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Irlanda: più capitale locale a disposizione di crescita e debito?

Dal Coutry Report di Atradius emerge come l’economia irlandese si sia ripresa dopo la prolungata e profonda recessione degli anni 2008-2010. Le stime parlano di una crescita del PIL dello 0,5% nel corso del 2012, al di sopra della media dell’Eurozona, mentre si attende un’ulteriore accelerazione nel corso di quest’anno (+1,5%), il cui principale motore va cercato nell’export netto, senza dimenticare che gli stessi consumi pubblici e privati e gli investimenti segnano miglioramenti significativi dopo la flessione degli ultimi anni. Tuttavia, nonostante le riduzioni salariali e le riforme strutturali che hanno rilanciato la competitività dell’economia irlandese, riducendo l’inflazione e stabilizzando i prezzi del mercato immobiliare dando fiato ai consumi, ciò non ne riduce l’esposizione alle variazioni della domanda globale e alle strategie degli investitori internazionali. E la sessa ripresa è ancora lungi a raggiungere i livelli di performance pre-crisi: il tasso di disoccupazione è ancora molto elevato (14% da 4,5% nel 2007), nonostante sembra abbia intrapreso un lento processo di riduzione.

A rimanere preoccupante è la situazione finanziaria del paese, con un debito pubblico passato da 25% sul PIL nel 2007 a 115% l’anno scorso, per salire a 118% nel corso di quest’anno. La ragione va ricercata nei costi di salvataggio degli istituti finanziari per scongiurare il collasso dell’intera economia, anche grazie al programma di aiuti (85 miliardi di euro) stanziato dalla Troika FMI/UE/BCE sotto i vincoli dell’austerità finanziaria e del rilancio della competitività in settori-chiave dell’economia irlandese come diritto e medicina. Lo stesso deficit di bilancio si attesta su livelli elevati (7%), nonostante gli sforzi governativi.

In questo contesto, gli investitori internazionali sembrano apprezzare gli sforzi del governo irlandese: ciò si può vedere dalla riduzione degli interessi pagati per i bond governativi a dieci anni, ai minimi livelli dalla seconda metà del 2010 ed ora minori rispetto ai rispettivi italiani e spagnoli. Nonostante i notevoli miglioramenti, il Fondo Monetario segnala il fatto che il supporto delle istituzioni europee sia ancora necessario, in particolare se si guarda alla situazione finanziaria del paese, per la quale, tra le principali agenzie di rating americane, soltanto Fitch prospetta un outlook stabile nel corso di quest’anno. La strada da intraprendere potrebbe allora essere quella del finanziamento delle attività produttive attraverso un maggiore apporto di capitale interno, quale fondi pensione e assicurativi, dovutamente garantito da un appropriato sistema giuridico, capace di stabilire una relazione circolare e cumulativa in grado di ridurre progressivamente l’esposizione a investimenti internazionali, debito pubblico e disoccupazione, ma senza per questo mettere a rischio il sentiero di crescita intrapreso. Una prospettiva che si potrebbe suggerire anche per l’Italia, vista l’empasse culturale ed economica in cui è precipitato il nostro paese.

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