Le Borse europee chiudono la seduta in ribasso, con gli investitori preoccupati per la possibile ritorsione iraniana dopo gli attacchi statunitensi ai siti nucleari di Teheran e la minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz, via cruciale per il commercio globale del petrolio. Milano si conferma la peggiore, penalizzata dallo stacco cedole.
Osservato speciale, il petrolio: il prezzo ha brevemente toccato i massimi degli ultimi cinque mesi, per poi restare volatile, come quello del gas. Sono aumentate, infatti, le probabilità che Teheran reagisca attaccando le infrastrutture energetiche della regione o le spedizioni nello Stretto di Hormuz. Gli analisti hanno affermato che le ulteriori oscillazioni del prezzo del petrolio questa settimana dipenderanno dal modo gli in cui la Repubblica islamica o gli Houthi, decideranno di reagire. Nel caso più grave, i prezzi globali del petrolio potranno salire a 130 dollari al barile, spingendo l’inflazione statunitense vicino al 6% entro la fine dell’anno.
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A Piazza Affari, in cima al Ftse Mib si piazzano i titoli energetici: A2a, Terna, Enel ed Hera. I peggiori sono invece Azimut, Iveco, Telecom Italia e Poste. Occhi su Eni dopo la firma di un accordo da 2 miliardi per cedere il 20% di Plenitude, mentre Stellantis, in ribasso, ha nominato ufficialmente Antonio Filosa nuovo ceo (e il team di vertice).
Sul mercato delle materie prime, l’oro segna un leggero calo, mentre l’euro si rafforza a 1,154 contro il dollaro. Sul mercato obbligazionario, lo spread viaggia in leggero ribasso a 10o punti.