Il forte rimbalzo dell’indice regionale Msci Asia Pacific (+1,9% nel primo pomeriggio giapponese) è paradossalmente dovuto alle revisioni al ribasso del Pil americano nel primo trimestre. La terza e ultima revisione ha portato il tasso di crescita dal 2,5% iniziale all’1,8% annualizzato e destagionalizzato. Il che ha rinfocolato le speranze che la Fed continui a somministrare liquidità nella misura precedente. In effetti, vi era un equivoco nella lettura che i mercati avevano dato delle intenzioni della Fed. Anche se questa riduce gli acquisti di titoli, il suo stock di attività continua ad aumentare e quindi la politica monetaria rimane espansionistica; i mercati invece avevano letto le dichiarazioni di Bernanke nell’ottica di un passaggio dall’espansione alla restrizione, ciò che è lontano dalla realtà.
Lo yen si avvicina a quota 98, ciò che ha permesso al Nikkei di salire di oltre il 2% e di riguadagnare quota 13mila. La borsa di Shanghai, invece, continua ad avere la peggiore performance fra le grandi piazze azionarie, ed è salita di poco rispetto ai bassi livelli raggiunti ieri. L’oro, dopo il crollo a 1227 $/oncia, registra un rimbalzo tecnico e si trova a quota 1237. Il petrolio ha guadagnato rispetto a ieri: il Brent è a 102 e il WTI tenta di scalare quota 96. Stabile l’euro, a 1,303.
http://www.bloomberg.com/news/2013-06-27/asian-stocks-gain-as-slow-u-s-growth-lifts-stimulus-bets.html
