Il settore dei beni personali di lusso sta affrontando un rallentamento significativo, considerato il più marcato degli ultimi 15 anni, a causa di incertezze geopolitiche, fluttuazioni valutarie e tensioni commerciali, specialmente tra Stati Uniti e Cina. Secondo le previsioni di Bain & Company, per il 2025 si attende una contrazione globale del mercato tra -2% e -5%, con un possibile recupero solo nel lungo termine. Attualmente i giganti del lusso registrano performance divergenti: Hermès e Richemont resistono invece con una crescita attesa, mentre LVMH e Kering (Gucci) segnano perdite rilevanti.
Nuovi segmenti resilienti
Accanto al rallentamento continueranno a emergere segmenti resilienti come il beauty di fascia alta, il turismo esperienziale e la gioielleria di prestigio. Ma proviamo a capire i motivi: molti brand hanno aumentato i prezzi durante la crescita del mercato, ma senza adeguati livelli di innovazione, erodendo il valore percepito, un fenomeno che viene chiamato “Greedflation”. Non meno importante il calo dei consumi in Cina e Stati Uniti, un tempo mercati trainanti, ha messo in difficoltà i brand che non si erano diversificati abbastanza anche a causa della troppa dipendenza con questi mercati. Ma forse la chiave più interessante da non sottovalutare sono i cambiamento nei valori d’acquisto delle nuove generazioni (Millennial e Gen Z) che privilegiano esperienze, autenticità e “quiet luxury” (lussoso discreto), più che marchi appariscenti. E infine, la minaccia continua di nuovi dazi e tensioni commerciali (tra USA e UE), e che aumentano l’incertezza normativa e di mercato. Le nuove tendenze vedono un aumento delle tecnologie immersive e un retail ibrido con investimenti in realtà aumentata, smart store e flagship immersivi permettono di trasformare il retail fisico in ambienti esperienziali. Ma anche maggiore sensibilità alla sostenibilità verso un “lusso etico”, trasparenza, economia circolare e il vintage – o seconda mano – vincono consenso tra i consumatori. In tutto ciò nuovi mercati si affacciano alla domanda-offerta come: Medio Oriente, India, Sud-est asiatico e Latin America dove emergono nuove aree di crescita. Potremmo definire la crisi del lusso non è un collasso definitivo, ma una fase di transizione. Il futuro del settore sarà determinato da chi saprà reinventare il valore dell’esclusività, rispondere con autenticità ai nuovi valori dei consumatori e offrire esperienze emozionali anziché solo prodotti.
In pole position come scelta troviamo sicuramente il turismo esperienziale di lusso
Il turismo di qualità è oggi è uno dei segmenti più resilienti e promettenti del mercato del lusso, proprio perché intercetta un cambiamento profondo nei gusti dei consumatori: non più (o non solo) possedere un oggetto costoso, ma vivere un’esperienza unica, irripetibile e altamente personalizzata. La crescita stimata: secondo Bain & Company, vede il turismo esperienziale di lusso con una crescita del +7-9% annuo entro il 2030, più del lusso materiale. La città che più sembra attirare turismo da tutto il mondo sembra essere Venezia grazie al suo potenziale in Patrimonio artistico e storico senza eguali, per la presenza di location private e inaccessibili per eventi personalizzati, tradizioni artigianali uniche (vetro, tessuti, maschere). Scenari naturali e urbani irripetibili per esperienze su misura. Se ben gestito, questo turismo potrebbe riportare residenzialità in centro, con ricadute occupazionali di alto profilo. Ma anche aumentare il valore economico per visitatore e ridurre la pressione del turismo di massa che sta facendo morire la città lagunare, privilegiando qualità su quantità.