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Nato: a vertice Aja obiettivo 5% per la difesa. Minacce Putin allontanano strategia globale

Al vertice Nato del 25 giugno all’Aja si discuterà l’aumento delle spese militari al 5%. La minaccia russa spinge l’Alleanza a rinviare una strategia globale. L’Italia cerca un compromesso tra alleanze e vincoli interni

Nato: a vertice Aja obiettivo 5% per la difesa. Minacce Putin allontanano strategia globale

Quello del 25 giugno prossimo all’Aja sarà un “vertice lampo” di 3 ore al massimo nel corso del quale i capi di Stato e di Governo dei 32 Paesi dell’Alleanza Atlantica alla presenza di Donald Trump saranno chiamati a condividere un documento conclusivo che prevede unicamente l’obiettivo finale di un aumento delle spese della difesa fino al 5%.

Obiettivo più volte indicato dal presidente americano che il segretario generale della Nato Mark Rutte ha ormai fatto proprio giustificandolo con il rischio di una possibile minaccia della Federazione russa ai confini orientali dell’Europa.

Il timore di un attacco russo entro il 2030

Nella sua recente visita a Roma Rutte ha citato il Capo di Stato Maggiore tedesco, secondo il quale “entro il 2029-2030 la Russia potrebbe essere pronta a tentare qualcosa contro il territorio Nato. Oggi siamo al sicuro, ma tra tre o cinque anni potremmo non esserlo. Dobbiamo spendere di più“.

Non è un mistero che recenti rapporti dell’intelligence tedesca e lituana concordano nel valutare alcuni dati che vanno dal reclutamento di nuovi soldati russi (circa 1,5 milioni) alle spese per armamenti (fino all8% del Pil) allo schieramento di truppe in alcuni zone di confine e che portano a concludere che tra 3-5 anni la Federazione russa potrebbe attuare quelli che vengono definiti “test sulla credibilità della Nato”, non proprio un’invasione quanto un “sondaggio” sulla capacità di risposta difensiva dell’Alleanza.

Dubbi, cifre caotiche e il nodo dei criteri

“Rutte esagera un poco – spiega l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, già segretario generale aggiunto della Nato – cerca di salvare il salvabile, ha paura dell’atteggiamento minaccioso e poco amichevole degli americani e parla quindi solo di soldi ma non di strategie che dovrebbero andare ben oltre la minaccia russa e coinvolgere tutto lo spettro delle possibili nuove minacce compresa la Cina”. Secondo Minuto Rizzo il vertice si concluderà con alcune “cifre caotiche” entro le quali ognuno cercherà di ritagliarsi un proprio spazio di manovra. Il 5% si prevede già composto da un 3,5% di spese per armamenti veri e propri e un 1,5 per spese sui infrastrutture, cyber e dual use.

“È tutta una questione di criteri da interpretare – aggiunge il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa e consigliere Iai – se ad esempio si computano nel 2% che l’Italia vuole portare all’Aja solo i 10mila carabinieri impiegati nelle missioni all’estero è un conto, altro se si conteggiano tutti i 130mila carabinieri o i militari di Strade sicure così come i marinai della Guardia Costiera e delle Capitanerie di porto che dipendono dal ministero delle Infrastrutture”.

Rutte, aggiunge Camporini “insiste sul mantra del 5% perché lo dice Trump anche se solo il 3,5% riguarda capacità militari vere e proprie e l’1,5% capacità di resilienza ossia di resistere ad attacchi”. Ma il vero problema per Camporini è accelerare sull’integrazione delle capacità militari europee e creare una vera e propria politica dell’industria della difesa europea. “Il nuovo commissario Ue Kubilius – osserva Camporini – dovrebbe riunire i ceo dei grandi gruppi da Thales a Rheinmetall a Leonardo e fissare da subito una road map per raggiungere obiettivi comuni“.

La posizione dell’Italia

Quanto all’Italia c’è chi dice che Meloni porterà all’Aja come grande risultato l’obiettivo del 2% che con qualche aggiustamento contabile di fatto è già stato raggiunto. Lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti in un recente convegno a Roma sulla difesa promosso dalla Lega si è detto ottimista sulla possibilità che con aumenti dello 0,2% ogni anno nella spesa della difesa in dieci anni l’obiettivo del 3,5% potrà essere raggiunto. La trattativa dell’Aja si giocherà in pratica più sui tempi che non sull’obiettivo del 5%: Italia e Regno Unito puntano ai 10 anni ma molti Paesi vorrebbero tempi più brevi, massimo sette anni.

Prima dell’Aja al G7 in Canada lo stesso Trump potrebbe chiarire tempi e modi del disimpegno americano in Europa. Il ministro della Difesa Crosetto che ha incontrato i suoi omologhi della Nato ha sintetizzato così la posizione italiana: “Gradualità, flessibilità e criteri realistici”. È attorno a questi tre capisaldi che Giorgia Meloni ha costruito la sua proposta sull’aumento delle spese militari. L’Italia è pronta a fare la sua parte, ma con metodo.

Ma c’è anche un altro fatto da considerare: molti italiani sono contrari a un aumento delle spese per la difesa, come sostiene il vice primo ministro Matteo Salvini. La Meloni si trova di fronte a un difficile gioco di equilibri per soddisfare le richieste interne, accontentare gli alleati della Nato ed evitare di alienarsi l’amicizia di Trump.

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