Un altro inizio di settimana di contrattazioni da brivido, con gli asset statunitensi sottoposti a nuove pressioni, non per colpa dei dazi questa volta, bensì per la forse peggiore preoccupazione per il debito Usa. Nel corso delle contrattazini asiatiche i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa a più lunga scadenza sono saliti fino a toccare il livello psicologico del 5%, i future su Wall Street sono in calo di circa l’1%, mentre il dollaro è in calo dopo che Moody’s Ratings ha annunciato venerdì sera di aver revocato al governo americano il suo rating creditizio più elevato, portando il Paese da Aaa ad Aa1. L’agenzia, seguendo i sui colleghi, ha attribuito ai politici Usa la responsabilità di un deficit di bilancio in forte crescita, che a suo dire non mostra segni di riduzione.
Dall’altra parte dell’Atlantico l‘euro si consolida grazie alla sorprendente vittoria del candidato pro-UE alle elezioni rumene, insieme alle vittorie dei partiti centristi in Polonia e Portogallo. Maxi-stacco cedola a Piazza Affari, per un’incidenza di circa il 2% sulla capitalizzazione totale.
Preoccupazioni per il debito Usa. Il rendimento del Treasury 30 anni sale al 5%
La riduzione del rating ha alzato il velo e rafforzato le crescenti preoccupazioni degli investitori per il mercato obbligazionario sovrano degli Stati Uniti che deve sostenere il gigantesco debito nazionale pari a 36 trilioni di dollari, nelle ore in cui Capitol Hill sta discutendo di ulteriori tagli fiscali non finanziati e l’economia sembra destinata a rallentare. Tutto ciò mentre Trump sta stravolgendo consolidate partnership commerciali e rinegoziando gli accordi commerciali.
Oggi i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni sono saliti di quattro punti base al 4,52% e quelli equivalenti a 30 anni di circa sei punti base al 5,00%. Un superamento del 5% per il benchmark a più lunga scadenza rimetterebbe in gioco livelli visti l’ultima volta nel 2023, dove hanno raggiunto il picco al 5,18%, il massimo dal 2007.
Trump ha bisogno delle entrate derivanti dai dazi in parte per finanziare il suo pacchetto di tagli fiscali, che è appena passato attraverso una commissione della Camera dei Rappresentanti e potrebbe essere votato entro la fine di questa settimana. Si stima che questo imponente disegno di legge aggiunga tra i 3.000 e i 5.000 miliardi di dollari al debito nazionale nell’arco di un decennio: ed è stato proprio questo uno dei motivi per cui Moody’s ha declassare il rating degli Stati Uniti. I rating non hanno più molta importanza dopo la crisi finanziaria del 2008, quando il disastro dei mutui subprime ha macchiato la reputazione di alcune agenzie e i fondi hanno abbandonato i mandati tripla A. Eppure la notizia sembra aver toccato un nervo scoperto tra gli investitori stranieri, già sgomenti per la natura imprevedibile della politica fiscale Usa.
Moodys vede l’outlook per gli Usa da negativo a stabile e prevede che il deficit federale si allarghi fino a quasi il 9% del PIL entro il 2035, dal 6,4% dell’anno scorso, “guidati principalmente dall’aumento degli interessi sul debito, dall’aumento della spesa per i diritti e da una generazione di entrate relativamente bassa”. Moody’s ha assegnato per la prima volta agli Stati Uniti il suo impeccabile rating “Aaa” nel 1919 ed è stata l’ultima delle tre principali agenzie di credito a declassarlo dopo l’azione di S&P nel 2011 e Fitch nel 2023.
Venerdì i principali indici di Wall Street erano saliti per il quinto giorno consecutivo, sostenuti dalla tregua tariffaria tra Stati Uniti e Cina siglata all’inizio della settimana scorsa, nonostante i dati dell’Università del Michigan abbiano registrato un ulteriore calo del loro indice di fiducia dei consumatori a maggio, mentre le aspettative di inflazione a un anno sono salite al 7,3% dal 6,5% del mese scorso. Indici in rialzo: Dow 0,78%, S&P 500 0,70%, Nasdaq 0,52%.
Dollaro in calo rispetto le maggiori controparti. Euro torna verso 1,12
Il dollaro statunitense ha reagito al declassamento di Moody’s con un calo al minimo di una settimana rispetto allo yen, valuta rifugio,fino allo 0,6% a 144,80 yen. Il dollaro australiano ha ripreso quota dopo tre giorni di ribassi nonostante sia ampiamente atteso un taglio dei tassi da parte della Reserve Bank of Australia martedì. L’euro ha guadagnato fino allo 0,3% a 1,1199 dollari. Il dollaro è sceso dello 0,2% a 0,8358 franchi svizzeri, un’altra valuta rifugio. La sterlina ha guadagnato lo 0,1% a 1,3297 dollari.
