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Vietnam, cresce il manifatturiero. Le importazioni dall’Italia potrebbero raddoppiare

Sace ha pubblicato pochi giorni fa un interessante documento dal titolo “FOCUS ON Good morning Vietnam: una meta da ripensare” a cura di Giovanni Salinaro. Il Vietnam conferma di essere una delle economie più dinamiche nel continente asiatico, la crescita del pil nel 2013 è stata pari al +5,4%. Tale risultato economico positivo è dovuto principalmente all’industria, in particolare al comparto manifatturiero. Gli interventi di politica economica attuati dal governo al fine di ridurre gli squilibri macroeconomici, in parte generati dalla riduzione della domanda mondiale, sembrano dare i loro frutti: si registra una riduzione dell’inflazione ed un moderato aumento delle riserve in valuta forte.

Il Vietnam è oggi un attore di primo piano nel processo di integrazione regionale del Sud Est asiatico: fa parte infatti dell’ASEAN e AFTA (integrazione commerciale regionale) e dell’APEC (integrazione economica dei paesi che si affacciano sul Pacifico). Il contesto operativo non è dei migliori ma dà segni di miglioramento, da gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova costituzione che ha riaffermato il ruolo fondamentale dello Stato nella gestione economica. Sebbene la normativa di dettaglio sia ancora in corso di adozione, permane un atteggiamento graduale del governo alla completa apertura a un’economia di mercato. In quest’ottica va la privatizzazione di diverse imprese di Stato. Gli investimenti diretti esteri (ide) sono favoriti, ma la corruzione e la burocrazia rappresentano gli ostacoli principali per gli investitori. Vi è anche da sottolineare la carenza di infrastrutture, in particolare per il settore energetico e stradale.

Tra i Paesi asiatici, il Vietnam è considerato uno tra i più competitivi. Tra il 2000 ed il 2013, nel Paese, sono confluiti Ide per circa 230 miliardi di dollari. Le maggiori variabili che migliorano l’attrattività del Paese sono: buon livello dell’istruzione di base, manodopera giovane e a basso costo, elevata concentrazione di industrie e con un’esperienza ormai consolidata, disponibilità di parchi industriali ben organizzati e a costi contenuti. Gli investimenti italiani in Vietnam a fine 2013 erano pari a 294,2 milioni di dollari. Tra le società italiane: Eni, Piaggio, Datalogic, Ariston, Bonfiglioli, Perfetti Van Melle, Mapei. Il Vietnam è il quinto mercato di riferimento per l’Italia nel Sud Est asiatico. Nel 2013 le esportazioni italiane in Vietnam sono state pari a 674 milioni di euro. Il ritmo di crescita medio delle nostre esportazioni è pari all’11% ma nell’ ultimo anno si è registrato una accelerazione notevole (+34,6% rispetto al 2012). Con questi valori, l’Italia si posiziona decimo nella classifica dei paesi da cui il Vietnam importa, terzo se consideriamo il solo insieme dei Paesi europei. Siamo, invece, il ventunesimo acquirente a livello mondiale di beni o servizi prodotti in Vietnam. Il settore bancario presenta molteplici criticità, molte banche sono sottocapitalizzate e registrano un elevato tasso di Non Perfoarming Loans (NPL). Altri rischi sono dovuti alla bassa affidabilità delle controparti bancarie e corporate (Sace assegna valore 89/100 sia al rischio di mancato pagamento da banca che a quello di mancato pagamento da imprese).

Nell’ipotesi in cui l’export italiano crescesse in linea con i tassi di crescita delle importazioni vietnamite (in media del 16% tra il 2014 e il 2018), le esportazioni italiane potrebbero raggiungere il totale di 1,4 miliardi di euro nel 2018
. Le maggiori opportunità legate al Vietnam riguardano le imprese italiane che si occupano di oil&gas, infrastrutture, meccanica strumentale e moda (queste ultime due valgono rispettivamente 29 e 22% sul totale del nostro export), in particolare benefici potenziali si registrano per le imprese produttrici di macchinari medicali e ospedalieri (politica governativa di decentrare le moderne strutture ospedaliere). Le vendite di beni del Made in Italy tradizionale (alimentari e bevande, moda e mobili) hanno raggiunto 186 milioni di euro. Le imprese che potrebbero beneficiare di più da un eventuale ingresso nel Paese sono quelle del comparto dei mobili: considerato il rapido processo di urbanizzazione in corso nel Paese e la bassa quota di esportazioni italiane attuale, possono rappresentare un’opportunità per questo importante comparto dell’industria manifatturiera italiana.

Al fine di intercettare al meglio questa domanda di beni italiani, oltreché, più in generale favorire i rapporti commerciali tra Italia e Vietnam, è stata avviata una Missione di sistema. Questa missione – organizzata dai Ministeri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico, da Confindustria, ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ABI, Rete Imprese Italia, Unioncamere e Conferenza delle Regioni, con la collaborazione delle Ambasciate d’Italia in Vietnam e  Vietnamita in Italia – operativa dal 23 al 26 novembre, conta oltre 65 tra imprese italiane. Nel corso della missione di Sistema, SACE ha firmato un accordo di collaborazione con Vietinbank, seconda banca commerciale vietnamita. Finora il portafoglio di operazioni assicurate da SACE nel Paese asiatico ammonta a 260 milioni di euro, concentrati prevalentemente nei grandi comparti industriali dell’oil & gas e dell’aeronautico-navale, ma è destinato a espandersi e diversificarsi. Questo accordo pone le basi per una cooperazione di medio-lungo termine volta a facilitare la finalizzazione di transazioni e il finanziamento di progetti di reciproco interesse, grazie a un più intenso scambio di informazioni e know how tecnico. In territorio vietnamita, SACE ha già allo studio nuove operazioni per 90 milioni di euro.

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