Cina e Stati Uniti hanno seppellito l’ascia di guerra. O almeno sembrebbe. Ieri sera funzionari statunitensi e cinesi hanno annunciato di aver trovato un accordo quadro per rimettere in carreggiata la tregua commerciale e rimuovere le restrizioni cinesi sulle esportazioni di terre rare, pur offrendo pochi segnali di una risoluzione duratura. L’accordo è arrivato dopo la chiusura di Wall Street che già comuque anticipava il successo con un rialzo in chiusura. Poi però i mercati azionari e il dollaro hanno frenato gli entusiasmi e sono rimasti cauti in attesa di maggiori dettagli sulla decisione presa e sulla sua validità. Attesa oggi per i dati sull’inflazione Usa. Le borse asiatiche si sono mosse in lieve rialzo, ma brillano le società minerarie cinesi. Le borse europee sono viste aprire in lieve calo. A Piazza Affari occhi a Stellantis, Unicredit.
Bloomberg riporta che il Segretario al Tesoro Scott Bessent potrebbe essere un candidato alla sostituzione di Powell alla Fed.
Cina e Usa: l’accordo quadro fa da “fondamento”. Verrà sottoposto ai presidenti
Al termine di due giorni di intense trattative a Londra, il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick ha annunciato ai giornalisti che l‘accordo quadro costituisce il “fondamento” dell’accordo raggiunto il mese scorso a Ginevra per allentare i dazi bilaterali di ritorsione che avevano raggiunto livelli a tre cifre. L’accordo di Ginevra tuttavia ha vacillato a causa delle continue restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di minerali essenziali, spingendo l’amministrazione Trump a rispondere con controlli sulle esportazioni, impedendo la spedizione di software di progettazione di semiconduttori, aeromobili e altri beni alla Cina.
Lutnick ha detto che l’accordo raggiunto a Londra eliminerebbe alcune delle recenti restrizioni statunitensi sulle esportazioni, ma non ha fornito dettagli dopo la conclusione dei colloqui avvenuta intorno alla mezzanotte di Londra. Ha però detto che le restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di minerali di terre rare e di magneti verso gli Stati Uniti saranno risolte come parte “fondamentale” dell’accordo quadro. Cosa Pechino avrebbe ottenuto in cambio non è ancora chiaro.
“Abbiamo raggiunto un quadro per attuare il consenso di Ginevra e la chiamata tra i due presidenti”, ha detto Lutnick. “L’idea è che torneremo a parlare con il presidente Trump e ci assicureremo che lo approvi. Loro torneranno a parlare con il presidente Xi e si assicureranno che lo approvi, e se questo verrà approvato, allora implementeremo il quadro.” In un briefing separato, anche il viceministro del Commercio cinese Li Chenggang ha affermato che è stato raggiunto un quadro commerciale di massima che sarà sottoposto ai leader degli Stati Uniti e della Cina. La disputa potrebbe impedire che l’accordo di Ginevra si sgretoli sui reciproci controlli sulle esportazioni, ma fa poco per risolvere le profonde divergenze sui dazi unilaterali di Trump e sulle lamentele di lunga data degli Stati Uniti sul modello economico cinese guidato dallo Stato e dalle esportazioni. Le due parti hanno tempo fino al 10 agosto per negoziare un accordo più ampio per allentare le tensioni commerciali, altrimenti le aliquote tariffarie torneranno a salire dal 30% al 145% per gli Stati Uniti e dal 10% al 125% per la Cina.
Resta ancora la non irrilevante questione se le imposte del 2 aprile siano effettivamente legali, con una corte d’appello federale che consente che le tariffe restino in vigore mentre esamina una sentenza di tribunale inferiore che le blocca.
Wall Street chiude positiva. Tesla balza di un altro 5,6%
Ieri l’indice S&P 500 ha chiuso in rialzo, sostenuto dal rally di Tesla, mentre gli investitori scommettevano su un esito positivo dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina. Il mercato azionario statunitense ha registrato un’impennata nelle ultime settimane, riprendendosi dal crollo di aprile innescato dai dazi globali “Liberation Day” imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’indice S&P 500 viene ora scambiato appena al di sotto dei massimi storici di febbraio.