Si abbattono le vendite sull‘oro, che scambia a 3.183 dollari l’oncia, in forte calo dell’1,79%. Il petrolio (Light Sweet Crude Oil) continua la sessione in rialzo e avanza a 62,41 dollari per barile.
Asia in calo. In Cina ancora deboli le vendite al dettaglio
Le borse del’Asia Pacifico sono deboli in avvio di settimana, anch’esse di cattivo umore per il taglio del rating di Moody’s, ma anche per le vendite al dettaglio ancora deboli in Cina che hanno evidenziato quanta strada il Paese debba percorrere per passare da un’economia trainata dalle esportazioni a un’economia trainata dalla domanda interna. È evidente che i consumatori non sentono il bisogno di acquistare, e non è scontato che Pechino voglia che la situazione cambi. Qualcosa non funziona: da una una Trump in sostanza sta dicendo agli americani che devono convivere con meno giocattoli e matite, mentre sta promuovendo politiche commerciali che indirettamente dovrebbero spingere i consumatori cinesi ad acquistare di più, ma non ne hanno nessuna voglia. Cresce invece la produzione industriale cinese del 6,1% su base annua ad aprile, contro attese di un +5,5%. Sempre in Cina ha accelerato in aprile la discesa dei prezzi delle case: nelle 70 città di riferimento, al netto degli alloggi sovvenzionati dallo Stato, i valori medi sono calati dello 0,12% rispetto a marzo.
La borsa di Tokyo perde lo 0,5% e lo yen si rafforza su dollaro a 145,2. Indice Kospi di Seul -1%.In calo le borse della Cina: Hang Seng di Hong Kong -0,6%, CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,4%. Taiex di Taipei -0,8%.
Dialoghi Europa- Stati Uniti
Con gli Usa “abbiamo una relazione speciale e molto stretta, in particolare abbiamo la più ampia relazione commerciale al mondo con oltre 1,5 trilioni di dollari l’anno. E’ importante ora esserci scambiati delle proposte che i nostri esperti stanno valutando a fondo”, per “raggiungere un buon accordo per entrambe le parti'”. Lo ha detto ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, prima dell’incontro a Palazzo Chigi con il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance e il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Sulla difesa, ha aggiunto: “Sono consapevole che gli Stati membri devono aumentare gli investimenti ed è per questo che la Commissione ha consentito l’utilizzo di 800 milioni di euro nei prossimi quattro anni. Un’Europa forte vuol dire una Nato più forte”.
Borse europee toniche. Per Piazza Affari maxi stacco-cedola
Le borse europee sono viste aprire toniche con una Piazza Affari attesa prendere un largo vantaggio rispetto al resto d’Europa grazie al maxi stacco cedola oggi per oltre 20 società del paniere principale della borsa italiana, pari a quasi il 2% sulla capitalizzazione totale. Il future sull’Eurostoxx50 è +0,07% in avvio di seduta nonostante i futures statunitensi in netto calo (-0,75% quello sul Dow Jones e -0,96% quello sull’S&P500).
TIM. Le proposte di modifica dello statuto, incluso l’allargamento dell’oggetto sociale, saranno sottoposte al vaglio del Cda nella riunione del 23 maggio, dice una nota. La scorsa settimana Reuters aveva scritto che la società stava valutando d’integrare il proprio oggetto sociale per inserire l’offerta di servizi assicurativi, pagamenti digitali ed energia.
UniCredit. Alla fine della terza settimana di offerta le adesioni all’Ops di UniCredit sul Banco BPM erano pari allo 0,016615% del capitale. La Germania non si aspetta che UniCredit lanci al momento un’offerta su Commerzbank, come ha detto sabato sera il cancelliere tedesco Friedrich Merz incontrando la premier Giorgia Meloni a Roma. Nessun commento da UniCredit sulle indiscrezioni di Repubblica e Corriere che nel weekend ribadiscono la richiesta di sospensiva a Consob sull’Ops per Banco Bpm.
Illimity. Al via l’Opas volontaria totalitaria promossa da Banca Ifis; termina il 27 giugno.
Alle ore 11 in agenda i dati dell’inflazione ad aprile finale dell’Eurozona (preliminare: +0,6% mese su mese, +2,2% anno su anno) e dell’inflazione core ad aprile finale (preliminare: +2,7% anno su anno). Alla stessa ora la Commissione Europea pubblica le stime di primavera.