“L’America Latina tutta è in lutto“. Con queste parole l’ex presidente boliviano Evo Morales sintetizza lo stato d’animo di un intero continente di fronte alla notizia della morte dell’amico José Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015 e figura di riferimento delle sinistre di tutto il pianeta negli ultimi decenni. Mujica aveva 89 anni ed era malato di tumore, le sue condizioni erano peggiorate negli ultimi giorni. L’eredità dell’ex guerrigliero tupamaros, che si è fatto anche 12 anni di carcere durante la dittatura nel suo Paese negli anni ’60 del secolo scorso, va in realtà ben oltre i confini del Sudamerica: il leader socialista uruguaio ha ispirato intere generazioni in tutto il mondo con la sua visione dell’esistenza, più ancora del suo pur convincente impegno politico. Amico e consigliere di tutti i grandi leader sudamericani degli ultimi decenni, dal brasiliano Lula (che, sconvolto, sta rientrando dalla Cina per partecipare al funerale) al cileno Gabriel Boric passando per il venezuelano Hugo Chavez e la messicana Claudia Sheinbaum, Mujica è stato un rivoluzionario tranquillo e pacifico, ma efficacissimo, che con poche parole e molti fatti ha realizzato il miracolo economico dell’Uruguay dal 2010 ad oggi.
Pepe Mujica: un modello di umanità e progresso
Durante il suo governo, il piccolo Paese con capitale Montevideo è stato non solo un avvincente laboratorio di diritti civili ma è diventato uno dei Paesi più benestanti del Sudamerica: l’indice di povertà è passato dal 40% a meno dell’8%, con il salario medio aumentato del 55%, il PIL che cresceva in media del 4% all’anno e il numero di persone con copertura medica salito da 700.000 a 2,5 milioni, praticamente l’intera popolazione. Ma a Pepe non interessava solo questo. “È giunto il momento che la crescita economica non sia più l’unico metro con cui misuriamo la vita umana. Dobbiamo cominciare a riflettere sui paradigmi che hanno a che fare con la felicità umana“, è una delle sue citazioni più apprezzate e più riprese. In una nota, il governo brasiliano del suo grande amico Lula (che pochi mesi fa gli ha conferito la medaglia dell’Ordem Nacional do Cruzeiro do Sul, la più alta onorificenza della Repubblica del Brasile), gli ha riconosciuto di essere stato “uno dei principali artefici dell’integrazione tra America del Sud e America Latina e, soprattutto, uno degli umanisti più importanti del nostro tempo. Il suo impegno nel costruire un ordine internazionale più giusto, democratico e solidale è un esempio per tutti”.
Mujica si era da tempo ritirato dalla vita politica ed era tornato a fare il contadino, accontentandosi di una pensione minima. Rimarrà nella storia un suo intervento alle Nazioni Unite nel 2013, quando aveva richiamato l’attenzione del consesso con la sua richiesta all’umanità di non lasciarsi sedurre dal consumismo, “che contamina l’ambiente e crea un bisogno extra nelle persone di avere l’auto più nuova, il cellulare più nuovo, la radio più nuova”. E forse sarebbe l’ora che ce ne rendessimo davvero conto.