Per Enrico Cuccia ferragosto era un periodo ideale per portare avanti gli affari della sua Mediobanca. Guardava dalle finestre del suo sobrio ufficio di via dei Filodrammatici una Milano vuota e momentaneamente silenziosa e pensava alle mosse da fare per far crescere la sua creatura. Come raccontò lui stesso, anche l’idea di creare la banca nacque a cavallo del ferragosto del 1944, nell’Ufficio di Rappresentanza della Comit a Roma, in piazza Santi Apostoli, quando Raffaele Mattioli (allora presidente della Banca Commerciale Italiana) e Cuccia cominciarono a parlare per la prima volta della fondazione di un istituto bancario che avrebbe dovuto supportare le imprese e favorire la ricostruzione di un’Italia spaccata in due. Avrebbe dovuto chiamarsi Unionbanca, e invece nel ‘46, anno in cui l’idea divenne realtà, prese il nome di Mediobanca.
Sono passati quasi 80 anni da allora, eppure agosto per Mediobanca torna ad essere un mese cruciale.
Mediobanca: agosto di fuoco tra Generali, Mps e Banca Generali
Proprio nelle due settimane centrali del mese, Mediobanca si gioca il suo futuro. Mentre l’offerta del Monte dei Paschi su Piazzetta Cuccia è in corso (la conclusione è prevista per il prossimo 8 settembre), il Ceo Alberto Nagel ha infatti giocarsi il tutto per tutto. Il piano agostano dettagliato giovedì durante la conference call con gli analisti è serrato. Il banchiere vorrebbe anticipare l’assemblea chiamata ad autorizzare l’offerta su Banca Generali di oltre un mese: dal 25 settembre al 21 agosto. C’è però una condizione imprescindibile perché il cambio di data venga confermato e l’assise ufficialmente convocata: il 6 agosto, quando il cda di Generali si riunirà per approvare i conti del primo semestre, il Leone dovrà anche dare il via libera agli accordi distributivi legati all’operazione su Banca Generali. “In caso di feedback positivo da parte di Generali, ci muoveremo in questo senso”, ha detto Nagel nel corso della call di giovedì.
Intanto l’operazione ha incassato nelle ultime ore due endorsement fondamentali: sia l’Antitrust italiana che la Commissione europea hanno comunicato di non voler avviare istruttorie né esami formali, autorizzando quindi l’offerta senza condizioni, limitazioni o prescrizioni.
L’obiettivo di Nagel: far partire l’ops prima della fine dell’offerta di Mps
L’obiettivo dichiarato del banchiere milanese è quello di far partire l’ops di Mediobanca su Generali “prima della fine” dell’offerta di Mps su Piazzetta Cuccia, verosimilmente il 1° settembre. A quel punto, “quando l’offerta è pubblicata e la maggior parte delle condizioni sono soddisfatte, è legalmente vincolante e non può essere ritirata secondo la volontà dell’offerente”, ha aggiunto il manager.
I soci si troveranno così davanti a due proposte, molto diverse tra loro: un polo del risparmio tra Mediobanca e Banca Generali e le nozze tra la stessa Mediobanca e il Monte dei Paschi.
Mediobanca: le date da segnare in rosso sul calendario
Ma prima che questo scenario diventi realtà, Mediobanca dovrà affrontare dei passaggi importanti. Il primo, come già detto, è in programma giovedì 6 agosto, giorno in cui si conoscerà il responso di Generali sulla possibile estensione a Mediobanca degli accordi distributivi nell’insurebanking esistenti tra il Leone e Banca Generali. “Abbiamo inviato una proposta per estendere, a più lungo termine, questo accordo, concedendo anche l’esclusiva per la nostra rete di distribuzione”, ha chiarito ieri Nagel a Bloomberg Tv. In caso di parere positivo della compagnia assicurativa, lo stesso giorno, il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia convocherà ufficialmente l’assemblea degli azionisti, fissandola il 21 agosto. Nel frattempo, il 18 agosto, arriverà il via libera della Bce all’operazione Mediobanca-Banca Generali. Poi servirà qualche altro giorno per l’ok della Consob e la risposta del cda di Banca Generali. Se tutto andrà come spera Nagel, l’offerta partirà tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.
