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Auto elettrica, altolà della Corte dei conti europea: “Strada in salita, per il 2035 non siamo pronti”

Foto di Goran Horvat da Pixabay

Chi ha fissato il 2035 come l’anno in cui le auto con motore endotermico non circoleranno più ha sbagliato, “ha una visione distorta della transizione e della mobilità sostenibile”.

Di solito a occuparsi di questi temi sono industriali e politici. In Ue, però, c’è una magistratura contabile che è attenta all’andamento della spesa dei paesi membri e di conseguenza ogni tanto fa le pulci alla Commissione e al Parlamento. Le affermazioni riportate all’inizio arrivano proprio dalla Corte dei Conti europea. Va bene che, conclusa la seduta plenaria del Parlamento, tutti gli eurodeputati andranno a casa e “cosa fatta capo ha” dice il proverbio. Però, i giudici ci hanno tenuto a dire che sulle auto elettriche le previsioni sono sballate. Immediato il riflesso nella politica. Una delizia per la destra che si è sempre opposta alla direttiva sulle auto elettriche e una delusione per chi a sinistra c’aveva creduto.

Viaggiare soltanto in elettrico nel giro di pochi anni è un obiettivo troppo ambizioso. Una strada in salita con “tornanti” fatti di batterie e carburanti alternativi costosi, dipendenza dalla Cina, scarsa rete di colonnine elettriche, linee di produzione da adeguare. E poi il burrone (sempre metaforico) dell’aumento delle importazioni delle materie prime per chi vuole costruire le elettriche in Europa. Lo spettro del Dragone che non smette di costruirne fa paura più ai contabili che ai politici? Sembra di sì e la sinistra europea paga pegno.

Opzioni verdi troppo ardite

L’Ue ha messo i veicoli elettrici a batteria al centro della propria ambiziosa politica per un parco auto a emissioni zero, hanno spiegato i giudici, bisogna invece “conciliare il Green Deal non solo con la sovranità industriale, ma anche con l’accessibilità economica per i consumatori“. Non pensiamo che il concetto di sovranità industriale si riferisca a Giorgia Meloni ma semplicemente alla tutela di industrie e posti di lavoro che hanno bisogno di più anni per stare dentro una transizione verde realistica.

Partiamo dalle batterie? “L’industria europea delle batterie è in ritardo rispetto ai concorrenti mondiali, mettendo potenzialmente in crisi la capacità interna prima che questa sia al massimo regime”, scrive la Corte. Passerà del tempo prima che i costruttori europei mettano sul mercato auto a prezzi competitivi che incrocino la domanda degli automobilisti. Usiamo i biocarburanti? Per sostituire benzine e gasolio ma non sono ancora competitivi. Le tecnologie ci sono, costano anch’esse. Per produrre carburanti sintetici c’è bisogna di molta acqua, di impianti per ottenere idrogeno e miscelarlo. Attenzione, il costo attuale finale di un carburante pulito oscilla tra i 10 e i 20 euro al litro.

Bisogna azzerare le emissioni al 2050? Per ora manteniamo l’obiettivo, ma ragioniamo. Le cose indicate dalla Commissione sono: diminuire il carbonio prodotto dalle autovetture a motore endotermico, esplorare le opzioni di combustibili alternativi e favorire la diffusione dei veicoli elettrici sul mercato di massa. E qui arriva il verdetto della Corte: “Il primo punto non si è finora concretizzato, il secondo non è sostenibile su vasta scala e il terzo rischia di essere costoso sia per l’industria sia per i consumatori dell’Ue”. Sì, l’errore è stato fatto.

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