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Il federalismo fiscale aggrava le condizioni del Sud: Svimez presenta i dati in Parlamento

Imagoeconomica

La Sicilia è la Regione con la più alta percentuale di abitanti senza servizi di depurazione. Mancano infrastrutture e sistemi idonei, e non è solo questione ambientale o – peggio – igienica: è deficit di programmazione e spesa. Cambi settore e ritrovi gli stessi deficit: nella sanità, Sicilia, Campania e Basilicata hanno una quantità di posti letto inferiore alla media nazionale, soprattutto nelle strutture per anziani. Nei trasporti ? Dopo la Campania si viaggia come venti anni fa e il futuro è in quintali di documenti, tabelle e progetti.

Sapevamo già tutto questo ? In parte sì, ma i rappresentanti della Svimez nell’audizione alla Camera sul federalismo fiscale, ci hanno aggiornato il quadro. Cupo era e tale è rimasto. Andando al nocciolo dell’ipotesi della Lega sul federalismo ritroviamo i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni per i cittadini. Cose che la stragrande maggioranza delle persone ignora. Perché poi un normale cittadino dovrebbe sapere di questi standard quando va in ospedale o paga la tassa per lo smaltimento delle acque ? Il presidente della Campania Vincenzo De Luca, al netto delle sue estemporaneità, sostiene da tempo che sulla sanità il Sud è tre volte squilibrato rispetto alle Regioni del Nord. Cita la sanità, De Luca, perché lui ha anche la delega sul settore e la usa come sciabola per duellare con la premier o il ministro Raffaele Fitto che continua a negargli 9 miliardi dei fondi di coesione.

Le argomentazioni politiche, tuttavia, hanno bisogno di analisi economiche adeguate per assumere valore. Il Sud ne colleziona una al mese di analisi, ma quella della Svimez ha fornito al presidente della Campania ( non solo a lui) un sicuro sostegno. “Se i LEP hanno la finalità ultima di garantire livelli di servizi uniformi sul territorio nazionale, oltre che la loro puntuale definizione e il loro finanziamento, sarebbe necessario procedere, di pari passo, al livellamento delle dotazioni infrastrutturali tra territori, condizione necessaria per consentire alle amministrazioni decentrate di erogare livelli adeguati di servizi” è stato detto in audizione.

La marcia del Pnrr

Lo scenario è multiforme e ha radici antiche in tanti settori. Siamo realisti: può restare unita l’Italia e vedere decollare una larva di federalismo con mezza Italia che ha il 34% delle linee ferroviarie nazionali, con l’Alta Velocità che si ferma a Salerno, con il 13% di metropolitane, senza centri di smaltimento rifiuti adeguati, senza depuratori, con zone prive di connessione a Internet ? Politica ed economia si intrecciano in un contesto territoriale ampio dove la prima si cura della seconda solo marginalmente e in occasione di grandi flussi di denaro pubblico. Deve andare bene quando l’intreccio non sfocia nel malaffare, nelle truffe, nel” prendi i soldi (pubblici) e scappa”. La previsione di crescita del Sud nel 2025 è del + 0,7 %. Ma senza il Pnrr il Pil nel 2024 e 2025 sarebbe stato rispettivamente di -0,6% e -0,7%. Perché Matteo Salvini pensa solo al ponte sullo Stretto ?

Il Paese affronta una transizione energetica e digitale senza aver reso effettivo il principio della pari dignità di accesso ai servizi di cittadini e imprese su tutto il territorio nazionale. Ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno e dell’intervento straordinario per il Sud- di cui nessuno parla più- economisti come Giorgio Ruffolo, Francesco Compagna, Francesco Forte, Manlio Rossi Doria, davano per scontato che il denaro pubblico servisse a fare giustizia degli squilibri sociali ed economici. È farsesco sentire da Salvini o Calderoli solo degli sprechi di quegli anni che innegabilmente ci sono stati. È un capitolo della storia d’Italia in elaborazione, non giustificato dall’ansia di rendere un servigio al Nord prosperoso. Nemmeno l’Autostrada fino a Reggio Calabria, gli elettrodotti in Calabria o il primo gasdotto dalla Libia sarebbero stati fatti in quegli anni.

La presenza di Svimez in Parlamento è stata, quindi, importante. Discutere oggi di Italia federale, è stato detto, vuol dire partire dalla legislazione attuale. Vuol dire che il federalismo fiscale simmetrico, riferito alla componente regionale, è una delle riforme previste dal Pnrr da completare entro il primo semestre del 2026. Ma è complicato correre in meno di due anni con decine di catene ai piedi. Il governo ha stabilito un programma che, peraltro, accumula ritardi, ma “l’accelerazione impressa all’attuazione dell’art. 116 terzo comma della Costituzione (possibilità di forme di autonomia alle Regioni ordinarie, ndr) pare interferire con queste basilari questioni, pregiudicando le finalità di equità e solidarietà nazionale del federalismo”. Avranno preso nota di queste asimmetrie strutturali i rappresentanti del governo e i sostenitori del federalismo ? Giorgia Meloni si candida alle europee anche nella circoscrizione Sud vorrà prendere voti senza tenere conto di tutto questo ? L’Italia è una, ci ricorda spesso il Presidente Sergio Mattarella, e dentro la sua unità ci sono numeri che vanno aggiustati, non cancellati.

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