È un’intesa che rompe ogni schema nella politica industriale americana: Nvidia e Amd, due colossi del tech Usa, verseranno il 15% dei ricavi generati dalla vendita in Cina dei loro chip di punta direttamente nelle casse del governo statunitense. In cambio, l’amministrazione Trump ha concesso le licenze di esportazione necessarie a rientrare in un mercato da decine di miliardi di dollari. Un patto mai visto prima, che unisce tecnologia, diplomazia e interessi strategici.
Tutto si è sbloccato in pochi giorni. Il 6 agosto, Jensen Huang – il carismatico ceo di Nvidia – incontra Donald Trump alla Casa Bianca. Due giorni dopo, il Dipartimento del Commercio inizia a rilasciare le licenze di export per l’H20 di Nvidia e l’MI308 di Amd.
Secondo fonti vicine al dossier citate dal Financial Times, la condizione è semplice: per ogni dollaro incassato in Cina dalla vendita di questi chip, il 15% dovrà finire al Tesoro americano. Non è una tassa d’importazione e non è una multa, è una vera e propria “commissione di mercato” che lega l’accesso alla seconda economia mondiale a un ritorno diretto per Washington.
Una prima assoluta per le big tech USA
Mai, prima d’ora, un’azienda americana aveva accettato di versare una quota fissa dei propri ricavi al governo come prezzo per un’autorizzazione all’export. Gli esperti di controllo delle esportazioni lo definiscono un precedente che cambierà le regole del gioco.
Il modello, però, ricalca (ormai) la filosofia di Trump con sì l’accesso ai mercati esteri ma solo se il ritorno per gli Stati Uniti è tangibile, sia in termini economici, sia in investimenti domestici. Lo stesso approccio che, nei mesi scorsi, ha portato Apple a promettere altri 100 miliardi di dollari di investimenti negli Usa e Micron a pianificare un impianto da 200 miliardi in Idaho.
H20 e MI308: il cuore tecnologico della disputa
Il chip H20 di Nvidia e il MI308 di Amd non sono semplici processori: sono acceleratori progettati per l’intelligenza artificiale, capaci di gestire carichi di calcolo massivi. L’H20 è nato come versione “addomesticata” per la Cina dopo che, nel 2023, l’amministrazione Biden impose restrizioni severe sull’export di semiconduttori avanzati verso Pechino.
Ma ad aprile 2025 Trump decide di bloccare anche questa versione ridotta. Il mercato cinese sembra definitivamente chiuso – finché, a giugno, arriva un inatteso cambio di rotta, seguito da settimane di silenzio burocratico. Ma è solo ad agosto, dopo l’incontro tra Huang e il presidente, che le licenze vengono sbloccate.
Per Nvidia, la posta in gioco è enorme. Secondo le stime di Bernstein, senza restrizioni nel 2025 avrebbe potuto vendere in Cina circa 1,5 milioni di chip H20, per un fatturato stimato in 23 miliardi di dollari. La quota del 15% significherebbe, per Washington, un incasso potenziale di oltre 3 miliardi solo da Nvidia.
Le voci contrarie: “Un rischio per la sicurezza nazionale”
Non tutti applaudono all’accordo. Un gruppo di 20 esperti di sicurezza, guidato da Matt Pottinger – già vice consigliere per la sicurezza nazionale nella prima amministrazione Trump – ha inviato una lettera al Segretario al Commercio Howard Lutnick chiedendo di non concedere le licenze.
Il motivo? L’H20, anche se meno potente delle versioni destinate agli Usa, resta “un potente acceleratore delle capacità AI di frontiera della Cina” e potrebbe finire nelle mani dell’Esercito Popolare di Liberazione. Nvidia respinge le accuse, definendole “fuorvianti”, e ribadisce che il chip non può essere utilizzato per scopi militari diretti.
La vicenda si inserisce in un momento di fragile distensione commerciale tra Washington e Pechino. A maggio, le due potenze hanno concordato una tregua di 90 giorni nella guerra dei dazi. Nel frattempo, la Cina ha allentato le restrizioni sull’export di terre rare e gli Usa hanno tolto alcuni vincoli alle aziende di software per design di chip che operano in Cina.
Trump punta ora a un vertice con Xi Jinping, ma il nodo delle tecnologie strategiche resta al centro. Pechino chiede la rimozione delle restrizioni sui chip ad alta banda di memoria (HBM), essenziali per la produzione di semiconduttori AI avanzati. Certo è che l’America di Trump è disposta a fare concessioni, ma solo in cambio di vantaggi concreti.