Il giorno dopo la sentenza del Tar del Lazio, che ha accolto in parte il ricorso contro il golden power esercitato sull’Ops lanciata su Banco Bpm, Unicredit ha diffuso un comunicato dai toni insolitamente duri, nel quale contesta l’uso “illegittimo” del potere speciale da parte del governo Meloni e accusa Banco Bpm di aver messo in campo “campagne fuorvianti” per ostacolare l’operazione.
Secondo Piazza Gae Aulenti, la sentenza conferma la fondatezza delle proprie obiezioni: “Di quattro prescrizioni, due sono state annullate dal Tar”, si legge nella nota, “e una terza – quella relativa ad Anima – è stata di fatto modificata, trasformandosi in una raccomandazione priva di vincolo giuridico”. Una presa di posizione netta, che accusa apertamente l’Esecutivo di aver superato i limiti legali del golden power e Banco Bpm di aver strumentalizzato la vicenda per delegittimare l’offerta.
I punti annullati dal Tar
Nel merito, Unicredit sottolinea che la sentenza ha smontato due pilastri del decreto del 18 aprile 2025: l’obbligo quinquennale di mantenere un certo rapporto tra impieghi e depositi in Italia, e il divieto di ridurre il portafoglio di project finance. Entrambe le misure sono state giudicate sproporzionate e lesive dell’autonomia industriale dell’offerente.
Quanto al vincolo su Anima Holding – che imponeva il mantenimento degli investimenti in titoli italiani – la banca lo definisce oggi “una mera indicazione programmatica”, dopo che il Tar ha accolto l’interpretazione più flessibile proposta dal Mef. Infine, sull’obbligo di uscita dalla Russia, Unicredit chiarisce che la questione esula dalla giurisdizione del Tar ed è già oggetto di interlocuzione con la Bce, “unica autorità competente”, sottolinea la banca.
Banco Bpm nel mirino: “Campagne fuorvianti ad ostacolare Ops”
Senza mai citare direttamente i vertici di Banco Bpm, Unicredit accusa l’istituto milanese di aver messo in atto una strategia ostruzionistica “indipendentemente dal merito” e di aver diffuso “comunicazioni e campagne ingiustificatamente aggressive e spesso fuorvianti, volte a screditare l’offerta e l’offerente”.
Unicredit denuncia un clima di “profonda incertezza” che avrebbe impedito agli azionisti di valutare pienamente i termini dell’Ops, che, come ribadisce il comunicato, “avrebbero potuto essere già migliorati se ci fosse stato un ordinato processo di offerta”.
Le prossime mosse di Unicredit
Con la scadenza dell’offerta fissata al 23 luglio, il tempo stringe. Unicredit ha annunciato che il consiglio di amministrazione sarà convocato a breve per valutare le conseguenze della sentenza e decidere come procedere: ritirarsi, chiedere un rinvio alla Consob oppure rilanciare, anche in vista di un possibile via libera da Bruxelles.
L’opzione di un miglioramento dell’offerta, esclusa finora, potrebbe tornare sul tavolo – non necessariamente con un rialzo del prezzo, ma magari con un aggiustamento dei concambi. C’è però anche da segnalare, l’ingresso prepotente di Crédit Agricole – che ha chiesto alla Bce l’autorizzazione a salire sopra il 20% di Banco Bpm – a complicare ulteriormente il quadro. Un’intesa con il socio francese, oggi al 19,8%, diventa ormai cruciale per il successo dell’operazione.
La banca guidata da Andrea Orcel, chiudendo il comunicato, ha ribadito che “valuterà ora tutte le iniziative opportune in maniera tempestiva”.