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Evergrande, il colosso cinese ko: la Borsa di Hong Kong dice addio al gigante immobiliare

China Evergrande Group sarà cancellata dal listino di Hong Kong il 25 agosto 2025. Dal boom edilizio al crack da 300 miliardi di dollari, ecco come il colosso immobiliare ha travolto l’economia cinese e globale

Evergrande, il colosso cinese ko: la Borsa di Hong Kong dice addio al gigante immobiliare

Giù il sipario. China Evergrande Group, un tempo simbolo della crescita economica cinese, sarà ufficialmente cancellata dal listino di Hong Kong il 25 agosto 2025. L’epilogo arriva dopo oltre un anno e mezzo di sospensione delle negoziazioni e in seguito alla decisione del Comitato per la quotazione della piazza asiatica, che ha certificato il mancato rispetto di ogni requisito previsto per rimanere in Borsa.

Le azioni, già bloccate dal gennaio 2024 a un prezzo irrisorio – meno di due centesimi di euro – resteranno formalmente di proprietà degli investitori, ma senza un mercato su cui scambiarle. Evergrande ha annunciato che non presenterà ricorso.

Dal boom al baratro: la lunga caduta di Evergrande

Fondata nel 1996 a Guangzhou, Evergrande era diventata in pochi decenni il secondo sviluppatore immobiliare della Cina, con 1.300 progetti in oltre 280 città. L’azienda aveva cavalcato l’espansione edilizia del Paese, finanziandosi però a colpi di debito. Nel 2021 il passivo aveva raggiunto 300 miliardi di dollari, il più alto mai registrato nel settore a livello globale.

Il punto di rottura arriva proprio nel 2021, quando l’azienda manca il pagamento di un’obbligazione in dollari. La mossa segna l’inizio di un default a catena, aggravato dalle restrizioni imposte da Pechino ai prestiti nel settore immobiliare, nel tentativo di raffreddare la bolla. La stretta finanziaria priva Evergrande dell’ossigeno necessario a onorare i debiti, facendo precipitare la fiducia di mercati e acquirenti.

Il verdetto del tribunale e la liquidazione

Il 29 gennaio 2024, il Tribunale di Hong Kong ordina la liquidazione del gruppo, giudicando inadeguato il piano di ristrutturazione proposto. A gestire il processo viene chiamata la società Alvarez & Marsal, con un compito titanico: smontare il più grande puzzle immobiliare del mondo.

Il bilancio? Nei primi 18 mesi recuperati appena 255 milioni di dollari su un patrimonio dichiarato di 1,8 trilioni di yuan (circa 250 miliardi di dollari nel 2022). Meno dell’1% del totale, ostacolato dal fatto che la gran parte degli asset si trova nella Cina continentale, fuori dalla giurisdizione di Hong Kong, e dalla priorità imposta da Pechino al completamento dei cantieri incompiuti.

Tra i beni liquidati, anche un dipinto di Claude Monet, insieme ad auto di lusso, tessere di club e titoli scolastici. Ma la strada è ancora lunga e il processo potrebbe durare oltre un decennio.

Frodi contabili e accuse penali

A marzo 2024 poi la China Securities Regulatory Commission getta ulteriore benzina sul fuoco: Evergrande avrebbe gonfiato i ricavi di 78 miliardi di dollari tra il 2019 e il 2020, imputando vendite inesistenti per attrarre investitori e raccogliere capitali.

Il fondatore Hui Ka Yan viene multato per 6,5 milioni di dollari e bandito a vita dai mercati finanziari cinesi. Stessa sorte, con sanzione minore, per l’ex CEO Xia Haijun. L’unità principale del gruppo, Hengda, riceve una multa record di 580 milioni di dollari.

Crack Evergrande: un’onda d’urto per la Cina e il mondo

Il crollo di Evergrande non ha segnato solo la fine di colosso immobiliare ma anche l’inversione di tendenza di un intero settore. Per anni l’immobiliare aveva trainato fino al 30% del Pil cinese, alimentando crescita e ricchezza. Oggi il suo peso è sceso al 15% o meno, e i prezzi delle case continuano a deprimere una fiducia già ai minimi storici.

Molti altri sviluppatori – dal caso Country Garden ad altri nomi meno noti – stanno ancora negoziando con i creditori per evitare lo stesso destino. Il “miracolo edilizio” cinese ha perso il suo campione e l’intero comparto sta cercando di liberarsi dall’incubo più lungo della sua storia recente.

L’impatto del crollo dei prezzi sugli investitori e sulle famiglie è stato devastante, erodendo patrimoni e riducendo la spinta ai consumi. Ma qualche segnale di stabilizzazione comincia a emergere. Secondo The Economist, nei primi quattro mesi del 2025 le vendite di nuove abitazioni sono calate di meno del 3%, un deciso miglioramento rispetto al tracollo del 17% nello stesso periodo del 2024. Una frenata della crisi, certo, ma con ferite profonde che continueranno a pesare sull’economia del Dragone.

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