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In Grecia rivince Tsipras, euro più forte, male l’Asia

Le elezioni greche confermano l’accordo tra Tsipras e l’Europa ma la settimana finanziaria si apre nell’incertezza per l’effetto Fed e il continuo ribasso dei mercati asiatici – Riflettori puntati su Yellen e sul premier giapponese – Sale l’oro – Volano i Btp – UnipolSai nel FtseMib – Ferrari accelera, Volkswagen rea confessa in Usa – Cda Telecom a Rio

In Grecia rivince Tsipras, euro più forte, male l’Asia

La marea di vendite innescata dalle decisioni della Fed non si arresta. Stamane sono in forte ribasso tutti i mercati asiatici, dalla Corea (-1,5%) a Singapore e Taiwan (-1,8%). Più pesante la perdita per l’Australia (-2,7%), trascinata dal calo delle materie prime. Tokyo è chiusa per festività oggi e domani. In ribasso anche Hong Kong (-1%). Poco mossa, per ora, la Borsa di Shanghai (+0,1%): l’indice della fiducia delle grandi imprese è in sensibile calo. 

I GRECI PROMUOVONO L’ACCORDO CON LA UE

La settimana finanziaria si apre così tra pesanti incertezze. Si profila così una partenza difficile per i listini europei. Intanto i mercati tornano così a occuparsi dell’Eurozona. Le elezioni greche hanno assicurato una robusta maggioranza a Syriza (35% dei voti). Alexis Tsipras potrà così formare il governo assieme ad Anel, il piccolo partito nazionalista già alleato dopo il voto di gennaio. Ora le dure riforme, necessarie per ottenere gli aiuti europei, possono contare su un adeguato consenso politico. 

Le elezioni greche hanno inaugurato una stagione elettorale intensa per l’Europa. Domenica prossima le elezioni catalane potrebbero aprire la strada al referendum per l’indipendenza da Madrid. In attesa del voto spagnolo e di quello portoghese di dicembre. Da valutare stamane anche l’effetto della retrocessione del rating della Francia.

SOTTO I RIFLETTORI: ABE, YELLEN E XI JINGPIN IN USA

Tra gli appuntamenti macro della settimana spicca l’andamento del settore manifatturiero cinese. Domani uscirà la statistica elaborata da Caixin, mercoledì le statistiche ufficiali: si prevede un rimbalzo rispetto al 47,9 di agosto, nettamente al di sotto del confine tra crescita e recessione.

Grande attesa anche per il discorso di Shinzo Abe: il premier giapponese, appena riconfermato alla guida del partito di maggioranza, annuncerà programmi ed obiettivi per la restante stagione di governo. 

Negli Stati Uniti la statistica più attesa, i dato definitivo sulla crescita del Pil nel secondo trimestre, uscirà venerdì: la previsione è per la conferma di un incremento del 3,7%.

Ma l’attenzione è concentrata sul viaggio del presidente cinese Xi Jinping, che incontrerà Obama venerdì. Numerosi gli interventi della Fed. Il presidente Janet Yellen giovedì 24 interverrà all’università del Massachussets. 

Anche in Europa si aspettano con interesse i dati Pmi, primo vero test per misurare l’impatto del calo della domanda cinese sull’economia tedesca. La previsione è che il dato di Berlino scenda dal 53,3 a 52,8.

In Italia entra nel vivo, dopo la presentazione del Def, il negoziato con la Ue: il governo chiederà alla Commissione europea di elevare il deficit del 2016 al 2,4% a fronte dell’1,8% indicato ad aprile anche per finanziare le spese legate all’emergenza migranti. 

MILANO PERDE L’1,14%. SALE SOLO L’ORO

Si riparte dopo una settimana dominata prima dall’attesa delle decisioni della Federal Reserve, poi dalle preoccupazioni emerse sulla congiuntura internazionale. Tra il 14 ed il 18 settembre a Milano l’indice Ftse Mib ha perduto l‘1,14%. Da inizio 2015 Piazza Affari registra un progresso del 13,2%. Fa peggio la Borsa di Francoforte (-2,05%). In terreno negativo anche Parigi e Londra. Lieve progresso per Madrid (+1,12%).

Poco mossi, dopo una settimana all’insegna della volatilità, i mercati americani. L’indice S&P chiude con un rialzo dello 0,2%, sostenuto dalla buona performance del settore utilities (+2,5%), il più sensibile all’andamento dei tassi di interesse, in calo dopo il mancato aumento della Fed. Dow Jones – 0,3%. Il Nasdaq guadagna lo 0,1%. 

Sempre deboli le quotazioni del greggio: Brent -0,4% a quota 47,65 dollari al barile. Il Wti ha chiuso la settimana a 44,82. Tra i pochi assets in terreno positivo l’oro: +2,8% a quota 1.139 dollari l’oncia. 

