microsoft, che, in virtù degli accordi esistenti, può bloccare ogni decisione strategica. E Redmond non intende cederlo gratis ma anzi avrebbe chiesto una quota maggiore nella futura struttura societaria in cambio dell’approvazione. OpenAI, però, punta a mantenere il controllo e ridurre la propria dipendenza dal colosso guidato da Satya Nadella. Ma non è solo una questione di governance, la startup vuole anche superare il vincolo che la obbliga a utilizzare esclusivamente Azure come infrastruttura cloud.

La società, creata da Sam Altman con Elon Musk (con cui restano pesanti attriti) e altri investitori, però, ha già iniziato a smarcarsi da Microsoft. Con la nascita della joint venture Stargate, insieme a SoftBank e Oracle, OpenAI ha avviato un progetto mastodontico da fino a 500 miliardi di dollari per costruire una rete proprietaria di data center dedicati all’AI. Ma la svolta più clamorosa potrebbe arrivare da un altro fronte. Secondo indiscrezioni riportate da Reuters, OpenAI avrebbe stretto un accordo strategico con Google Cloud (non ancora ufficiale) che segnerebbe un cambio di fronte senza precedenti nella geopolitica dell’AI. Collaborare con uno dei principali rivali di Microsoft, sia nel cloud che nello sviluppo di modelli generativi, equivale a una vera dichiarazione d’indipendenza.

Aprirsi a nuovi fornitori, per OpenAI, significa guadagnare flessibilità tecnologica e aumentare il margine di manovra. Ma significa anche mettere direttamente in discussione il predominio di Microsoft sull’infrastruttura che alimenta ChatGPT e l’intera famiglia dei modelli GPT.

L’opzione nucleare: Altman valuta il ricorso all’Antitrust

Secondo le fonti del WSJ, la tensione è arrivata al punto che i vertici di OpenAI stanno valutando quella che internamente viene definita una “opzione nucleare” ovvero accusare Microsoft di comportamenti anticoncorrenziali e chiedere una revisione federale del contratto da parte della Federal Trade Commission (l’Antitrust americano).

Un’accusa del genere, se formalizzata, potrebbe avere effetti devastanti. Non solo incrinerebbe irreparabilmente il rapporto tra le due aziende, ma getterebbe una luce sinistra anche sul ruolo crescente di Microsoft nell’ecosistema AI, già oggetto di indagini da parte delle autorità antitrust americane dal 2023.

Il caso Windsurf: 3 miliardi che rischiano di alimentare lo scontro

A far salire ulteriormente la temperatura è l’acquisizione da parte di OpenAI della startup Windsurf, specializzata in strumenti per il coding basati su AI, per 3 miliardi di dollari. Microsoft, in base al contratto in vigore, dovrebbe avere accesso anche a questa nuova tecnologia, ma OpenAI vuole evitarlo. La motivazione è semplice. La società di ChatGPT teme che questa venga utilizzata per rafforzare GitHub Copilot, il prodotto di Microsoft che compete direttamente con i suoi modelli nel segmento developer.

Intelligenza artificiale generale e modelli proprietari

Un altro fronte di scontro riguarda la corsa all’intelligenza artificiale generale (Agi), cioè all’IA capace di ragionare come un essere umano. Secondo gli accordi attuali, il raggiungimento dell’Agi da parte di OpenAI segnerebbe la fine della partnership esclusiva con Microsoft. Ma l’azienda guidata da Satya Nadella vorrebbe continuare ad avere accesso privilegiato anche oltre quella soglia, mentre OpenAI considera fondamentale mantenere il pieno controllo su questa fase decisiva dello sviluppo tecnologico.

Ma Microsoft non è rimasta a guardare e si sta muovendo per rafforzare il proprio arsenale AI in autonomia. Non solo ha sviluppato GitHub Copilot, ma, secondo il WSJ, Nadella starebbe reclutando anche figure rivali di Sam Altman per dar vita a un team parallelo, con l’obiettivo di costruire modelli indipendenti. È una mossa che sancisce, di fatto, la fine dell’esclusiva tecnologica e la trasformazione di Microsoft in un concorrente diretto di OpenAI, anche sul piano del prodotto.

Microsoft vs OpenAI, è guerra fredda tecnologica

Nonostante le tensioni, le due società continuano a mantenere un tono formale. “Abbiamo una collaborazione di lungo termine che ha portato strumenti incredibili al mondo. I colloqui sono in corso e siamo ottimisti sul fatto che continueremo a costruire insieme per molti anni” hanno dichiarato in una nota congiunta Microsoft e OpenAI.

Ma dietro le frasi di circostanza, il clima è sempre più teso. La posta in gioco non è solo economica o societaria: è il controllo del futuro dell’intelligenza artificiale. E in un mondo dove i modelli AI decidono il ritmo dell’innovazione globale, lo scontro tra OpenAI e Microsoft assume i contorni di una nuova guerra fredda tech, fatta di algoritmi, calcolo e interessi divergenti.

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