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Spagna, perché la settimana corta non passa e il Governo Sanchez è costretto a lanciare un nuovo guanto di sfida alla destra

Mentre in Italia il colosso Essilux annuncia il via libera alla settimana corta su un intero stabilimento produttivo senza riduzione di stipendio, in Spagna il Congresso boccia il taglio del monte ore lavorativo settimanale da 40 a 37,5. Perché e cosa significa per il governo Sánchez

Spagna, perché la settimana corta non passa e il Governo Sanchez è costretto a lanciare un nuovo guanto di sfida alla destra

Spagna, settimana corta a parità di salario? Per ora niente da fare. Mentre in Italia il colosso italo-francese Essilux stringe accordi con i sindacati per battezzare – all’interno di un intero stabilimento produttivo – la riduzione del monte ore settimanale senza alcun taglio allo stipendio dei lavoratori, a Madrid il Congresso boccia la presa in esame della riforma per la riduzione della settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore.

Con 178 voti accordati dal Partido Popular, Vox e dal catalanista Junts, contro 170, sono stati approvati i tre “emendamenti” all’intero testo di legge, presentati dalle forze di destra. Subito, però, Movimento Sumar ha lanciato un altro guanto di sfida alla destra spagnola, depositando al Congresso 100.000 firme a sostegno della misura, che l’esecutivo progressista promette di ripresentare.

Spagna: la settimana corta non passa

Nel dibattito incandescente in Aula, la vicepremier con delega al Lavoro e fondatrice di Sumar, Yolanda Diaz, ha accusato senza mezzi termini il Partido Popular, Vox e Junts di voler affossare la riforma per difendere “gli interessi dei settori più reazionari”. “Le tre destre del nostro Paese – ha tuonato Diaz – infliggono uno schiaffo in pieno volto alle cassiere dei supermercati, alle commesse e a chi lavora nel settore alberghiero e della ristorazione”. E ha ricordato che l’ultima riduzione del monte orari alle attuali 40 ore settimanali risale al 1983, “quarant’anni fa”, quando la Spagna era un altro Paese”.

Dal canto suo, Miriamo Nogueras, portavoce di Junts al Congresso, ha difeso la posizione del partito guidato dall’ex presidente catalano Carles Puigdemont: “Siamo favorevoli a ridurre le ore di lavoro, ma non in questo modo”, ha segnalato, sostenendo il “no” dei 7 deputati di Junts alla riforma col timore che questa possa danneggiare le piccole e medie imprese catalane. “Per un parrucchiere, una macelleria o un agricoltore, questa legge comporterebbe un sovraccosto di 1.000 euro per lavoratore. Per una banca, 100 euro e per l’amministrazione pubblica 59 euro”, ha rilevato Nogueras. Fuori al Congresso centinaia di persone convocate dai principali sindacati, Union General de Trabajadores (Ugt) e Comisione Obreras, hanno protestato per esigere l’ammissione della riforma all’iter parlamentare.

Spagna, la difficile coesistenza tra governo e opposizione

Con il no del Congresso, quindi, viene messa in evidenza, ancora una volta, la difficoltà del governo in carica nel fare passare le leggi. Risalgono infatti a meno di due mesi fa gli scandali di corruzione che hanno messo a dura prova il governo di Pedro Sánchez e il suo partito. Nonostante l’esecutivo fosse piegato dalle pressioni, tuttavia è rimasto in piedi. Ciò significa che oggi deve coesistere con un’opposizione forte, capace di bocciare proposte di legge e di ritardare se non bloccare la prosecuzione del programma di governo.

Essilux, l’annuncio in Italia

Settimana lavorativa ridotta a 4 giorni ma stipendio identico. Dopo diverse sperimentazioni partite già ad aprile dell’anno scorso, ora è arrivato l’annuncio di EssilorLuxottica che, in seguito ad un accordo con i sindacati, è pronta ad estendere ad un intero stabilimento produttivo in Italia la settimana corta. Gli esperimenti svolti fino ad ora, infatti, hanno portato risultati confortanti. E così, dal 1° gennaio 2026, sarà consentito a tutto il personale di beneficiare di quattro giorni lavorativi su 20 settimane senza alcuna riduzione retributiva.

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