Il ministero del Tesoro dirada parte della nebbia che avvolge la Tobin Tax e rassicura su alcune norme ambigue, garantendo che prevale l’interpretazione più favorevole ai contribuenti.
In particolare, a suscitare dubbi erano i punti di passaggio da uno scaglione all’altro in relazione all’imposta sui derivati su indici. Il valore minimo deve essere superiore alle soglie indicate: per i mercati regolamentati, ad esempio, l’imposta è di 0,15 euro per valori da 50 a 100mila euro (quarto scaglione) e di 0,75 euro per quelli da 100.001 a 500mila euro (quinto scaglione). Sono soggetti alla tassazione sia il compratore sia il venditore, tanto nell’operatività intraday quanto in quella overnight.
Occorre però ricordare che il sistema cambia per le transazioni in azioni, sulle quali si paga un’imposta pari allo 0,10% da applicare sempre al controvalore dell’operazione. In questi casi, inoltre, l’imposta grava solo sul compratore e solo sulle operazioni overnight.
Il Tesoro ha risolto anche i dubbi relativi ai contratti swap, precisando che, se si scambia un paniere di indici o di azioni, i contratti dovranno essere scomposti per valutare su quali posizioni sia obbligatorio pagare la Tobin Tax e su quali invece sia prevista l’esenzione. Il criterio è il seguente: sono soggetti all’imposta sulle transazioni finanziarie solo derivati e titoli azionari italiani emessi da società con una capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro.
Se nei singoli contratti permangono dubbi sulle posizioni da sottoporre a tassazione, si paga la Tobin sulle parti che sono evidente oggetto d’imposta, quindi si applica il principio della “prevalenza” per le parti del contratto in cui permangono dubbi o su cui l’operatore non è in grado di procedere con la scomposizione.
