Dopo Venezia, l’esposizione si sposterà al Museo Guggenheim di Bilbao, dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026. Attraverso una selezione di circa settanta opere chiave, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Guggenheim New York, Museum of Modern Art, New York, Tate Modern, Londra, nonché importanti gallerie, tra cui Jeanne Bucher Jaeger, Parigi, e istituzioni culturali, quali Comité Arpad Szenes – Vieira da Silva, Parigi e Fundação Arpad Szenes – Vieira da Silva, Lisbona, la mostra offre uno sguardo approfondito e del tutto inedito sull’evoluzione del linguaggio visivo di Maria Helena Vieira da Silva (Lisbona, 1908 – Parigi, 1992).
La carriera dagli anni ’30 agli anni ’80
Mettendo in luce il forte rapporto tra astrazione e figurazione, l’esposizione ripercorre i momenti più significativi della carriera di Vieira da Silva, dagli anni Trenta alla fine degli anni Ottanta, e pone l’accento sul suo interesse per gli spazi architettonici, in cui il confine tra paesaggi urbani reali e immaginari si dissolve, andando ben al di là dei riferimenti formali alla cultura visiva portoghese e ai movimenti d’avanguardia come il Cubismo e il Futurismo. Ciò che di nuovo emerge dall’esposizione è il riconsiderare il suo lavoro come indipendente dal movimento Informale, a cui in passato è stato spesso accostato, e riconoscere invece come fondamentali sia la sua esperienza a Parigi, dove si trasferisce fin da giovane per motivi di studio, sia il periodo dell’esilio a Rio de Janeiro, dove si rifugia con il marito Arpad Szenes, anch’egli artista, durante la Seconda guerra mondiale e dove crea una fitta rete di contatti.
L’artista è inoltre storicamente legata all’eredità di Peggy Guggenheim e di Solomon R. Guggenheim
Non solo Vieira da Silva venne inclusa tra le trentuno artiste protagoniste della mostra Exhibition by 31 Women organizzata da Peggy Guggenheim nella galleria-museo newyorkese Art of This Century nel 1943, ma Hilla Rebay, prima direttrice del Museum of Non-Objective Painting, futuro Solomon R. Guggenheim Museum di New York, è considerata una delle sue prime sostenitrici, avendo acquistato nel 1937 Composition (1936), tutt’oggi nella collezione del museo americano. Nata a Lisbona e formatasi tra Parigi e Lisbona, Vieira da Silva trasforma l’idea di spazio in una delle tematiche centrali della sua opera, coniugando tradizione e modernità. Le sue composizioni, caratterizzate da strutture labirintiche, ritmi cromatici e prospettive frammentate, catturano l’essenza di un mondo in perenne trasformazione. Opere come La camera piastrellata (La Chambre à carreaux, 1935) o Figura di balletto (Figure de ballet, 1948) riflettono il suo interesse per l’architettura e il movimento, dove la distinzione tra figura e sfondo si dissolve, lasciando emergere una visione profondamente personale dello spazio. Vieira da Silva ha sempre vissuto l’arte come un’estensione del suo essere. Come sottolinea la curatrice nel saggio del catalogo, l’artista era “una creatura dello studio”: l’atelier era un luogo che non solo rappresentava il suo spazio di lavoro ma che diventava spesso soggetto delle sue opere. Influenzata dai suoi studi di scultura e anatomia, nonché dai grandi maestri del passato come Paul Cézanne e dai movimenti d’avanguardia del Novecento, Vieira da Silva sviluppa un linguaggio pittorico unico, in cui la fisicità dello spazio si intreccia con le dinamiche della memoria e del tempo. Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata al legame tra l’artista e il marito Arpad Szenes, raccontato attraverso una serie di ritratti reciproci che introducono il pubblico alla loro relazione artistica e personale, profondamente simbiotica.
Lo studio-atelier, spazio architettonico
Si prosegue poi con un approfondimento sul tema dello studio-atelier, luogo non solo di lavoro ma anche di riflessione sullo spazio architettonico, come testimoniato dai dipinti degli anni Trenta qui esposti, in cui la struttura scheletrica degli ambienti assume una dimensione quasi anatomica. Esempio emblematico di questo periodo è proprio Composizione (Composition,1936), proveniente dal Guggenheim New York. Segue una serie di opere dedicate alle figure dei danzatori e dei giocatori di scacchi, quali Danza (Danse, 1938), appartenente al Museum of Modern Art, New York, e Scacchiera rossa o I giocatori di scacchi (Échiquier rouge ou Joueurs d’échecs, 1946), in cui il gioco diventa metafora dell’esistenza, fatta di azione e reazione. Un momento particolarmente intenso è rappresentato dalla sezione dedicata alla guerra, testimonianza del difficile periodo vissuto in esilio in Brasile durante il secondo conflitto mondiale, durante il quale Vieira da Silva elabora opere intrise di tensione e dolore, istantanee della tragedia umana di quegli anni. Significativi di questo periodo sono lavori come Il disastro (Le Désastre, 1942), proveniente dal Centre Pompidou, Parigi, Sul tema del “Disastro” (Sur le thème du “Désastre”, 1946), dal Musée d’Art Moderne de Paris, e Gli annegati (Les Noyés, 1938). Il ritorno a Parigi, nel 1947, segna una svolta stilistica, che si manifesta nella ricerca di un linguaggio astratto sempre più definito e intriso di forme labirintiche. Da qui, lo sguardo dell’artista si apre successivamente al paesaggio urbano, reale e immaginato, in cui l’atmosfera dei luoghi diventa più importante della loro rappresentazione fedele, evidente in dipinti come Parigi, la notte (Paris, la nuit,1951) o Festa veneziana (Fête vénitienne, 1949).
L’architettura pubblica
Seguono lavori in cui l’architettura pubblica emerge come un tema ricorrente, opere che raffigurano cantieri, stazioni ferroviarie e chiese, in un equilibrio tra costruzione e infinito. La riflessione sull’organizzazione dello spazio continua, con lavori in cui interni ed esterni si fondono e si trasformano continuamente, come Interno nero (Intérieur nègre, 1950) o L’arena (L’Arène, 1950). In chiusura si trovano i dipinti degli anni Sessanta, caratterizzati da una palette cromatica sempre più scura, mentre l’ultima sala è dedicata alle Composizioni bianche, opere di diverse fasi della carriera di Vieira da Silva, che mettono in evidenza il ruolo speciale che il colore bianco ha avuto nella sua ricerca artistica. Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio sarà accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con testi della curatrice Flavia Frigeri, dell’artista Giulia Andreani, di Lauren Elkin, scrittrice e saggista, e di Jennifer Sliwka, storica dell’arte.
Immagine di copertina: Maria Helena Vieira da Silva, Composition (Composition), January 1936, oil on canvas, 105.3 x 161.5 cm. Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Solomon R. Guggenheim Founding Collection, By gift © Maria Elena Vieira da Silva, by SIAE 2025