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Euro-dollaro sulla parità, come nel 2002. Giù il petrolio. Borse chiusura cauta ma Leonardo svetta

Borse chiudono caute ma Piazza Affari si difende con Leonardo. Soffre il credito. Per Nomura le Banche centrali taglieranno i tassi nel 2023

Euro-dollaro sulla parità, come nel 2002. Giù il petrolio. Borse chiusura cauta ma Leonardo svetta

L’euro resta intorno alla parità contro il dollaro, il petrolio crolla, Wall Street è poco mossa e le Borse europee archiviano contrastate una seduta priva di bussola. Per trovare la rotta aspettano di vedere come va l’inflazione Usa, in modo da prevedere meglio le future mosse delle banche centrali. Gli appuntamenti clou sono quelli sui prezzi al consumo e alla produzione nel mese di giugno (in uscita a partire da domani negli Stati Uniti) e l’avvio della stagione della trimestrali per le grandi banche nordamericane.

Europa mista: Piazza Affari in rosso con Madrid

In un contesto economico e geopolitico pieno di incognite e con il governo italiano alle prese con le convulsioni della sua maggioranza, Piazza Affari perde lo 0,38% (21.485 punti), penalizzata dal tonfo di Saipem, -48,56% e dalle vendite sui titoli delle grandi banche. Il comparto del credito zavorra anche Madrid, -0,6%, dove il primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato tasse temporanee sulle società elettriche e sulle banche, per generare entrate intorno ai sette miliardi nel 2023-2024 e aiutare gli spagnoli a difendersi dall’impennata dei prezzi dell’energia e dell’inflazione.

La chiusura è positiva per Parigi +0,45%, Londra +0,14% e Amsterdam +0,23%. Pure Francoforte si apprezza dello 0,5%, nonostante il morale degli investitori tedeschi sia sotto i tacchi. In luglio, riferisce l’istituto di ricerca Zew, l’indice di fiducia passa a -53,8 da -28 di giugno, a causa delle preoccupazioni per il gas, per i lockdown cinesi e per il rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce.

Euro intorno alla parità con il dollaro

Il pessimismo teutonico si è abbattuto per pochi istanti sull’euro, che in corrispondenza con l’uscita dei dati è sceso sotto la parità contro il dollaro, per poi rianimarsi. Al momento la moneta unica tratta in lieve rialzo intorno a 1,006.

La debolezza dell’euro deriverebbe dai due diversi atteggiamenti delle banche centrali, più aggressivo quello della Fed e più cauto quello della Bce, che registra anche contrasti al suo interno.

Per Nomura le banche centrali taglieranno i tassi nel 2023

A proposito di politiche monetarie, Nomura intanto butta il cuore oltre l’ostacolo e prevede che le principali banche centrali (Fed, Bce, BoE) cominceranno a tagliare i tassi d’interesse nel 2023 con l’allentamento dell’inflazione e il protrarsi della prevista recessione, mentre il picco dei tassi dovrebbe essere raggiunto quest’anno.

Secondo il colosso giapponese la Fed sospenderà i rialzi fino a quando l’inflazione ‘core’ non rallenterà al 2-2,5% annuo, per poi tagliare i tassi di 25 punti base per ogni riunione a partire da settembre 2023. A quel punto si concluderà anche il run-off del bilancio per evitare che gli strumenti di politica monetaria si mettano in contrasto tra loro.

Per quanto riguarda la Bce prevede sei aumenti dei tassi per un incremento complessivo di 175 punti base entro marzo 2023. Tuttavia, con il protrarsi della recessione attesa, si prevede un taglio dei tassi di 25 punti base a giugno.

Se la Germania fosse completamente tagliata fuori dal gas russo, l’inasprimento della politica monetaria della Bce potrebbe terminare prima del previsto.

Per la Bank of England, Nomura stima altri 100 punti base di rialzo dei tassi entro la fine del 2022. La recessione e il rallentamento dell’inflazione renderanno probabili tagli dei tassi di 25 punti base a maggio e giugno 2023.

Forti vendite sul petrolio

Altro elemento di rilievo di giornata sono le vendite a pioggia sui future del petrolio. Il Brent perde il 6,2% e si avvicina ai cento dollari al barile; il greggio americano scende di una percentuale superiore, -7%, e tratta intorno a 96,60 dollari al barile.

Il crollo avviene con l’Opec che prevede per il prossimo anno una domanda mondiale in aumento, ma a un ritmo leggermente più lento del 2022. Intanto Joe Biden sta partendo per il Medio Oriente, dove farà tappa in Arabia Saudita e parlerà di sicurezza energetica.

Piazza Affari si difende con Leonardo 

Piazza Affari limita le perdite di giornata in primo luogo con Leonardo +3,2%, che festeggia la promozione di Moody’s che ha migliorato l’outlook sul rating del titolo a ‘positivo’ da ‘stabile’, confermando la valutazione al livello Ba1.

Chiudono una seduta positiva Inwit +1,58% e Nexi +1,6%. Si riprende la galassia Agnelli con Iveco +1,67% e rimbalza il risparmio gestito con Banca Mediolanum +1,5%; Banca Generali +1,57%; Azimut +1,55%; Fineco +1,22%.

La maglia nera va a Saipem, dopo un avvio in volatilità e vista la chiusura dell’aumento di capitale da 2 miliardi di euro, sottoscritto al 70%. Oggi e domani vengono offerti in Borsa i diritti di opzione non esercitati, per un controvalore di circa 0,6 miliardi di euro. Eni (-0,55%) e Cdp hanno sottoscritto le nuove azioni in proporzione alle loro partecipazioni, complessivamente pari a circa il 44% dell’aumento di capitale. La comunicazione sull’esito definitivo dell’aumento di capitale sarà fornita entro l’apertura di mercato del 15 luglio.

Il rosso è acceso anche per Amplifon -6,99%, Diasorin -4,51%, Telecom -3,27%.

L’umore è pessimo per le banche, su cui Morgan Stanley ha tagliato il prezzo obiettivo: Banco Bpm -2,48%, Bper -2,46%, Unicredit -1,97%, Intesa -1,41%. Fuori dal paniere principale Mps perde il 3,11%. 

Negli altri settori Landi Renzo sprofonda del 13,38% dopo l’approvazione di termini e condizioni dell’aumento di capitale da quasi 60 milioni.

È poco mossa Autogrill, -0,32%, dopo le perdite della vigilia che l’ha portata vicino al prezzo d’Opa di Dufry

Sale Brunello Cucinelli, +2,64%, nel giorno della trimestrale. Jefferies ha tagliato il target price a 50 da 58 euro tenendo conto delle prospettive del settore ma ha alzato le stime di medio termine grazie al posizionamento unico del brand di extra-lusso “rilassato”.

Spread stabile, rendimenti in calo in asta

Sale leggermente lo spread sul secondario, ma scendono i rendimenti dei Bot annuali (per sette miliardi) collocati stamattina in asta, sotto la spinta di un’ingente richiesta. Il rendimento arretra allo 0,722%, meno 17 punti base rispetto alla precedente asta.

Sul secondario il differenziale di rendimento tra Btp 10 anni e Bund di pari durata è 203 punti base (+0,57%), ma i tassi scendono rispettivamente a +3,1% e +1,08%.

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