Il 2025 si è aperto con numeri tutt’altro che confortanti per il sistema bancario italiano. L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl ha appena rilasciato i dati relativi al primo trimestre dell’anno, che non sono affatto positivi. In soli tre mesi, sono stati chiusi ben 95 sportelli, segnando il peggior risultato per un primo trimestre da quando sono iniziati i monitoraggi. Ma non è solo la quantità di sportelli a preoccupare: è anche l’ampiezza del fenomeno.
“Nel primo trimestre altri 5 comuni sono rimasti privi di filiali sul loro territorio, mentre in 18 comuni le chiusure hanno ridotto la presenza ad un solo sportello. Nel complesso la ritirata delle banche dai territori interessa 100mila persone in più rispetto alla fine del 2024”, sottolinea Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl.
In un Paese dove la desertificazione bancaria sta colpendo a macchia d’olio, quasi metà dei comuni italiani è ormai priva di una filiale, aumentando l’esclusione finanziaria, soprattutto tra gli anziani, che si trovano in difficoltà nell’accedere ai servizi bancari.
La situazione delle banche in Italia: il declino delle filiali
Il numero complessivo degli sportelli bancari in Italia ha registrato una riduzione significativa, scendendo sotto quota 20mila alla fine del 2024. Il trimestre in corso ha fatto segnare il record negativo di chiusure. Questo scenario sta alimentando l’esclusione finanziaria in molte zone del Paese, con oltre 3.386 comuni (pari al 42,9% del totale) ormai privi di sportelli bancari. Ciò riguarda più di 4,6 milioni di residenti, con un fenomeno che colpisce in modo particolare le regioni di Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria ha anche fornito una mappa delle province italiane più colpite dal fenomeno. Secondo l’indicatore Ipd (Indicatore di Desertificazione Provinciale), le province di Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Grosseto, Pisa, Ragusa e Reggio Emilia risultano tra le meno desertificate. Le grandi città, invece, si collocano più in basso nella classifica, con Milano al 22° posto, Roma al 37° e Napoli al 45°. Al fondo della lista si trovano Vibo Valentia e Isernia.
L’impatto della desertificazione bancaria su persone e imprese
Nel complesso, oltre 11 milioni di persone sono ora senza accesso ai servizi bancari o rischiano di perderlo. Di queste, 4,6 milioni vivono in comuni completamente desertificati, mentre altre 6,4 milioni si trovano in comuni con un solo sportello bancario rimasto.
Non solo le persone, ma anche le imprese subiscono gli effetti della desertificazione bancaria. Nel primo trimestre del 2025, sono aumentate di 846 unità le aziende che si trovano in comuni senza sportelli. Inoltre, anche comuni più grandi, con oltre 20mila abitanti, sono stati colpiti dalla chiusura delle filiali, come nel caso di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta.
Un altro aspetto preoccupante è la crescente difficoltà di accesso ai servizi bancari per una fascia sempre più ampia della popolazione, in particolare quella anziana, che non ha le competenze digitali per utilizzare l’internet banking. In Italia, infatti, solo il 55% degli utenti sfrutta i servizi bancari online, contro una media Ue del 67,2%. Tra le persone di età compresa tra i 65 e i 74 anni, solo il 33,9% utilizza l’internet banking, una percentuale decisamente inferiore alla media europea del 44,7%.
Desertificazione bancaria: la resistenza delle Bcc
Nonostante il panorama complessivo non sembri promettente, c’è una piccola speranza: le Banche di Credito Cooperativo (Bcc). Riccardo Colombani ha sottolineato che “la situazione sarebbe peggiore, peraltro, se non vi fosse il presidio delle banche di credito cooperativo. In 9 dei 18 comuni parzialmente desertificati l’unico sportello rimasto appartiene a una Bcc”. Questo è un segnale importante che dimostra come le Bcc possano fare la differenza, offrendo un servizio bancario essenziale in territori dove altri istituti bancari hanno scelto di non investire.
“Le banche di credito cooperativo hanno l’occasione – prosegue Colombani – impiegando in modo virtuoso il capitale abbondante prodotto dalla gestione, di rilevare gli sportelli che verranno dismessi. Iccrea e Ccb alla fine dello scorso anno, infatti, avevano complessivamente un capitale di primaria qualità in eccedenza rispetto ai requisiti regolamentari, di 16 miliardi di euro. Insomma, pur considerando le ragionevoli cautele discendenti dal principio di sana e prudente gestione, ci sono ampi margini per le Bcc di aumentare le quote di mercato”.
L’istituzione dell’Osservatorio in Toscana: un passo avanti
Colombani ha poi commentato positivamente l’istituzione di un Osservatorio sulla desertificazione bancaria, evidenziando che “è positivo che su questo tema si sia ormai diffusa una sensibilità trasversale alla società ed alla classe politica, che da ultimo ha consentito l’istituzione di un Osservatorio sulla desertificazione bancaria da parte della Regione Toscana, un organismo aperto a tutti gli stakeholder con il compito di portare avanti soluzioni nell’interesse della collettività. Si tratta di un risultato importante, pienamente coincidente con le proposte avanzate nel tempo da First Cisl”.
“L’auspicio – conclude il segretario – è che si proceda con speditezza in tutte le regioni italiane che non hanno ancora costituito Osservatori ad hoc, considerato che le banche non cooperative non stanno manifestando alcuna intenzione di arrestare il trend delle chiusure”.