Le azioni delle aziende hanno registrato andamenti contrastanti. Tesla è salita del 5,6%, mentre Microsoft è scivolata dello 0,4%. Alphabet è salita dell’1,4% dopo che Reuters ha riferito che OpenAI prevede di aggiungere il servizio cloud di Google di Alphabet per soddisfare la crescente esigenza di capacità di elaborazione. L’indice S&P 500 ha chiuso in rialzo dello 0,55% a 6.038,81 punti. Il Nasdaq ha guadagnato lo 0,63% a 19.714,99 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average è salito dello 0,25% a 42.866,87 punti.
Oggi gli investitori attendono i dati sui prezzi al consumo negli Stati Uniti per avere indizi sulla traiettoria dei tassi della Federal Reserve.
I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi scendono di non più di 2 punti base. Gli operatori hanno digerito l’asta sui titoli di stato a 3 anni, mentre oggi è in agenda quella a 10 anni e domani quella ancora più significativa per il sentiment del mercato sui trentennali.
La Banca Mondiale ha tagliato le sue previsioni di crescita globale per il 2025 di 0,4 punti percentuali, portandole al 2,3%, affermando che i dazi doganali più elevati e l’accresciuta incertezza rappresentano un “forte ostacolo” per quasi tutte le economie.
Le borse asiatiche positive. Salgono le azioni cinesi del settore delle terre rare e dei magneti
Le borse dell’Asia Pacifico salgono coralmente dopo la chiusura dei colloqui tra le delegazioni di Stati Uniti e Cina. In Cina l’indice di riferimento CSI 300 guadagna lo 0,8%, una delle variazioni più ampie delle ultime quattro settimane: salgono le società minerarie attive nell’estrazione e nella raffinazione dei metalli usati nell’high tech. Indice Hang Seng di Kong +0,9%. Taiex di Taipei +0,7%.
Sale anche la borsa di Tokyo con l’indice Nikkei a +0,5% e lo yen sui livelli di ieri. In Giappone i prezzi alla produzione sono aumentati del +3,2% su base annua a maggio, rallentando rispetto alla crescita del +4,1% di aprile, leggermente rivista, e mancando il consenso del mercato del +3,5%.Su base mensile, i prezzi alla produzione sono diminuiti dello 0,2%, segnando il primo calo in nove mesi. Due giorni fa, il governatore della banca centrale, Kazuo Ueda ha ribadito che la stretta monetaria va avanti, anche se con una tempistica non programmata.
L’indice MSCI Emerging Markets, grazie al +0,6% di ieri, si è portato oltre la soglia dei 1.200 punti per la prima volta dal febbraio 2022
Borse europee viste aprire in lieve calo. A Piazza Affari occhi a Stellantis, Unicredit
I future sulle borse europee anticipano un avvio in lieve calo, poichè gli accordi Usa-Cina non forniscono abbastanza certezze circa una vera distensione commerciale. I future sull’indice S&P 500 sono in calo dello 0,2%
Banco BPM. Unicredit ha proposto la vendita di 206 filiali per cercare di ottenere il via libera dell’Antitrust europeo alla scalata su Banco Bpm, secondo tre fonti a conoscenza della vicenda.
Prysmian. Rivedrà la guidance per l’anno in corso, includendo il contributo della neo-acquisita Channell, in occasione della pubblicazione dei risultati del primo semestre il 31 luglio.
Stellantis. Ha siglato un accordo con i sindacati per 265 esuberi volontari nello stabilimento di Cassino e 427 ad Atessa, portando in questo modo a 2.439 il numero complessivo delle uscite previste in Italia quest’anno.
Juventus-Lazio. L’Italia intende rimuovere il divieto per il campionato di Serie A di vendere i diritti di trasmissione delle partite sul territorio nazionale a un unico acquirente, secondo una bozza di legge governativa visionata da Reuters.
Mfe. Il mercato pubblicitario in Italia ha registrato un incremento degli investimenti del 2,2% ad aprile, secondo le rilevazioni mensili della società di dati e analisi Nielsen.
Mediobanca. Autonomous Research alza il target da 18,7 a 20 euro.