Da Washington a Mosca, passando per l’Europa, le diplomazie internazionali sono al lavoro per trovare la sede del possibile – storico – bilaterale tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Donald Trump vorrebbe che sia l’incontro a due che il successivo trilaterale che lo coinvolgerebbe in prima persona si tenessero entro la fine di agosto. I nodi da sciogliere però sono molti, dalle garanzie di sicurezza per Kiev ancora molto vaghe alle posizioni più che distanti fra Mosca e Kiev sui territori. Il Cremlino ha comunque aperto a un incontro. Sarebbe stato lo stesso zar a proporlo, dicendo a Trump che avrebbe preferito vedere il leader ucraino “da solo”. Zelensky, da parte sua, si è detto disponibile a un vertice in qualsiasi formato bilaterale o trilaterale.
Bilaterale Putin-Zelensky: Ginevra o Budapest
La proposta di Putin di tenere il bilaterale a Mosca è sembrata più una delle sue solite provocazioni per prendere tempo che altro. Far arrivare Zelensky nella capitale russa è fuori questione per tutti. Il commento che circola dietro le quinte è pressoché identico ovunque: “Rischierebbe di non uscirne vivo”.
Secondo Politico, la sede favorita dalla Casa Bianca per il trilaterale sarebbe Budapest: il premier Victor Orbán è vicino a Trump sin dal primo mandato e il Secret Service – spiegano fonti ben informate – si starebbe già preparando per il summit nella capitale ungherese. Peccato che Orbán sia anche il leader dell’Ue più filo-Putin e anche quello di cui gli altri europei si fidano meno.
Dall’Europa arriva dunque una terza proposta: Ginevra. A metterla sul piatto per primo è stato il presidente francese Emmanuel Macron. Un’ipotesi sostenuta anche dall’Italia. “Roma anche sarebbe stata una sede ideale, voluta da americani, ucraini e anche dagli altri, ma c’è il problema della Corte Penale internazionale, quindi sarebbe stato più complicato. Credo che la sede di Ginevra possa essere la sede migliore, l’Italia è favorevole”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ieri a Berna per una visita lampo durante la quale ha partecipato ai lavori della conferenza annuale degli ambasciatori svizzeri.
Via libera anche dal ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis: “La Svizzera è prontissima, non pronta, anche a breve termine” ad ospitare un vertice. “È la nostra specialità – ha aggiunto – anche dal punto tecnico e legale, noi siamo a disposizione”. Cassis ha detto di averne parlato anche con il suo omologo russo Sergei Lavrov, chiarendo che Berna è disposta ad offrire “l’immunità” a Putin, colpito da un mandato di arresto internazionale, a condizione che venga nel Paese “per una conferenza di pace”.
L’ipotesi Ginevra però non piace a Mosca, considerando che di recente, anche la Svizzera ha consegnato armi all’Ucraina. Spunta dunque l’opzione Vienna: il cancelliere Christian Stocker ha ricordato “la lunga tradizione” di Vienna, che ospita anche numerose organizzazioni internazionali come l’Aiea, l’Opec, l’Osce. “Se i negoziati si terranno a Vienna, contatteremo la Corte penale internazionale (che ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente russo, ndr) per chiarire la questione” e “permettere al presidente Putin di parteciparvi”, ha aggiunto Stocker in una dichiarazione ai media. Indiscrezioni in circolazione parlano infine di Istanbul, Arabia Saudita o Emirati Arabi.
Bilaterale Putin-Zelensky: la data e i nodi da sciogliere in breve tempo
Trump lo ha detto chiaramente: vorrebbe che il bilaterale si tenesse già a fine agosto, nell’arco quindi di una quindicina di giorni, e per far sì che ciò avvenga ha cancellato le sue vacanze nel suo golf club di Bedminster, in New Jersey.
“Lasciamo che si incontrino loro per primi: sono loro che devono prendere le decisioni”, ha detto il tycoon, alludendo indirettamente allo scambio di territori, vero nodo, insieme alle garanzie di sicurezza per Kiev, da sciogliere per arrivare a una possibile pace.
Come riferisce l’Ansa, nel corso del vertice Usa, Zelensky avrebbe cercato di sensibilizzare Trump sulla questione, mostrandogli delle mappe dettagliate volte a dimostrare come cedere le regioni che Mosca rivendica significhi lasciare aperta la porta a prossime aggressioni: dare a Putin il resto della regione del Donetsk come chiesto dal Cremlino – il messaggio a Trump – sarebbe come se gli Usa cedessero la parte orientale della Florida. Un confronto che non ha lasciato indifferente il presidente americano. Tanto che proprio sui territori Trump nelle ultime ore ha invitato Putin a essere “realistico”: “Spero che sia bravo, altrimenti la situazione sarà dura”.
“Tutte e due le parti devono fare concessioni“, ha detto il segretario di Stato Marco Rubio, a cui il presidente ha conferito un ruolo di primo piano nella definizione delle garanzie di sicurezza per Kiev insieme agli europei. Trump nel frattempo, ha aperto alla possibilità di fornire supporto aereo a Kiev, non specificando però cosa questo significhi, ma ha escluso l’invio di truppe Usa in Ucraina (“avete la mia parola”), a differenza di alcune capitali europee come Londra, Parigi e Berlino.