Mediobanca: le due incognite che pesano sul piano di Nagel
Sul calendario serrato stilato dal manager pesano però due incognite. La prima, la più ravvicinata, è il giudizio di Generali. E in questo frangente “basterà non avere un disco rosso”, ha precisato Nagel.
La seconda, molto più incerta, è invece il giudizio dei soci che – se l’assemblea del 21 agosto avrà luogo – saranno chiamati ad esprimersi sull’ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Un’offerta che, occorre ricordarlo, spezzerebbe definitivamente lo storico legame tra Piazzetta Cuccia e il Leone, considerando che la contropartita è proprio il 13,1% della compagnia assicurativa in mano a Mediobanca.
E qui occorre fare un breve riassunto delle puntate precedenti: data l’offerta di Mps, Mediobanca è sotto passivity rule e per questo è obbligata a compiere il passaggio assembleare prima di muoversi su Banca Generali. L’assemblea di cui ormai si parla insistentemente da 48 ore era stata inizialmente convocata per il 16 giugno. Poche ore prima, a sorpresa, era arrivato l’annuncio: “Rinviata al 25 settembre”. Ufficialmente il motivo alla base della decisione era proprio quello di consentire a Generali di valutare i dettagli dell’offerta. “Abbiamo rinviato l’assemblea in quanto alcuni azionisti di Mediobanca, che sono anche soci di Generali (Caltagirone, ndr.), desideravano avere maggiore chiarezza su come la compagnia vedesse questa operazione”, ha spiegato Nagel a Bloomberg Tv. “Ci siamo presi del tempo per presentare l’offerta a Generali, che abbiamo inviato un paio di settimane fa. Ora stiamo aspettando la loro risposta, in modo da poter convocare l’assemblea generale entro il 21 agosto”, ha aggiunto.
Ufficiosamente però, la storia che si raccontava a giugno era un po’ diversa: nei giorni precedenti all’assise il fronte dei contrari o di coloro che avevano deciso di astenersi (e in assemblea l’astensione vale come un no) era cresciuto e l’esito del voto era diventato molto incerto. Oltre al voto contrario – dato per scontato – di Caltagirone (al 10%), sarebbero potute arrivare le astensioni di Delfin (19,8%), delle casse previdenziali e di parte dei pattisti. E ancora: nella compagine sarebbero entrati anche Amundi (gruppo Crédit Agricole), Unicredit, Edizione di Benetton e JP Morgan e Jefferies. Totale: circa il 42%. Troppo per rischiare su un’operazione tanto importante. Da qui il rinvio.
Cos’è cambiato adesso? Secondo alcune indiscrezioni riportate da Mf, Nagel conterebbe su alcune importanti defezioni dal fronte avversario, in particolare da parte delle casse di previdenza, al centro delle polemiche nelle ultime settimane per i loro investimenti, e forse anche di Unicredit, che possiede una quota dell’1,9% di Mediobanca. E con l’accordo con Generali in cassaforte, qualcun altro potrebbe cambiare idea. Il gioco è comunque ad alto rischio e la posta in gioco elevatissima.
Mps nel frattempo rimane alla finestra, interpretando il ruolo di osservatore interessato: se il piano di Nagel andrà a buon fine il prossimo 8 settembre potrebbe, sì, mettere le mani su Mediobanca, ma si ritroverebbe in pancia una Mediobanca senza il suo gioiello più prezioso: le Generali. Un boccone che per l’Ad Luigi Lovaglio non sarebbe poi così amaro (a detta sua), ma che potrebbe risultare particolarmente indigesto a qualche altro socio della banca senese, governo compreso.