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Borse 13 giugno: il cigno nero dell’attacco di Israele in Iran manda in tilt i listini azionari ma accende la corsa all’oro e al petrolio

L’attacco israeliano all’Iran scuote i mercati: a Piazza Affari il Ftse Mib chiude in calo, reggono energetici e i titoli della difesa. In rosso anche le altre piazze finanziarie

Borse 13 giugno: il cigno nero dell’attacco di Israele in Iran manda in tilt i listini azionari ma accende la corsa all’oro e al petrolio

Il fragore dell’attacco israeliano all’Iran ha segnato questo venerdì 13 giugno, influenzando pesantemente i mercati finanziari globali. Le Borse europee hanno chiuso in calo, seguendo la scia negativa dei mercati asiatici e l’avvio in rosso di Wall Street. L’escalation militare in Medio Oriente, con la distruzione di vari siti nucleari e la conseguente dichiarazione di guerra di Teheran, ha alimentato forti timori di instabilità e le preoccupazioni di possibile allargamento del conflitto. Il presidente americano Donald Trump ha commentato la crisi con toni duri, lanciando un ultimatum all’Iran per accettare un accordo sul nucleare e annunciando che futuri attacchi israeliani potrebbero essere “ancora più brutali”. Intanto, l’esercito israeliano si prepara a possibili ritorsioni, diramando un allarme a tutta la popolazione in vista di possibili attacchi.

A Milano il Ftse Mib ha perso l’1,28%, chiudendo a 39.438,75 punti, in linea con le altre principali piazze finanziarie europee. Francoforte cede l’1,09%, Parigi l’1,04%, Madrid l’1,23% e Londra lo 0,36%. Anche Wall Street risente della tensione: il Dow Jones lascia sul terreno lo 0,90%, il Nasdaq 100 lo 0,46%, e l’S&P 500 lo 0,40%. Tra i segnali di paura dei mercati, l’indice di volatilità VIX è balzato del 17%, tornando ai livelli più elevati da fine maggio.

Mercati in calo, ma volano oro, petrolio e gas

L’effetto immediato dell’escalation si è visto nella corsa ai beni rifugio e nelle materie prime energetiche. Il prezzo del petrolio registra un’impennata: il WTI con consegna a luglio ha superato i 74 dollari al barile (+8%), mentre il Brent per agosto ha sfondato quota 75 dollari, in rialzo dell’8,5%. Il gas ad Amsterdam è salito del 5%, attestandosi a 38,2 euro al megawattora.

Sul valutario, il dollaro si è rafforzato, portando il cambio euro/dollaro sotto la soglia di 1,15. Anche l’oro, tradizionale bene rifugio in tempi di crisi, ha guadagnato l’1,62%, attestandosi a 95,47 euro al grammo.

A Piazza Affari, i titoli energetici e utilities sono gli unici in positivo, con Eni (+1,04%), Italgas (+1,09%), A2a (+0,90%), Tenaris (+0,16%) e Saipem in rialzo, trainati dall’impennata delle materie prime. Anche Leonardo (+0,43%), principale titolo della difesa, ha limitato le perdite, beneficiando della maggiore attenzione sui comparti strategici.

Banche in difficoltà, attesa per l’assemblea di Mediobanca

La giornata è stata complessivamente negativa per la maggior parte dei titoli italiani. Tra i peggiori nel listino milanese ci sono Nexi (-4,93%), Campari (-3,40%), Stellantis (-3,39%), Azimut (-3,20%) e Amplifon (-3,14%). Stellantis, in particolare, è stata penalizzata anche dalle recenti dichiarazioni di Trump su possibili aumenti dei dazi sulle auto del 25%, alimentando nuove incertezze sul settore automotive.

Nel comparto bancario si intensificano le tensioni legate al risiko del settore. La Banca Popolare di Sondrio (-2,45%) ha definito “rischiosa e incerta” l’eventuale fusione con Bper (-1,28%), criticando l’offerta pubblica di acquisto, ma riconoscendo che il prezzo è giusto. L’attenzione si concentra sull’assemblea di Mediobanca (-1,67%) di lunedì, considerata cruciale per l’assetto di comando della finanza italiana e le mosse future su Generali (-1,47%).

Lo spread tra BTP e Bund sale a 96 punti base (+1,91%), con il rendimento del decennale italiano al 3,50%, in lieve aumento.

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