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ACCADDE OGGI – 4 Novembre 1918, l’Italia vince la guerra

Ecco il testo integrale del Bollettino della vittoria emesso alle ore 12 del 4 novembre 1918 dal Generale Armando Diaz per annunciare che l’Italia aveva vinto la Grande guerra contro l’Austria-Ungheria – Ma i sacrifici e le perdite umane furono immensi e i costi economici altrettanto

ACCADDE OGGI – 4 Novembre 1918, l’Italia vince la guerra

Armando Diaz, dopo la disfatta di Caporetto l’anno precedente, aveva sostituito al comando supremo Luigi Cadorna (figlio di quel Raffaele che il 20 settembre 1870 aveva guidato la ‘’presa di Roma” dalla breccia di Porta Pia). Con il Bollettino del 4 novembre 1918 (che qui riportiamo in forma integrale), il generale dava l’annuncio della vittoria nella Grande Guerra, giustamente definita da papa Benedetto XV “l’inutile strage”. Alla fine del conflitto, il nostro Paese aveva pagato un costo di sofferenze e di dolore rappresentato da 5.750.000 soldati mobilitati di cui 4,2 milioni combattenti al fronte.

I morti caduti in combattimento (con strategie e tattiche che non esitavano a mandare al massacro migliaia di uomini al solo scopo di conquistare qualche metro di terra, che magari sarebbe stato perduto il giorno dopo, con analoghe perdite nemiche durante la controffensiva) furono 571mila. Ben 57mila morirono in prigionia; i feriti furono più di un milione, dei quali circa la metà restarono invalidi. I prigionieri furono 600mila. Poi vi furono le vittime della repressione: 870mila denunce ai tribunali militari con tante condanne all’ergastolo e alla pena capitale, quando non si procedeva alla decimazione sul posto. Le denunce per renitenza furono 470mila e 101mila le condanne per diserzione. Tra il 1918 e il 1920, l’influenza Spagnola determinò 500mila morti (ma la cifra è incerta per difetto).

Finita la guerra, il suo costo economico si rivelò spaventoso: ben 157 miliardi. Il debito pubblico salì, nel 1919, a 69 miliardi e 200 milioni (nel 1914 era pari a 15 miliardi e 705 milioni). La circolazione di moneta cartacea passò da 2 miliardi a 12 miliardi. A questa debacle dei conti pubblici si aggiungevano i debiti contratti con la Gran Bretagna e gli Usa. (I dati sono presi da Storia d’Italia di Massimo L. Salvadori – Einaudi). La guerra, con i cambiamenti che aveva provocato sul piano geopolitico, economico e sociale (il 7 novembre 1917 era scoppiata la Rivoluzione russa) divenne una sorta di Vaso di Pandora da cui scaturirono i demoni che portarono del 1939 alla Seconda Guerra mondiale, come se i decenni che la separavano dalla Grande Guerra fossero soltanto un armistizio.

IL TESTO INTEGRALE DEL BOLLETTINO DELLA VITTORIA

Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12:

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Armando Diaz

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