FED COLOMBA: VOLANO I BTP

Il messaggio uscito dal comitato monetario della Fed è “Falco” per le azioni, ma suona “colomba” per i titoli di Stato. Il rendimento del Btp decennale è sceso venerdì all’1,78%, dieci punti sotto i livelli precedenti la scelta della Fed. La differenza di rendimento tra il titolo italiano e quello tedesco si è ridotta a 111 punti. Domani il Tesoro annuncerà il quantitativo di Ctz e Btpei offerti venerdì prossimo.

UNIPOL ENTRA NEL FTSE MIB. ACCONTO CEDOLA PER ENI

Staffetta nell’indice Ftse Mib. Fa il suo ritorno nel paniere Unipol prendendo il posto di Autogrill che viene inserito nell’indice Mid Cap dove fanno il loro esordio Banco di Desio e Brianza e Inwit. Escono invece Cairo Communication e Trevi Finanziaria. 

Oggi andrà in pagamento l’acconto dividendo di Eni (0,4 euro) e la seconda tranche della cedola Stm (0,1 euro). 

Venerdì terminerà a Londra il road show di Poste italiane in attesa dell’Ipo prevista per il 12 ottobre. Per l’occasione potrebbero arrivare indicazioni sulla politica dei dividendi. 

BANCHE DEBOLI, MONTE PASCHI SOTTO TIRO

Tra i dati negativi della settimana, la frenata del comparto bancario. La peggiore performance della settimana è stata quella di Monte Paschi (-7,6%). Non si vede all’orizzonte, come confermato dall’ad Fabrizio Viola, un possibile partner. In forte ribasso anche il Banco Popolare (-5%) e Ubi (-4,2%).

FERRARI ACCELERA, VOLKSWAGEN REA CONFESSA IN USA

Potrebbe essere una giornata difficile per il comparto auto. Volkswagen sta per andare incontro negli Usa ad una multa storica per aver montato sulle vetture un software in grado di manipolare i dati sulle emissioni di CO2 dei motori diesel. Il ceo Martin Winterkorn ha ammesso le responsabilità dell’azienda, una mossa che potrebbe servire a ridurre l’importo della penalità. Il colosso tedesco rischia un salasso di 18 miliardi di dollari. 

Di tutt’altro tenore l’umore di Sergio Marchionne. Il trionfo della Ferrari a Singapore è il miglior spot possibile per la prossima Ipo della casa di Maranello. Intanto, dopo la sigla del contratto con il sindacato Uaw, l’ad di Fiat Chrysler accelera il pressing su Gm. 

UN PARTNER CINESE PER ADR? AVANZA ATLANTIA 

Ottava positiva per Atlantia (+3,4%), impermeabile alle dimissioni di Silvano Cassano da ad di Alitalia dopo le aspre polemiche su Fiumicino con i vertici della controllata Adr. A favorire il rialzo la notizia riportata da Bloomberg per cui sarebbe vicina la cessione di una quota del 15% della controllata Aeroporti di Roma (AdR) al fondo cinese Gingko Tree Investment. Il ricavato della cessione sarà utilizzato per investire in altri aeroporti: la società è molto interessata alla privatizzazione degli aeroporti di Nizza e di Lione e alla vendita dell’aeroporto di London City.

Nella loro somma delle parti gli analisti di Equita valorizzano Aeroporti di Roma applicando un premio M&A del 15% alla valutazione di AdR, pari a 4,1 miliardi di euro o 10,3 volte l’ebitda stimato per quest’anno. Mentre per gli esperti di Mediobanca Securities l’equity value di AdR è pari a 3,5 miliardi euro (4,1 miliardi l’enterprise value di cui 2,3 miliardi il business dell’aviazione e 1,8 miliardi il business non aviazione). 

TELECOM AFFRONTA IL DOSSIER BRASILE. CDA A RIO 

Telecom vola in Sud America. Venerdì il Cda si riunirà a Rio de Janeiro nella sede di Tim Brasil. All’ordine del giorno il rilancio della controllata carioca (circa un quinto dell’ebitda del gruppo) alle prese con la recessione brasiliana e la svalutazione del real. La società ha avviato un risparmio di costi nell’ordine di un miliardo di real. 

Data la congiuntura, ha perso quota l’ipotesi di una vendita, destinata a diventare una svendita. Si parla comunque dell’interesse di At&t e di Nextel. Potrebbe essere una situazione favorevole agli acquisti, ma la prospettiva non collima con le intenzioni di Vivendi, primo socio dell’ex incumbent italiano, uscito dal Brasile con un’operazione dalla tempistica fortunata, prima che prendesse velocità la crisi carioca. 

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