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5G, Italia verso lo stop a Huawei ma per ora rinvia alla Ue

Il vertice di Palazzo Chigi incardina la posizione dell’Italia all’interno delle scelte europee e sembra aprire alla messa al bando di Huawei chiesta dagli Usa e già accolta da altri Paesi europei. Ma i M5S insistono per limitarsi al golden power. Il 30 settembre visita del Segretario Usa Mike Pompeo a Roma

5G, Italia verso lo stop a Huawei ma per ora rinvia alla Ue

Sul 5G l’Italia sceglie la linea euro-atlantica e va verso il no a Huawei. Benché gli esperti abbiano più volte sottolineato che la tecnologia cinese è oggi quella più evoluta e conveniente, e che i 5 Stelle da sempre portano avanti l’asse con Pechino, nel vertice di Governo di giovedì sera è sembrata emergere una posizione più in linea con gli altri Paesi europei e dunque a favore dell’indipendenza tecnologica. Anche per andare incontro alle pressioni dell’alleato Usa, che da tempo chiede ai propri partner nel Vecchio Continente di non fidarsi di Huawei, considerata da Washington la “quinta colonna” informatica dello spionaggio cinese. Non a caso, il nuovo orientamento espresso da Palazzo Chigi arriva a pochi giorni dalla visita del segretario di Stato americano Mike Pompeo a Roma, in programma per il 30 settembre. Il comunicato emesso alla fine della riunione di Palazzo Chigi, tuttavia, è molto prudente e rinvia la decisione ad un coordinamento a livello europeo.

La possibilità di alzare le barriere contro “l’invasione” di Huawei fa seguito a quelle già espresse dai governi francese, spagnolo, in parte tedesco (per non parlare del Regno Unito di Boris Johnson, che ha completamente ceduto alle pressioni di Donald Trump) e arriva al punto di non escludere l’utilizzo del golden power, cioè lo strumento speciale di intervento e veto sulla governance societaria su attività di rilevanza strategica e attinenti alla sicurezza nazionale. Come appunto le telecomunicazioni, nel caso del 5G. Anche su questo terreno però le posizioni all’interno della maggioranza non collimano perfettamente: il Pd vorrebbe mettere al bando le tecnologie cinesi (con qualche sfumatura tenendo conto degli investimenti già fatti in Italia), mentre per i 5 Stelle sarebbe sufficiente appunto il golden power, da esercitare caso per caso e magari con più rigidità rispetto al passato.

“Si è convenuto – spiega con molta prudenza una nota di Palazzo Chigi – che appare assolutamente prioritario perseguire una strategia di indipendenza tecnologica nell’ambito dell’Unione europea, con pieno impegno del governo italiano a operare per assicurare il più pieno coordinamento delle varie iniziative europee adottate sia a livello legislativo sia a livello di realizzazione delle infrastrutture tecnologiche”. La partita dunque è tutta internazionale e l’Italia non può non risentire delle pressioni geopolitiche. Al momento la tecnologia Huawei, al netto dei rischi di cybersecurity (dai quali tuttavia l’Italia si è protetta istituendo il Cvnc, Centro di valutazione e certificazione nazionale, che già “garantisce standard di sicurezza elevati”), è quella più evoluta, ma i campioni europei Nokia e Ericsson, fortemente sostenuti dagli Usa, stanno via via recuperando il gap.

Il rinvio alle iniziative europee non esclude però, nel frattempo, che il Governo si faccia trovare pronto già all’appuntamento con Mike Pompeo, tra meno di una settimana: ecco perché il dossier sul 5G potrebbe essere affrontato più nei dettagli in occasione del Consiglio dei ministri convocato per il 29 settembre per discutere della Nadef.

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