E’ un Ferragosto da record per Piazza Affari. Ormai le tensioni sui dazi sono state assorbite e anche l’incontro di venerdì tra Donald Trump e Vladimir Putin, che rimane dirimente, non preoccupa più di tanto: a spingere la Borsa di Milano sopra la soglia dei 42.000 punti, come non accadeva da quasi vent’anni, sono invece i dati sull’inflazione Usa usciti un paio di giorni fa e che hanno innescato la convinzione, negli ambienti dei mercati finanziari, che la Federal Reserve possa effettivamente tagliare i tassi d’interesse nella prossima riunione di settembre. Anzi secondo il Segretario americano al Tesoro Scott Bessent, la previsione è che possano dare una sforbiciata “di 50 punti base”.
Il Ftse Mib chiude per la precisione a 42.186 punti guadagnando lo 0,6%, trascinato quest’oggi da due banche protagoniste del risiko di questi mesi: in vista dell’incorporazione, Banca Popolare di Sondrio e Bper risultano essere i due migliori titoli della giornata con rispettivamente +3,25% e +2,1%. Bene anche Leonardo +1,7%, che la settimana scorsa aveva sofferto molto, e non a caso Unipol, anch’essa coinvolta nell’affaire Bper-Sondrio, che chiude più o meno con lo stesso guadagno. Pochi i titoli in controtendenza: i peggiori sono Prysmian -1,4%, Tenaris -0,9% e Stm -1%. Nell’ultimo mese, Piazza Affari ha guadagnato oltre il 5%, trainato soprattutto dalle banche, e dai titoli industriali e delle telecomunicazioni.
A differenza di ieri, vanno bene anche tutte le altri principali Borse europee, compresa Francoforte che nella seduta di martedì aveva invece pagato il deludente dato dell’Indice Zew. Il Dax 40 guadagna lo 0,69% e più meno lo stesso fa Parigi, mentre Londra chiude poco sopra la parità. Interlocutori invece i listini statunitensi: nel pomeriggio italiano il Dow Jones viaggia in territorio ampiamente positivo, mentre dopo un buon avvio si ridimensiona il Nasdaq, che oscilla intorno alla parità. Prevalgono gli acquisti sul S&P 500. Rimane l’ottimismo a livello internazionale sui vari fronti, dai dazi alla tregua in Ucraina, anche se su quest’ultimo tema le acque sono ancora agitate: ai leader europei non sta andando giù la decisione di Washington di escludere il presidente Zelensky dall’incontro in Alaska e soprattutto dalle trattative sulla spartizione dei territori.
In calo oggi lo spread Btp Bund, che dopo una serie di sedute intorno agli 82 punti base, scende sugli 80 punti, il minimo da aprile 2010, col rendimento del Btp decennale che si riduce al 3,48%. L’euro si rafforza significativamente sul dollaro statunitense, toccando quota 1,17, uno dei valori più alti da inizio anno. Lieve aumento dell’oro dopo che lo stesso Donald Trump, sempre lui, aveva freddato gli entusiasmi annunciando che i lingotti da 1 kg del prezioso metallo non saranno soggetti a tariffe. In lieve calo invece petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scende a 62,91 dollari per barile. Sul greggio peraltro permane la spada di Damocle del super dazio al 50% minacciato (ancora una volta) dal tycoon nei confronti dell’India se continuerà a comprare petrolio russo. La logica vorrebbe un rialzo dei prezzi, ma secondo gli analisti forse tutti questi intoppi finiranno per far calare la domanda e dunque le quotazioni.