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Accadde oggi – 16 agosto 1896: l’inizio della leggendaria corsa all’oro dello Yukon

Il 16 agosto 1896 tre uomini scoprirono pepite nel Rabbit Creek, innescando la corsa all’oro del Klondike. Migliaia di avventurieri sfidarono ghiacci e bufere per un pugno di pepite. Un’epopea “d’oro” che ispirò Jack London e persino Paperon de’ Paperoni

Accadde oggi – 16 agosto 1896: l’inizio della leggendaria corsa all’oro dello Yukon

Era il 16 agosto 1896. Nel remoto territorio dello Yukon (nell’odierno Canada Occidentale), tre uomini, George Carmack, Skookum Jim Mason e Tagish Charlie risalivano il Rabbit Creek, un affluente del Klondike. Cercavano salmoni, trovarono pepite. Una manciata d’oro nel setaccio, e il silenzio gelido del Nord esplose in una notizia destinata a infiammare il mondo. Quel torrente fu ribattezzato Bonanza Creek, e mai nome fu più azzeccato. Fu l’inizio della leggendaria corsa all’oro dello Yukon.

La notizia si propagò rapidamente tra i campi minerari, ma ci volle quasi un anno per oltrepassare il confine con gli Stati Uniti. Nel luglio 1897, due navi, l’Excelsior a San Francisco e il Portland a Seattle, attraccarono con le stive cariche d’oro.

La “febbre gialla” che incendiò il Nord

La Klondike Gold Rush attirò oltre 100.000 avventurieri da Stati Uniti, Europa e perfino Australia. Solo 30-40.000 persone, però, riuscirono a raggiungere lo Yukon, affrontando traversate estenuanti tra ghiacci, valichi e tempeste. Gli altri si persero lungo il cammino, travolti da bufere e sogni infranti.

Il passaggio più leggendario era il Chilkoot Pass: una scalinata di 1.500 gradini scavati nel ghiaccio, da percorrere più e più volte con carichi complessivi fino a una tonnellata tra viveri e attrezzi. E proprio per una questione di sopravvivenza, la legge canadese imponeva a ogni cercatore scorte per un anno intero, per evitare carestie.

Nel 1898, Dawson City esplose da villaggio di 500 anime a città frenetica da 30.000 abitanti. Ma chi arrivava tardi trovava già tutti i filoni migliori reclamati. Eppure, la corsa proseguiva. La speranza di una pepita era troppo allettante e bastava a spingere uomini e donne a sfidare l’inverno artico.

Dawson City: oro, vizi e follia nel Far West del ghiaccio

Dawson divenne una città estrema. I saloon aperti 24 ore su 24, partite di poker da 5.000 dollari (di allora), champagne a 60 dollari la bottiglia, e pavimenti che si potevano letteralmente spazzare per recuperare la polvere d’oro caduta.

La febbre dell’oro creò fortune lampo e rovinò altrettanto velocemente. Alex McDonald, il “Re del Klondike”, morì in povertà. Swiftwater Bill spendeva fortune in uova solo per dispetto. Il lusso conviveva con carestie invernali, scorbuto e prezzi folli, un uovo poteva costare quanto una giornata di salario.

Dal Klondike a Paperon de’ Paperoni

L’epopea dello Yukon ha lasciato un’impronta profonda nella cultura popolare. Jack London ne trasse Il richiamo della foresta e Zanna Bianca. Charlie Chaplin ne fece il capolavoro muto La febbre dell’oro. Nei fumetti Disney, Paperon de’ Paperoni costruì lì il suo primo gruzzolo, armato di setaccio e determinazione.

Oggi Dawson City è metà museo a cielo aperto, metà città viva, mentre Skagway campa soprattutto di crociere turistiche. Il resto del Klondike è tornato a essere silenzioso, rotto solo dalle escavatrici dell’estrazione moderna.

L’oro oggi: basta un clic

E l’oro? Più di un secolo dopo, resta un rifugio sicuro nei mercati. Nel 1898 un’oncia valeva 16 dollari. Nel 2025 ha superato i 2.895,61 euro l’oncia (oltre 3.000 dollari), sospinto da tensioni geopolitiche e domanda di sicurezza finanziaria. Allora costava scalare montagne e sopravvivere a -50 °C; oggi basta un clic. Ma nessuna transazione digitale potrà mai eguagliare l’adrenalina di quel giorno d’estate del 1896, quando l’acqua di Bonanza Creek si colorò di oro.

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