No, Borgo Egnazia, il lussuosissimo Resort Villaggio a 80 km a sud di Bari, non ha risentito del post G7. Nel senso che se quell’evento ha “santificato” la struttura avendo ospitato nel 2024 i Sette Grandi del mondo, è altrettanto vero che dal momento della sua apertura, anno 2010, un’altra tipologia di “grandi”, quelli dello spettacolo, del cinema e dell’economia, ne aveva già decretato il grande successo.
Matrimoni da favola e ospiti stellari
All’inizio erano stati i matrimoni. Fra i primi, nel 2012, quello del cantautore Justin Timberlake con l’attrice Jessica Biel, al quale parteciparono fra gli altri Elton John, Lady Gaga, Madonna. Che tornò successivamente, nel 2016, 2017 e 2021, per festeggiare i suoi compleanni a suon di pizzica.
Altro matrimonio da favola, nel 2014, fu quello tra gli indiani Ritika Agrawal, la figlia del magnate del ferro, con il rampollo di un’altra potente famiglia, Rohan Mehta. Per l’occasione arrivarono sulla costa pugliese elefanti e cavalli bianchi perché il matrimonio fosse sì in Italia, ma alla maniera indiana. Uno dei più costosi ricevimenti nuziali della storia: 20 milioni di euro.
E tra i matrimoni vip non si può dimenticare quello di Laure Peugeot, erede designata della casa automobilistica francese, con Siegfried Modola, fotoreporter italo-inglese per la Bbc e la Reuters. O quello tra Violetta Gruosi, figlia del fondatore della maison svizzera di gioielli De Grisogono, con il giovane banchiere Sohrab Bassiri. E per restare in casa nostra fu unito in matrimonio a Borgo Egnazia anche il difensore dell’Inter Alessandro Bastoni con Camilla Bresciani.
Poi fu la volta di David e Victoria Beckham che nel 2019 e nel 2020 elessero il Resort Villaggio come la loro residenza estiva. Tanto che i tabloid inglesi ribattezzarono il posto “Beckingham Palace”.
Un successo costruito prima e dopo la politica
Ma da queste parti hanno circolato attori, attrici, politici, finanzieri, banchieri… una lista di nomi celebri che sarebbe troppo lungo elencare.
Questo per dire che il Resort ha brillato di luce propria prima e dopo Meloni.
“La premier scelse il posto essenzialmente per ragioni di sicurezza, il Borgo è una piccola fortezza facile da controllare”. Parla Marisa Lisi Melpignano, l’inventrice delle masserie a cinque stelle, a partire dalla sua casa, San Domenico, fino ad arrivare a Borgo Egnazia amministrata dal figlio Aldo.
La rinascita della Puglia e delle masserie di lusso
Oggi in Puglia non c’è casa di campagna che non sia stata trasformata in masseria dove migliaia di persone accorrono per ottemperare al rito delle vacanze.
E non si può dimenticare che insieme alle masserie, arrivando al governo il visionario Nichi Vendola, nel 2004, “nacque” anche il mito della Puglia, fino ad allora oscura regione del Sud.
“Il presidente della Regione intuì per primo il potenziale della nostra tradizione e fu così che un territorio che al massimo aveva visto passare turisti tedeschi in transito verso la Grecia, divenne la meta di tutto il mondo”, ricorda la signora Melpignano.
L’imprenditrice visionaria che ha fatto della Puglia un polo di lusso
Non furono tutte rose e fiori come aggiunge l’imprenditrice. “A casa mia avevo tutti contro, perfino mio figlio Francesco che all’epoca aveva 3 anni. Gli avevo detto che avrebbe dovuto mettere i giocattoli a posto perché presto la casa sarebbe stata occupata da altri e non voleva assolutamente. Quando gli spiegai che i signori che venivano a casa nostra avrebbero pagato cosicché avrei potuto comprargli altri giocattoli, sbottò dicendo che avrei dovuto prendere i soldi e poi cacciarli via. Anche mio marito, buonanima, era stato sempre contrario, diceva che con gli alberghi non si facevano i soldi, ma si perdevano. Ma io ho tenuto duro e anche se lui lo ha sempre considerato un mio hobby e non un mestiere, non me la sono mai presa.”
Marisa Lisi Melpignano in realtà ha fatto di più, ha trasformato l’arte borghese dell’accoglienza degli ospiti nella propria dimora in impresa, o empowerment, come si usa dire. Si deve anche a lei se oggi la Puglia è oggetto d’investimento da parte di big dell’hotellerie come Rocco Forte (Masseria Torre Maizza), Four Season e Belmond. Come si deve a lei il fatto che centinaia di ragazze e ragazzi della zona, e non solo, si siano specializzati in questo settore e non siano emigrati. Come lo scenografo Pino Abbrescia che ha costruito Borgo Egnazia prendendo il posto di un prestigioso studio londinese a cui la signora Melpignano aveva prima affidato e poi ne aveva bocciato il progetto. L’idea non era realizzare un luogo per turisti, ma per residenti temporanei. Un albergo come una comunità.
Borgo Egnazia: vita di lusso tra piazze, corti e ristoranti stellati
E così è stato. La vita dentro Borgo Egnazia scorre come in una cittadina, attorno a piazze e piazzette, vicoli, e Corti, quelle che in alberghi normali sarebbero definite camere. Se ne contano almeno sei, la più grande di 125 metri quadri, la più piccola attorno ai 35. Tutte con balconi o giardini privati, con vista mare o su piscina. Nel Borgo si può scegliere fra ristoranti (lo chef stellato Domenico Schingaro ne ha la direzione), negozi, bar. Insomma condurre una vita da “cittadini” e non da turisti.
Certo, è un Villaggio costoso, le cui abitazioni possono costare anche 3mila euro a notte, ma chi ha detto che i costumi semplici, come detta la filosofia del posto, debbano essere a buon prezzo?
E il fatto che anche quest’anno sia andato tutto esaurito lo ha dimostrato ancora una volta.
Dalle masserie di lusso all’arte: il nuovo sogno di Marisa Lisi Melpignano
Per quel che riguarda l’imprenditrice visionaria, Marisa Lisi Melpignano con gli alberghi ora si è fermata. “Da sette anni coltivo il sogno di trasformare un capannone di marmoreria dismesso in un luogo di arte”, spiega.
Si tratta di un manufatto che occupa un pezzo di costa sulla bella litoranea di Savelletri, la piccola frazione di Fasano, dove si trovano appunto tutte le masserie del lusso. “Lo acquistammo per trasformarlo in casa dell’arte contemporanea e della musica – continua l’imprenditrice – ma il Comune avrebbe voluto che lo abbattessimo e lo ricostruissimo daccapo. Esattamente il contrario delle nostre intenzioni. La bellezza di quel luogo sta proprio nel fatto che è un capannone”.
Archeologia industriale, come si dice.
Il conflitto fu stemperato dal Covid che bloccò ogni iniziativa. Fino ad arrivare ad oggi quando tutto sembra andare a posto. “Se tutto va come deve andare – spera Marisa Lisi Melpignano – per la fine dell’anno potremmo aprire un nuovo capitolo in Puglia”. Perché sarebbe l’unico luogo della Regione in cui l’arte contemporanea avrebbe casa.
O sarebbe meglio dire una masseria.